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    Home»Costume e società»Attualità»La fede non va in quarantena
    Attualità

    La fede non va in quarantena

    Marta AjòBy Marta Ajò09/04/2020Nessun commento3 Mins Read
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    In questo periodo tormentato la “fede”, in quanto convinzione di verità e conoscenza, è stata messa a dura prova da qualcosa che nessuno nel mondo si aspettava di ricevere, un virus sconosciuto

    Con la “fede” non ci si nasce ma la si può acquisire attraverso percorsi diversi, esperienze, folgorazioni, illuminazioni oppure si può perdere, per gli stessi e contrari motivi.
    In questo periodo tormentato la “fede”, in quanto convinzione di verità e conoscenza, è stata messa a dura prova da qualcosa che nessuno nel mondo si aspettava di ricevere, un virus sconosciuto.

    Il primo atto messo in discussione è stato la convinzione che l’uomo riponeva in se stesso, nelle proprie capacità, nelle esperienze acquisite, nella capacità dell’utilizzo di supporti tecnici, l’uso della forza con cui si è abituato a dominare le situazioni esterne , le guerre, gli armamenti, le economie, il prossimo, le libertà. La fede nell’uomo si è rivelata presuntuosa e debole perché non inespugnabile o invincibile.

    A supporto della debolezza umana è venuta incontro, nel corso dei secoli, la scienza, che tanto ha fatto nel cambiare il percorso delle vite umane con la medicina, la scoperta dell’universo e il raggiungimento di altri pianeti, la conoscenza della terra e dei suoi elementi, la tecnologia e i suoi macchinari, le diverse vie di comunicazione e molto altro.
    E con “fede” l’uomo si è accostato ad essa, come conoscenza e soluzione, basata sull’osservazione delle cose, sul ragionamento e su prove concrete che fornissero risposte adeguate.
    In questo regime, la scienza ha però prodotto a latere alcuni effetti negativi come la solitudine individuale, il cambiamento climatico, un maggiore numero delle disuguaglianze, aumento delle nuove povertà, ecc.

    Entrambi, l’uomo e la scienza, hanno dovuto fare i conti con i propri limiti. Impegnati ad accogliere e gestire l’esplosione di una nuova pandemia ancora non addomesticata da un vaccino essi si domandano “cosa fare”.
    Altresì, nell’organizzare modalità di azione e d’intervento, uomo e scienza, hanno dovuto e devono confrontarsi con regole sociali e politiche a livello locale o dettate da accordi internazionali. Oltre ad aree di guerra o sottoposte ad altre e contemporanee emergenze.
    Mai come in queste situazioni l’uomo ha sentito la necessità di affidarsi alla “fede”. Anche nell’azione dei governi e alle varie anime della politica in cui si riconosca.
    In particolare, in questo frangente, le leve del comando, hanno dimostrato la loro fragilità: ne sono la prova gli ondeggiamenti in cui sono state affrontare le emergenze in Cina, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti.
    In Italia, colpita per prima, dando fondo ad ogni energia sanitaria, rispondendo con eroismo umano ed utilizzando ogni scienza alla portata, riorganizzandosi territorialmente sia pure in modo difforme, quanto ancora insufficiente la “fede” nei vari risvolti ha sicuramente confortato le azioni.

    E anche dove ondeggia la fiducia, resiste la “fede” assoluta, alla quale fa riferimento la maggiore parte degli esseri umani.
    Tutte le vicende umane, hanno trovato un’ancora di salvezza nella fede per il divino, fosse esso l’Assoluto non bene identificato, fosse Dio.
    Identità sacre in cui riporre fiducia affidando loro speranze e quotidiano.
    Mai come oggi l’uomo si sente solo.
    Le città sono semideserte e i luoghi di culto chiusi.
    Le preghiere sottintese.
    Eppure la “fede” in Dio (di ciascuno) è l’unica certezza, speranza, che unifica i pensieri nel mondo. L’unica via che indica il valore assoluto della vita.

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    Marta Ajo
    Marta Ajò
    • Website

    Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

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    La solitudine dei non amati, firmato e diretto dal La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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