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    Home»"D" come Donna»Se della scrittura non puoi fare a meno
    "D" come Donna

    Se della scrittura non puoi fare a meno

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre19/12/2011Updated:22/04/2015Nessun commento6 Mins Read
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    Lidia - Castellani
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    Scrivere può essere un modo per stare al mondo. Lo dice Lidia Castellani.

    Nata 50 anni fa  a Firenze  (dove risiede tuttora),  ha vissuto a lungo a Roma e spesso a Berlino,  sposata da 25 anni con il  musicista tedesco Florian Schneider,  è madre di una ragazza di 19 anni e di un ragazzo di 16.

    Interprete  parlamentare di lingua tedesca e inglese,  sì è  laureata in germanistica allo I.U.L.M. di Milano con una tesi sulle differenze tra la letteratura dell’est e quella dell’ovest sul muro di Berlino. Cosmopolita  per vocazione culturale,  trascorre abitualmente alcuni periodi dell’anno in  Germania e in Francia. Ma  la sua vita ha avuto una svolta…Si è materializzato il suo talento per la scrittura.

    Da quando hai cominciato a scrivere e perché?
    Scrivo più o meno da sempre, nel senso che ho cominciato scrivendo articoli come giornalista culturale, poi mi sono messa a tradurre vari autori di letteratura tedesca, tra i quali il premio Nobel, Herta Mueller. Strada facendo, dopo un paio di libri a carattere giornalistico, sono finalmente approdata al romanzo.
    Perché scrivo? Perché scrivere è il mio modo di stare al mondo, il modo migliore che conosco per aderire e interpretare la realtà.

    Molte donne scrivono per evadere, altre per talento, altre per esprimere se stesse, tu dove ti collochi?
    Se per evadere significa provare a inventare una storia mettendo in fila le parole, se per talento si intende la sensazione di riuscire attraverso quelle parole a costruire qualcosa che funziona, qualcosa che sia capace di staccarsi dall’autore per parlare anche agli altri, e così facendo riuscire a esprimere una propria visione del mondo, probabilmente mi ritrovo in tutte e tre le categorie, ma c’è anche dell’altro. Ed è questo ‘altro’ che rende possibile impastare la scrittura con lo stesso materiale di cui sono fatti i sogni.

    Hai scritto due libri di target molto diversi. Si riferiscono a periodi diversi della tua vita?
    Non credo che si tratti di libri molto diversi. Mamma senza paracadute è un romanzo sulla conquista di un’identità materna autentica, lontana da luoghi comuni e pregiudizi. Al centro della storia c’è una donna con la testa e le giornate piene di cose da fare che, travolta dall’annunciazione di una gravidanza inattesa, si trova a percorrere le varie tappe della sua maternità fino a rendersi conto che l’arrivo di un figlio è soprattutto un’occasione di crescita intellettuale e non solo affettiva. L’importante è saperla cogliere. Come dice la protagonista: “Prima d’ora ho camminato anche io nel mondo, ho percorso molte strade, alcune mi hanno portato lontano. Ma questa è l’ unica che porta dentro di me”
    Il target di Mamma senza paracadute, che appena uscito ha vinto un premio dell’Unesco per i Diritti Umani, è evidente fin dalla dedica:
    “Questo libro, che ho deciso di scrivere dopo averlo inutilmente cercato in mezzo ad altri libri, è dedicato alle donne che lavorano e hanno figli. E che si sentono in colpa verso i figli perchè lavorano. E verso il lavoro perchè hanno figli. E’ dedicato alle mamme che rimangono a casa con i bambini. E che per questo si sentono in colpa verso se stesse e verso i bambini. E a tutti gli uomini, che per non sbagliare movimento, continuano a stare fermi.”

    Ma sono ancora le donne ad essere le protagoniste del mio secondo romanzo, Il corpo non sbaglia, che ha vinto il premio Vitaliano Brancati per la letteratura 2011. Anche qui c’è una galleria di personaggi femminili, ognuna con il suo bagaglio ricco di successi e di cadute, di punti di forza e di debolezze che hanno in comune una cosa molto importante, che è la loro amicizia. Con il risultato che quando le amiche sono insieme la scena narrativa si allarga per aprirsi alla condivisione e all’allegria, così come si apre la loro vita. E’ una lezione non difficile da imparare. Chi ha sperimentato almeno una volta questo potenziale straordinario dell’amicizia difficilmente deciderà di privarsene per mettere in atto strategie di competizione.

    Le donne si rendono la vita difficile per amore? O per poco amore di se stesse?
    Come dimostra la storia di Elisa, la protagonista di Il corpo non sbaglia, le donne spesso sono disposte a tutto pur di essere amate. Anche quando in nome dell’amore si giustificano comportamenti che con l’amore non hanno niente a che vedere. Perché l’amore, quando c’è, è una forza che ti accende e ti fortifica facendoti sentire speciale, unica al mondo. L’opposto dell’infelicità. L’idea originale del libro nasce da qui, dal fatto che a un certo punto mi sono accorta che un tratto comune a molte mie amiche è la tendenza a rimanere intrappolate in relazioni fondate sull’infelicità e sulla mancanza di rispetto che molte donne chiamano amore salvo poi ritrovarsi a sbattere contro il proprio dolore come mosche contro un vetro chiuso.

    Non credi che se si stimassero di più probabilmente presterebbero meno il fianco a soprusi e violenze’
    Un po’ di autoconsapevolezza e qualche chiacchierata con le amiche possono far miracoli. A un certo punto la protagonista del libro chiede alle sue amiche: “E se la felicità non fosse in quell’amore dove l’abbiamo sempre cercata?” La risposta, ovviamente, è contenuta dentro la storia. Posso soltanto dire che dopo qualche sbandamento Elisa ce la farà in nome di un amore più grande rispetto a quello che la lega al marito: l’amore per la vita.

    Il corpo non sbaglia e il cuore si?
    L’hai detto. Il filo conduttore del libro è la storia di un tradimento che nei tratti fondamentali assomiglia alla storia di tutti i tradimenti, nel senso che la protagonista, a partire dal mattino in cui scopre il marito a letto con un’altra, entra in un tunnel devastante di gelosia e di sospetti mitigato a tratti soltanto dal bisogno di credere alle parole dell’uomo che ama. Lui dice che non è cambiato niente e a lei sembra che niente sia più come prima. Quello che era il suo progetto di vita, la famiglia, diventa un incubo. Perfino il lavoro le sembra insopportabile. Resta soltanto la fatica, l’insostenibile fatica di arrivare a sera. E’ lei che esagera una storia da niente o è il marito che mente? Per uscire da questo dilemma non sarà il cuore a mandarle i segnali giusti, ma il corpo, e il corpo non sbaglia.

    Che messaggio vuoi lanciare con il tuo libro?
    Dopo aver smascherato i meccanismi che rendono possibile la diffusione del virus degli amori infelici, questo libro, che ha come sottotitolo In nome dell’amore e altre assurdità, vuole essere un inno alla vita e alla capacità che hanno le donne di ricominciare, sempre, magari anche partendo da un nuovo taglio di capelli.

     

     

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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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Appunti di viaggio.

Di Alfredo Centofanti

Bari. La città vecchia è un labirinto di vie che raccontano infinite storie. Inarrestabile è il vociare degli abitanti nel dialetto locale, dei tanti turisti stranieri, dei pellegrini che da secoli vengono qui per venerare San Nicola, amato tanto dai cattolici quanto dagli ortodossi.
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Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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