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      La solitudine dei non amati

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    Dol's Magazine
    Home»Vie e disparità»Chi è questa Donna?»Vedere, sentire
    Chi è questa Donna?

    Vedere, sentire

    Daniela TuscanoBy Daniela Tuscano24/07/2024Updated:19/08/2024Nessun commento4 Mins Read
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    Il racconto di Maria Maddalena

    Anch’io lo vidi. Lo vidi nella sua nudità, quando lo crocifissero.

    Ma non sentii.

    Non sentii, cioè, il disprezzo per i discepoli che l’avevano abbandonato come lepri. Non sentii nemmeno l’odio per chi l’aveva ridotto in quello stato miserevole. Sentii solo amore.

    Un amore ulcerato, forte come la morte; ma pur sempre amore. Non so sentire altro che amore.

    Conosco solo questo verbo. Gli altri mi dànno freddo. Vedere, udire, ascoltare, provare… Se li metti tutti insieme non raggiungono la forza, la definitività del sentire. E io sono una donna che sente. Sente i sensi.

    I miei sensi.

    Dai sensi nascono i miei problemi con gli uomini. Nel Libro dei Proverbi l’uomo loda la buona amministratrice, la sapiente che sosta alle porte della città, la bellezza franca e leale. Ma, fuor di metafora, la musica cambia. Devono sempre comandare loro, gli uomini. Ti vogliono stupida e ritrosa, salvo poi rimproverartelo.

    Credo che la leggenda mi abbia dato della prostituita (mai stata, ma non mi reputo una virtuosa, è solo un dato di fatto) sempre per questa storia del sentire. Quando un uomo mi piaceva lo guardavo dritto negli occhi. Ma agli uomini questa sincerità non piace. L’accettano solo se falsa, cioè nel meretricio.

    Non sono mai stata una donna «di strada», come orrendamente si dice, ma per strada finivo spesso, così di quelle infelici ne ho conosciute parecchie. Tutte a simulare un sentire che non sentivano. In realtà, gelide e sole come sepolcri.

    Mi va bene che poi sia stata designata loro patrona: non le ho mai scacciate, le sentivo sorelle. Tutte le donne in qualche maniera lo sono.

    A differenza delle mie «protette», però, ero sempre calda, come il fuoco, come i mille diavoli che mi tormentavano proprio a causa di questo continuo calore.

    Non i sensi sono diabolici. Questa è un’altra fantasia degli uomini. I diavoli mi torturavano perché i miei sensi si accendevano solo per amore. Ero incapace di barattare il mio corpo, non mi concedevo a chiunque; ma quando amavo, nessuno mi tratteneva. E loro, i demoni, non sopportavano che amassi!

    Sapevano che la mia sincerità li avrebbe sconfitti e infatti quando incontrai l’uomo giusto, l’Uomo – non mi sono mai accontentata, chi sente vuole il meglio -, fuggirono tutti, definitivamente. Rimase solo il mio sentire, tutto per Lui.

    Il mio era un sentire testardo. Insistette anche sul Golgota, quando tutto finì. Forse s’illudeva di resuscitarlo, quel mattino ancor buio? «Forte come la morte»… Anche di più, magari.

    Non so dirlo. So che, quando vidi, non credetti… No: non capii. Credere ho sempre creduto, anche irragionevolmente. Ma vedere…

    Vedere è, come dicevo, una parzialità. Lo vidi e non lo riconobbi. Quando però lo udii: «Maria!», «Rabbunì!» – maestro mio – risposi subito, d’istinto, di pancia, di cuore, di sesso, di visceri.Non avevo bisogno di parole perché il Verbo era fatto carne e io lo sentivo dentro. Quante volte mi aveva aperto il cuore all’intelligenza delle Scritture… Ora che l’avevo sentito, ora lo vedevo. Bello, raggiante, d’un’altra vita.

    Raccontai che l’avevo visto – visto perché sentito – e logicamente i discepoli, quelle lepri, mi risero in faccia. Dopo la fine ingloriosa del «loro» Messia, mancava giusto una donna apostola…

    Questo non sarebbe stato tollerato nemmeno in seguito, al tempo in cui nacquero «i cristiani», e divennero sempre più forti e potenti. E ciarlieri. Esorbitanti di verbi, parole, libri, ragionamenti, disquisizioni, sofismi. Tutti uomini, di nuovo. Sobbarcati di carte. E dimentichi del Verbo, l’unico.

    Io fui emarginata, poi declassata, poi denigrata, infine quasi dimenticata. In alcuni casi ridotta a gossip religioso da ambienti che – essi pure – vedono molto, anche quel che non c’è, e sentono pochissimo, nemmeno il nome. Non avete ancora capito che noi ebrei andiamo per sottrazione? Cosa vi cambierebbe se fossi o no la moglie di Gesù? Chi può capire capisca, diceva rabbunì. Chi vuol vedere troppo, invece, stroppia. È sovrappiù, lusso, lussuria.

    Adesso mi festeggiate, mi chiamate apostola, confinandomi però nel passato, perché ancora le donne non si devono vedere. Ma hanno continuato a sentire, nelle pieghe della storia che sono riuscite a plasmare, malgrado gli uomini, per l’Uomo.

    Siamo le autentiche monoteiste, nate per unire. Un giorno anche voi ci vedrete. E quel giorno, finalmente, imparerete a sentire.

    © Daniela Tuscano

    (Immagine in basso generata con AI)

    Amore donna misoginia religione spiritualità
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    Daniela Tuscano

    Daniela Tuscano, docente di italiano e storia all'IIS «Enrico De Nicola» di Sesto San Giovanni (MI), esponente di Radfem Nord Italia e del gruppo I-Dee, si occupa di storia delle donne, di arte e scrittura nonché di dialogo interreligioso. Organizza incontri interculturali nelle scuole e presso varie associazioni. È autrice di volumi di prosa e saggistica, tra cui ricordiamo: «Femmine e preti non sono poeti» (con Madre Maria Vittoria Longhitano) e «Maternità surrogata, utero in affitto e gravidanza

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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