Close Menu
    Facebook X (Twitter) Instagram
    Trending
    • Non siamo sole
    • La solitudine dei non amati
    • Monia Romanelli artista, pittrice, stilista, curatrice di mostre e poetessa
    • LADRI E LADRUNCOLI
    • L’amico fedele
    • Almost Real: quasi vero a Torino
    • Re Lear è morto a Mosca
    • L’amore che non muore
    Facebook Instagram
    Dol's Magazine
    • Pari opportunità
      • DIRITTO
      • DONNE E POLITICA
      • DONNE E SPORT
      • PARITA’ DI GENERE
      • DONNE E FILOSOFIA
    • Lavoro
      • BANDI, CONCORSI E PREMI
      • DONNE E ARTE
      • DONNE E ARCHITETTURA
      • DONNE E DENARO
      • MAMME E LAVORO
      • IMPRENDITORIA FEMMINILE
      • RISORSE UMANE
    • Donne digitali
      • ARTE DIGITALE
      • INNOVAZIONE
      • TECNOLOGIA
    • Salute e benessere
      • FOOD
      • GINECOLOGIA
      • NUTRIZIONE
      • MENTAL TRAINER
      • PSICOLOGIA
      • SESSUOLOGIA
    • Costume e società
      1. AMBIENTE
      2. ATTUALITA’
        • Good news
        • Think positive
        • Bad news
      3. CULTURA
        • Libri
        • Film
        • I racconti di dols
        • Mostre
      4. LIFE STYLE
      5. SOLIDARIETA’
      6. VIAGGI
      7. FACILITIES
      Featured

      Non siamo sole

      By Pina Arena09/06/20250
      Recent

      Non siamo sole

      09/06/2025

      La solitudine dei non amati

      06/06/2025

      LADRI E LADRUNCOLI

      05/06/2025
    • INIZIATIVE
      • CONDIVIDI CON DOL’S
      • EVENTI
        • Calendario eventi
      • TEST
      • LE DONNE ITALIANE
      • SCRIVILO SU DOL’S
        • Scritti su dol’s
    Dol's Magazine
    Home»Donna e lavoro»Donne e arte»L’arte e la lotta. Il movimento femminista americano degli anni ‘70 – Parte IV
    Donne e arte

    L’arte e la lotta. Il movimento femminista americano degli anni ‘70 – Parte IV

    DolsBy Dols26/07/2019Updated:27/07/2019Nessun commento7 Mins Read
    Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    miriam-shapiro-opere
    Share
    Facebook Twitter LinkedIn Pinterest Email

    Politica della rappresentazione: le donne e l’arte, storia di una gerarchizzazione. L’arte femminista non si contraddistingue per uno stile, ma per il suo contenuto.

    di Elena Bray

    precedente

    Rosa_Bonheur_with_Bull_,_by_E_L_Dubufe
    Rosa_Bonheur

    Le artiste femministe estesero i loro ragionamenti sulla società al mondo dell’arte. In questo capitolo proporremo l’analisi di due critiche, quella al canone e quella alle immagini, sottolineando però che la loro portata fu molto più ampia (infatti le riflessioni sulla differenza di genere andarono a toccare un sacco di altri campi, dalla questione della performance come reale strumento di connessione tra arte e vita, alla riscoperta dei miti della “grande dea” come connessione tra arte, vita e spiritualità etc.).

    Le artiste femministe dedicarono parte del loro tempo alla riscoperta delle grandi artiste del passato. Come detto in precedenza, questa operazione aveva una matrice ideologica, infatti se da una parte alle donne era stato reso difficile, se non addirittura impossibile, partecipare alla produzione della grande arte (per le arti minori, come vedremo, il discorso è differente), dall’altra coloro che ci avevano provato erano state oscurate dai libri di storia dell’arte. E allora riportarle alla luce non poteva che essere parte del programma di politicizzazione dell’arte.

    Dai racconti di queste esperienze di ricerca emerge la sorpresa rispetto al poco materiale già disponibile: “in questo campo, sulla sua storia e sulla bibliografia, ero tanto ignorante quanto lo erano le mie studentesse: tutto doveva essere costruito sin dall’inizio. Eravamo sia inventrici che esploratrici: inventavamo ipotesi di ricerca ed esploravamo il vasto mare di materiale bibliografico sotterrato”; ma anche “l’eccitazione e l’entusiasmo” caratterizzavano queste lezioni. Tanti sentieri diversi vennero percorsi, tante piccole storie vennero scritte.
    Un esempio è quello della Nochlin: fino alla fine dell’800 le poche donne presenti nel mondo dell’arte erano imparentate con pittori famosi. L’unico modo, per le donne, di accedere all’arte era in modo privato (riportiamo il dato che all’Ecole de Beux-Art, probabilmente l’istituto più prestigioso in questo campo, le donne furono ammesse solo a partire dal 1897): Marietta Robusti era figlia di Tintoretto, Lavinia Fontana era figlia di Prospero Fontana, pittore manierista, Angelika Kauffmann figlia di Joseph Kauffmann, ritrattista, e Berthe Morisot, sposata al fratello di Manet. Successivamente, attraverso l’apertura delle Accademie e alla commercializzazione delle opere d’arte (nasceva la classe borghese), le donne poterono ufficialmente accedere al mondo dell’arte. Ufficiosamente, invece, era un mondo ancora precluso. Le artiste che nel ‘900 volevano affermarsi come tali, dovevano possedere una buona dose di anticonformismo. (vedi Rosa Bonheur a cui fu dato l’epiteto di “ragazzaccio” nonostante i suoi vestitini rosa)

    Miriam shapiro
    Miriam shapiro

    Per quanto riguarda le arti minori il discorso fu differente: si trattava qui di rivalutarle in quanto forme d’arte .La differenza di genere si rifletteva sulla gerarchizzazione delle arti, per cui quelle che tradizionalmente venivano deputate alle donne, come la decorazione o l’artigianato domestico, venivano messe al fondo. Politicizzazione dell’arte significava dunque ribaltare tali gerarchie (è interessante notare che nel corso della storia dell’arte sebbene ci siano state tante battaglie per abbattere le gerarchizzazioni, come quelle dei materiali o delle forme della rappresentazione, nessuna abbia toccato questo argomento). Un esempio pratico di questo discorso fu il Pattern and Decoration movement. Nato nel  1975 alla collaborazione di diverse artiste e artisti, sotto l’impulso di Miriam Schapiro, il suo obiettivo era rivalutare i giochi di forme e colori di queste arti tradizionalmente femminili, contro i mononocromi e le forme austere del minimalismo. Un dato molto interessante di questo movimento (e che mostra la capacità di una società sessista di inglobare e trasformare le rivendicazioni femministe) fu che, da parte della critica, il significato delle opere fu totalmente depoliticizzato, tanto che le si arrivò ad accostare alle opere di Frank Stella. Questa analogia disconosce il senso profondo dell’operazione compita dal Pattern and Decoration movement; dice Schapiro: “volevo rivalutare le attività tradizionalmente svolte dalle donne, connettere me stessa con quelle donne che fecero coperte, lavori a maglia etc, con quello che è il lavoro invisibile della donna nella civiltà. Volevo conoscerle, volevo onorarle”.

    Si è scelto di parlare del passaggio dalla rappresentazione della politica alla politica della rappresentazione attraverso l’esempio della riscrittura del canone. Passiamo ora, invece, a quello dell’immagine del corpo della donna, Come si è detto nel primo capitolo, le donne scoprirono di avere un corpo negli anni ‘70. Un corpo con dei bisogni e degli appetiti, un corpo che necessiti di cure e prevenzioni (indice di questi cambiamenti fu la commercializzazione della pillola come contraccettivo). Fino alla fine dell’800 per una donna era impossibile guardare un corpo nudo (il proprio, quello di un’altra donna, quello degli uomini), e Johan_Zoffany_-_Tribuna_of_the_Uffiziqueste regole di “decenza pubblica” erano tanto pervasive da non permettere la sospensione di esse neanche nel campo artistico (per esempio nell’Accademia di Londra le donne poterono accedere ai corsi di nudo dolo dal 1893). Sospensione che invece avveniva per i colleghi uomini (quasi che si temesse che le donne, troppo emotive, non sapessero scindere l’aspetto pubblico da quello privato). Emblematico il quadro di Zoffany che ritrae i membri della Royal Academy intenti a ritrarre due modelli nudi: sono tutti riuniti meno che Angelika Kauffmann, la cui presenza è rappresentata da un suo ritratto appeso alla parete per “ovvie ragioni di decenza”. E’ in questo quadro che bisogna leggere il “cunt positive attitude” delle artiste femministe. Essa è una rivendicazione del proprio corpo, della propria sessualità, della propria possibilità di rappresentarsi.
    Ma vi è anche un’altra critica sottesa a questo movimento. Il corpo della donna è stato per lungo tempo rappresentato dagli uomini, ed è stato mistificato dalle loro immagini.  Esso appare solo nella sua versione estetizzata: bello, elegante, sensuale, disponibile. Sylvia Sleigh esprime in modo molto intelligente questa visione in “the turkish bathroom”. Letta erroneamente come una ridicolizzazione dell’opera di Ingres, essa vuole invece de-estetizzare i corpi nudi: mostrare che possono essere belli anche nella loro verità (verità dell’imperfezione). Un’altra strada è percorsa da Judy Chicago. L’estetizzazione viene da questa autrice sovvertita non attraverso l’assorbimento di ciò che è brutto, ma attraverso la de-estetizzazione dell’arte stessa. L’arte deve rappresentare, indipendentemente da ciò che viene considerato bello o brutto. Gesto per certi versi analogo ai ready-made di Duchamp, che dichiarano l’indifferenza dell’arte rispetto a ciò che è bello o brutto. Così le sue opere, soprattutto agli inizi degli anni ’70, includono assorbenti, mestruazioni, donne nell’atto di togliersi il tampone per il ciclo dalla vagina (spettacolare la crudeltà realistica di “Red flag”, 1971). Diciamo “gesto per certi versi analogo” perché se da una parte si dichiara l’indifferenza dell’arte rispetto all’estetica, dall’altra si afferma la sua vicinanza alla politica (cosa invece molto lontana dalle opere di Duchamp). Così, la rappresentazione, diventa un modo per combattere la violenza sistemica quotidiana, come emergeva dai seminari di autocoscienza (questo discorso lo si vedrà ancora meglio con le opere di “Womenhouse”). E il cerchio si chiude.
    Notiamo soltanto, come ultima cosa, che tutti i modi di concepire le immagini, presentati in questo paragrafo, rappresentano una politicizzazione dell’arte, sebbene nell’ultimo caso questo carattere sia più manifesto. L’arte femminista non si contraddistingue per uno stile, ma per il suo contenuto. Le artiste femministe sviluppano soluzione stilisticamente molto differenti tra loro, che hanno però, come centro del discorso, questa presa di coscienza che abbiamo definito, per sintetizzare questi molteplici aspetti con un unico termine, politicizzazione dell’arte.

    continua

    elena-arrampicaElena Bray – laureata in Filosofia alla triennale  all’università di T0rino, prosegue la magistrale  a Torino. Molto interessata alle teorie femministe che inserisce spesso nei piani di carriera universitaria. Quella qui sopra riportata è la tesina da lei compilata  per un esame del biennio. Ama molto arrampicarsi e viaggiare.

    gercarizzazione dell'atte
    Share. Facebook Twitter Pinterest LinkedIn Tumblr Email
    Avatar photo
    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

    Related Posts

    Monia Romanelli artista, pittrice, stilista, curatrice di mostre e poetessa

    05/06/2025

    Elvira Caputi Iambrenghi e la conservazione e il restauro dei beni culturali

    23/05/2025

    Shirin Neshat a Milano al Pac con Body of Evidence

    14/04/2025
    Leave A Reply Cancel Reply

    Captcha in caricamento...

    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    La solitudine dei non amati, firmato e diretto dal La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
    Post su Instagram 18090652831721010 Post su Instagram 18090652831721010
    Post su Instagram 18048668675601778 Post su Instagram 18048668675601778
    Post su Instagram 17876335017241317 Post su Instagram 17876335017241317
    Post su Instagram 18063607010115356 Post su Instagram 18063607010115356
    De bello a Gresart De bello a Gresart
    Post su Instagram 18117014455479037 Post su Instagram 18117014455479037
    Post su Instagram 18227739895291385 Post su Instagram 18227739895291385
    Recensione di Adriana Moltedo Recensione di Adriana Moltedo
    Recensione di Erica Arosio Recensione di Erica Arosio
    Post su Instagram 17959636775930644 Post su Instagram 17959636775930644
    Ho visitato di recente la bellissima mostra Un alt Ho visitato di recente la bellissima mostra Un altro sguardo Opere dalla Collezione Gemma De Angelis Testa a Villa Panza, (Varese). aperta al pubblico dall’11 aprile al 12 ottobre 2025 che rappresenta l’inaugurazione di un ciclo espositivo dedicato al tema del collezionismo come espressione di un pensiero e strumento di indagine del presen

https://www.dols.it/2025/05/26/un-altro-sguardo-e-gemma-de-angelis-testa/
    Pianocity con Chiara Schmidt Pianocity con Chiara Schmidt
    YUKINORI YANAGI ICARUS 27.03 – 27.07.2025 mostr YUKINORI YANAGI
ICARUS

27.03 – 27.07.2025
mostra in corso – navate
    Post su Instagram 18278106160281511 Post su Instagram 18278106160281511
    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

https://www.dols.it/2025/05/22/fuori/
    https://www.dols.it/2025/05/21/lo-studio-delle-lin https://www.dols.it/2025/05/21/lo-studio-delle-lingue-porta-dappertutto/

Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
    Post su Instagram 18032179283653753 Post su Instagram 18032179283653753
    https://www.dols.it/2025/05/20/lezione-damore/ Re https://www.dols.it/2025/05/20/lezione-damore/

Recensione poetica emozionale di Lezione d’amore. Sinfonia di un incontro.

Spettacolo scritto e diretto da Andrée Ruth Shammah, con Milena Vukotic, Federico De Giacomo e Andrea Soffiantini. Visto al teatro Franco Parenti Maggio 2025.
    Carica altro Segui su Instagram
    Quando verrà la fin di vita

    non fu l’amore

    Non fu l'amore
    non fu l'amore

    Di cibo e di amore

    Di cibo e di amore - Marta Ajò - copertina

    CHI SIAMO
    • La Redazione
    • La storia di Dol’s
    • Le sinergie di dol’s
    • INFORMATIVA PRIVACY
    • Pubblicizza su Dol’s Magazine
    • Iscriviti a dol’s

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Questo sito non è una testata giornalistica e viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale.
    Pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 7.03.2001
    © 2025 Dol's Magazine. All Rights Reserved. Credits: Dol's Magazine

    Type above and press Enter to search. Press Esc to cancel.

    Questo sito utilizza cookie, eventualmente anche di terze parti, per offrirti una migliore esperienza di navigazione.
    Per saperne di più clicca qui, procedendo nella navigazione o cliccando su OK acconsenti all’uso di tutti i cookie.
    OK