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    Home»Donna e lavoro»Il rientro al lavoro: a chi affidare i figli?
    Donna e lavoro

    Il rientro al lavoro: a chi affidare i figli?

    Francesca LemmiBy Francesca Lemmi18/03/2013Updated:05/08/2014Nessun commento6 Mins Read
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    Le mamme che lavorano lo sanno bene. Prima o poi arriva il fatidico giorno del richiamo alla realtà, alla realtà lavorativa e agli impegni outside.

    A meno che non si scelga di cambiare regime di vita e quindi dedicarsi full time ai figli.
    Sicuramente questo momento costituisce una tappa topica nella vita sia dei genitori, e della madri in particolare, sia dei bambini. Infatti separarsi fisicamente per la prima volta dal proprio figlio è tutt’altro che semplice da tollerare e gestire emotivamente e se a tutto ciò aggiungiamo la decisione difficile di scegliere con chi lasciare il pargolo, la situazione si fa ancora più complicata.

    Ci sono coppie in cui entrambi i partner possono contare su un lavoro a turni e quindi incastrando le reciproche turnazioni e contando sulla comprensiva collaborazione e disponibilità dei colleghi per eventuali modifiche di giorno e/o orario, riescono a gestire la situazione “in casa” alternandosi nell’accudimento dei figli.
    Tuttavia a parte questi casi, la maggior parte delle coppie si trova a fare i conti con la delicata e difficile scelta di decidere con chi lasciare i figli in loro assenza, essendo spesso impegnati entrambi fuori casa durante il giorno.

    La decisione è sicuramente complessa, perché le componenti che entrano in gioco sono tante: la variabile affidabilità e sicurezza (di chi ci possiamo fidare?), la questione economica, gli accordi di coppia (non è detto che i due partner concordino sulla strada da percorrere) , la presenza o meno di ausili familiari e/o sociali (nonni, zii etc..), le dinamiche relazionali con le famiglie d’origine (il fatto che i nonni siano disponibili, non è detto che implichi automaticamente delegare a loro i figli, soprattutto se “non corre buon sangue” o sono presenti contrasti irrisolti) , le credenze e le convinzioni (personali e familiari).

    Partiamo col dire che non esiste la soluzione migliore in assoluto. La scelta buona per una coppia di genitori e quindi per il loro figlio non è detto che sia la migliore anche per altre realtà familiari.
    Infatti tenendo di conto di tutti i fattori pratici, economici ma anche psicologici ed affettivi sopra riportati, ogni situazione non può che essere considerata a sé.

    Sicuramente individuare una persona esterna alla famiglia di cui potersi fidare non è facile. Molte mamme mi confidano di optare per il passa-parola, per cui la scelta della tata o baby.-sitter che si voglia chiamare, arriva indirettamente attraverso il consiglio di amici, parenti o conoscenti che “si sono trovati bene” oppure attraverso il suggerimento e l’indicazione del pediatra o dell’asilo. Assai più difficilmente le mamme ricorrono a annunci letti qua e là. Nel caso in cui non ci siano indicazioni precise, allora è più facile che l’attenzione ricada su agenzie che forniscono servizi ad hoc e da cui ci si aspetta una selezione degli operatori, e quindi maggiore garanzia e tranquillità.

    Anche la questione economica ha un peso importante e determinante, laddove i posti per gli asili e le scuole materne pubbliche sono limitati, quelli privati hanno costi spesso impegnativi soprattutto con i tempi che corrono e nel caso in cui i genitori siano impegnati tutto il giorno, pagare sia un asilo che la tata per il resto delle ore (visto che la maggior parte degli asili garantiscono un supporto fino a metà pomeriggio) diventa veramente molto impegnativo, se ciò è la costante per tutto l’anno.
    Questa è la ragione per cui molte madri – e abbiamo visto che in base alla situazione familiare, in percentuale decisamente inferiore anche taluni padri – scelgono di lasciare il lavoro e di dedicarsi ai figli, almeno per i primi anni. Altre ancora, se e quando vi è la possibilità, optano per i nonni, che rispondono sia alla variabile affidabilità e sicurezza sia alla necessità di un risparmio economico, oltre a poter garantire una maggiore flessibilità di orari.
    Chiaramente si sa, ogni scelta ha i suoi costi e delegare la cura dei figli ai nonni per il periodo di tempo in cui i genitori sono fuori per lavoro, generalmente implica accettare che abbiano comportamenti non adeguatamente in sintonia con le raccomandazioni e le regole concordate e stabilite e che li vizino.
    Una buona soluzione che incontra il favore di tanti genitori è la realtà degli “asili aziendali”, ovvero di strutture per l’infanzia collocate nella sede di lavoro del genitore e quindi con possibilità di accesso facile e di compatibilità di orari. Purtroppo si tratta di realtà non a larga diffusione e chiaramente anche queste a numero chiuso.

    Per quanto queste siano generalizzazioni e gli aspetti da trattare e su cui soffermarsi sarebbero tanti, è indiscutibile che la scelta di tornare a lavorare e quindi di affidare i figli ad altri, soprattutto quando sono piccoli, è difficile, non solo per la componente emotiva legata al distacco e alla separazione, ma anche per la difficoltà nell’individuare e nel selezionare persone sicure e affidabili a cui lasciare i figli.
    Poiché la società vede le donne sempre più presenti nel mercato del lavoro – o per lo meno potenzialmente lo sarebbero – e non raramente con un impegno di tempo fuori casa alla stregua di quella degli uomini, diventa sempre più urgente e indispensabile una manovra politica e quindi sociale che possa andare incontro ai bisogni delle famiglie potenziando i supporti sociali sia aumentando le strutture per l’infanzia pubbliche e/o convenzionate sia supportando economicamente le famiglie (voucher e detrazioni fiscali significative che possano coprire anche la fascia d’età della scuola materna).
    Sarebbe utile promuovere anche una rete e/o banca di contatti e dati relativi a persone e figure professionali accuratamente selezionate da personale esperto (psicologi e pedagogisti), a cui i genitori possono far riferimento nello scegliere e selezionare baby-sitter rispondendo alla richiesta di garanzia e affidabilità e sulla base delle proprie esigenze familiari.
    In conclusione, pur rimanendo fermo l’impegno emotivo di lasciare i figli e quindi di separarsi da loro per tornare a lavorare (aspetto squisitamente psicologico che ciascuna madre deve affrontare individualmente), sarebbe già un grande aiuto e allentamento di tensioni e preoccupazioni il poter contare sia su un supporto economico/fiscale sia su un aiuto professionale e sicuro nel reclutare persone affidabili.

    affidare i figli asilo Il rientro al lavoro nonni passa parola
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    Francesca Lemmi
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    Dr. Francesca Lemmi, Psicologo Clinico, Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Sessuologa. Dopo un’esperienza pluriennale nella realtà ospedaliera, svolge attività di psicologo e psicoterapeuta con bambini, adolescenti, adulti e coppie come libero professionista. Inoltre si dedica ad attività di formazione, in particolare nell’ambito della genitorialità, della coppia e della psicologia e pedagogia di genere. In virtù del grande interesse per la materia della famiglia, coppia e figli, da molti anni si dedica ed esercita anche nell’ambito della psicologia giuridica in situazioni di separazione/divorzio e affido minori.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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