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    Dol's Magazine
    Home»Salute e benessere»Smania di vivere, anche col bastone
    Salute e benessere

    Smania di vivere, anche col bastone

    DolsBy Dols20/12/2011Updated:25/06/2014Nessun commento5 Mins Read
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    da Tipitosti di  Cinzia Ficco

    Sul palcoscenico anche con il bastone. A trascinarla,  è la ”Smania di vivere”.

    La passione per la danza è così forte,  che neanche la sclerosi multipla,  da cui è affetta,  le impedisce di salire sul palco e volteggiare. Sebbene,  si appoggi ad una stampella.

    Si tratta di Erica Brindisi, nata a Foggia nel ’79, ma emigrata a Parma all’età di diciotto anni.

    Smania di Vivere è il titolo del suo spettacolo, quello che da un anno sta portando in giro per l’Italia con successo. Ma è anche la condizione con cui da alcuni anni affronta la malattia. Se agli inizi ha avuto paura, oggi Erica vive e danza con determinazione e coraggio. Del bastone sul palco, non si vergogna più. Anzi, la stampella le serve per arrivare dritta al cuore di chi, pur assistendo alle sue performance, ancora non riesce a fare i conti con la malattia. E ha perso ogni speranza.

    La sclerosi sembra sia diventata per Erica fonte di una nuova vitalità. Una volta una bimba, con la sua stessa patologia, caduta in depressione, dopo aver visto il suo spettacolo, ha ripreso a fare sport. Sul palco, Erica dà il meglio di sé, e sprigiona tutto il suo amore per la vita. Incassando spesso i complimenti di grandi danzatori italiani. Tipo Villanova, ex primo ballerino della Scala.

    Ma il percorso per arrivare ad avere la meglio sulla sclerosi, è stato faticoso. Facciamocelo raccontare!

    “Ho abbandonato la Puglia – spiega Erica – per studiare Giurisprudenza a Parma . Lì, mi sono laureata e ho frequentato la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali a Parma. Sono un avvocato, che svolge la sua attività prevalentemente presso il Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Reggio Emilia. Ma il mio grande amore è la danza. Ho iniziato gli studi di danza classica all’età di sei anni e non ho mai più interrotto. Volevo diventare una ballerina”.

    Ma per un breve periodo sul suo percorso si è messa di traverso la Sclerosi Multipla!

    Mi hanno diagnosticato la Sclerosi Multipla il 15 settembre del 2006, all’età di 26 anni, quindici giorni prima di sostenere l’orale dell’esame da avvocato. La mia reazione è stata comprensibilmente di sconforto e rabbia. Non volevo più fare l’esame, desideravo mollare tutto.

    Ma?
    In quel momento mia madre è stata la mia salvezza. Dopo l’esame, che ho superato, non ho avuto neanche il tempo di festeggiare. Dopo qualche giorno ero al San Raffaele a Milano per ulteriori accertamenti.

    Cosa le hanno detto i medici?
    Senza mezzi termini ,vche dovevo iniziare immediatamente la terapia, perché la malattia era ed è ancora oggi molto aggressiva.

    Da lì è nato lo spettacolo SMania di vivere?
    Sì, per reagire alla malattia. L’abbiamo ideato io e il mio compagno, Giuseppe Rossetti. Lui è riuscito a tradurre perfettamente nelle musiche che ha composto e nei testi che accompagnano lo spettacolo, tutte le sensazioni che ho cercato in qualche modo di spiegargli.

    Sul palco quindi anche con la stampella!
    Sì, sono da sola con la mia stampella. Il bastone sta a simboleggiare la malattia ed è un attrezzo che, purtroppo, ho utilizzato nelle fasi acute della Sclerosi.. Il messaggio che voglio trasmettere con  lo spettacolo é estremamente positivo: non dobbiamo permettere che la malattia ci annienti al punto da farci abbandonare le nostre passioni, i nostri sogni.

    Ora cosa significa per lei vivere?
    Continuare a coltivare la mia passione. Questo era così anche prima, quando non sapevo di essere malata. Anche se la danza ha comportato sacrifici e rinunce.

    Cioè?
    Bisogna allenarsi per migliorare, le ore non bastano mai. Da ragazzina ho spesso rinunciato ad uscire con gli amici per la danza, ma questo non mi pesava. La danza era ed è più importante di una birra in un locale del centro. Per questo ci può essere sempre tempo. Per studiare danza, no.

    Come l’ha cambiata la malattia?
    La malattia ti cambia, ma adesso posso dire una cosa: il cambiamento si può affrontare anche in un modo “positivo”. Sicuramente un domani non potrò più ballare come adesso, ma troverò, comunque, un modo per far entrare la danza nella mia vita.

    Cos’altro vorrebbe trasmettere ai suoi spettatori?
    Desidero che portino a casa una sensazione positiva. Di persone che come me vanno avanti e non si abbattono di fronte alle avversità ce ne sono tante. Vorrei solo essere anche la loro voce.

    Si sente tosta?
    Dire che mi considero una tipa tosta è forse troppo . Sono solo una giovane donna, che ha deciso di combattere e prova ogni giorno a vincere contro una malattia infida e incurabile. Lo spettacolo ha anche l’obiettivo di sostenere la ricerca. Parte del ricavato di ogni performance è devoluto alla sezione locale dell’ AISM, che mi sta aiutando a diffondere il mio messaggio di speranza.

    Per info http://smaniadivivere.com/

    Vedi anche Vinciamo noi

    danzatrice smania di vivere Spettacoli teatrali
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Protagoniste di una sfida femminile secolare che nessuna guerra potrà negare. Nessun futuro potrà prescinderne.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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