Lo sport nel sangue

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La parola professionista nello sport femminile in Italia  non esiste.

di Daniela Domenici

Ho avuto il piacere di conoscere Clara Armento  per la prima volta lo scorso 31 luglio in occasione della presentazione del libro di Claudia Piano, sua cara amica, nel borgo di Pontedecimo (GE) e dopo quello che mi ha raccontato di sé ho sentito il desiderio di farle una breve intervista.

Clara, sei stata una calciatrice professionista e la notizia mi ha alquanto incuriosito. Prima domanda: a che età hai iniziato, chi ti ha spinto a farlo e con quale motivazione?
Professionista nel femminile non esiste o sicuramente ai miei tempi non esisteva: pur avendo avuto la fortuna di giocare per 3 anni in serie A siamo sempre e solo state considerate a livello dilettantistico. il calcio è sempre stata la mia passione fin da bimba!! sognavo di poter giocare in una vera squadra ma nel frattempo dato che frequentavo le scuole elementari private (entrambi i miei genitori lavoravano e sfortunatamente avevo solo uno splendido nonno materno che pur di supporto e di aiuto non era in grado di badare completamente a noi – a quei tempi chi frequentava la scuola privata erano in maggior parte bambini con problemi di questo tipo oppure con genitori separati o lontani che erano quindi in collegio per tutta la settimana – grandi sacrifici quindi per pagare la retta mensile dato che fino alle 1630 eravamo a scuola noi che non eravamo ‘’interni’’ ovvero in collegio – positivo per noi avere un grande giardino a disposizione dove fare le due ricreazioni mattino e dopo pranzo e dove ho iniziato a giocare a calcio) così quando al mattino la mamma decideva i vestiti, nelle malaugurate giornate che mi toccava la gonna, la tanto odiata gonna, di soppiatto mi infilavo sotto un paio di calzoncini, di maglina. alla ricreazione, con sommo disappunto delle suore (!!) mi sfilavo la gonna e potevo, quando riuscivo ad essere tra i prescelti per la partitella, scendere in campo. Al mattino era più’ complicato: i bimbi più grandi dettavano le scelte e noi esclusi andavamo allora a giocare nel campo più piccolo… tutto naturalmente e rigorosamente in asfalto!!
Mi hai anche detto che giocavi come portiera, hai scelto tu questo ruolo o te l’hanno proposto gli allenatori?
Assolutamente scelto io !! è un ruolo che mi ha sempre entusiasmato….l’ultimo baluardo….il ruolo che se fai bene hai fatto il tuo dovere… se sbagli fai perdere la squadra e sei un brocco… non puoi permetterti una giornata storta…figurati due… quasi mai gloria… sempre e solo lavorare duro…

In quali squadre hai militato? Che titoli hai vinto? Raccontaci…
Se parliamo di campionato ufficiale FIGC ho giocato per 5 anni in Piemonte con le FOOTBALL GIRLS di Borghetto Borbera AL – e’ stato il coronamento di un sogno, il mio primo e grande amore, dove sono cresciuta (ma parliamo dai 20 ai 25 anni) e da dove poi e’ partita la mia grande avventura

Poi un anno a GENOVA – Cercavamo di mettere su una squadra tutta nostra ma poca esperienza e pochi soldi un anno dopo eravamo allo sbando – anno dopo decisa a ‘’ farmi pagare ‘’ per giocare: delusa dall’ambiente femminile dove è quasi impossibile trovare allenatori preparati o comunque che abbiano un minimo di sentore sportivo….

Dopo diverse traversie passo un anno nella ROSSIGLIONESE perché’ colleziono un brutto infortunio alla spalla… ma e’ anche l’incontro con un grandissimo allenatore che cambierà completamente il mio modo di stare in porta insegnandomi a ‘’ parare ‘’ grazie a lui – oltre che ottenere ottimi risultati in fase di recupero, riuscendo in imprese memorabili nonostante infortunio e poco allenamento – mi si aprono per caso le ‘’ porte ‘’ della serie A. sono entrata dall’ingresso di servizio ma con duro lavoro e tanta volontà’ ed un paziente ed infinito sostegno del mio preparatore, ho conquistato il posto da titolare togliendomi anche delle belle soddisfazioni.

Quindi conto 2 anni passati in serie A con la GEAS AMBROSIANA dove ho avuto la sacrosanta fortuna di assaporare anche se per poco uno staff quasi di professionista: l’allora presidente (GIULIANI) aveva grandi mire ed aspirazioni e quindi oltre a dotarci di preparatore atletico e medico sportivo ci ha portato in ritiro a BORMIO come le grandi squadre maschili!! un sogno.

Varie peripezie poi mi hanno fatto migrare prima nel TRADATE che con me in serie A si è comportato veramente male: prima ha voluto la mia presenza nella sua rosa, poi ha deciso che non mi pagava i rimborsi spese (ovvero benzina ed autostrada da GENOVA per andare agli allenamenti) e poi mi ha impedito di andare in un’altra squadra bloccandomi fino al mercato di riparazione di DICEMBRE.

L’opportunità è poi arrivata per poter giocare in una squadra famosa come il MILAN anche se non ha niente a che fare – come per tante squadre femminili – con il MILAN maschile. A scapito del nome così famoso – anche nel femminile erano forti – quell’anno fu pessimo e la competenza  di staff ridicola: non avevo preparatore e due o tre volte mi è capitato di salire a MILANO per allenamento – anche sotto un diluvio – ed essere rimproverata per non pagarmi i rimborsi spese. Lato positivo: ho avuto la fortuna di giocare con ragazze del giro della nazionale, lato negativo non aver lasciato in loro un buon ricordo a livello di portiere.

L’anno dopo ho accettato di ritornare alla GEAS AMBROSIANA in serie B dove con un infortunio al ginocchio ho chiuso la carriera ufficiale

Mi hai raccontato che ora ti stai dedicando all’apnea…da quanto tempo lo fai? Perché ti piace questo sport? Dove lo pratichi?
L’apnea fa parte della mia vita già dai primi anni di bimba al mare in Sardegna (la mia mamma è di origini sarde ed è un’ottima nuotatrice ma una pessima apneista). Da autodidatta grazie al mio fratellone più grande di me di 13mesi – praticamente quasi gemelli – abbiamo iniziato a fare pesca subacquea, prima con la fiocina alla ricerca di polpi e poi molto più avanti con i fucili – scarsi i risultati…. tanta la voglia di stare sott’acqua solo con le proprie dotazioni (ovvero i polmoni) per migliorarsi. Qualche anno fa abbiamo frequentato – prima mio fratello e poi io – i corsi creati da UMBERTO PELIZZARI (erede di MAYOL) come APNEA ACCADEMY: consapevolezza ed amore folle per l’apnea, tanti dubbi risolti, tante piccole cose che in un ambiente che puo’ non essere tuo amico, possono significare avere salva la vita o salvarla a tua volta.

Così’ ci si allena in piscina, corsia affittata tutta per noi, pinne lunghe, pinzette, ripetute, scatti, fondo… allenamento e prove… gare no… non ci siamo ancora arrivati!! tante soddisfazioni personali, come riuscire a mettere in riga tutti i maschietti, fisicamente anche più’ dotati, in prove di ‘’ forza ‘’ come la dinamica ( si cerca di fare il maggior numero di vasche di piscina senza prendere fiato e terminando l’apnea lucidamente) – lo pratico tutto l’inverno alla piscina della CROCERA di GENOVA SAMPIERDARENA per due volte a settimana – d’estate si interrompe definitivamente per il mare – ma in mare si va comunque anche durante l’inverno, sia per fare tuffi di profondità’ che per cercare di pescare… ma li sono senza speranza… sono brocca!!

Oltre al calcio e all’apnea quanti e quali altri sport hai praticato?
Alle scuole medie ho avuto la fortuna di giocare a PALLAMANO – ero una panchinara anche grazie alla mia poca autostima ed al mio carattere fortemente timido che mi faceva auto relegare in un buco lontano dalla vista di tutti. La pallamano mi ha preso il cuore: coniugava quello che poteva essere letto come un frullato di calcio e basket – altro sport che vista la mia ridotta altezza e la totale assenza di società’ vicino a casa – non ho mai potuto praticare.

Alle superiori – grazie a quella che diventerà’ poi la mia migliore amica (CLAUDIA la scrittrice!!) ho conosciuto ed apprezzato la PALLAVOLO – che grazie al nostro MISTER CORRADO – è stata una palestra di vita ed un’impronta fondamentale nella formazione dell’adulta  che sono, ma posso dire siamo includendo anche CLAUDIA, oggi!

Finite le superiori una brevissima esperienza con il RUGBY femminile: per quel poco che ho conosciuto – avendoci giocato per soli 6 mesi ed essere riuscita a capire solo le regole fondamentali di questo gioco stupendo – reputo che sia uno dei giochi più’ belli e divertenti in assoluto. A chi mi ha sempre contestato che nel RUGBY ci si picchia ho risposto di fare il paragone con il calcio dove non ci si dovrebbe picchiare ed invece gratuitamente ti fanno del male apposta…

A parte la parentesi calcistica e tenendo conto che il nuoto ha sempre fatto parte del mio quotidiano, prima in mare e poi anche in piscina, ho praticato per due anni il KRAV MAGA ed assaporato leggermente il TAI CHI che intendo prima o poi riprendere in maniera degna!!

Per concludere mi hai confessato di tifare Samp, una delle due squadre di Genova, da cosa nasce questa tua “fede calcistica”?
La passione per la SAMPDORIA nasce insieme a te: non diventi SAMPDORIANO , ci nasci. Mio padre e’ sempre stato tifoso della SAMP ma non ha mai condizionato le nostre scelte: mia sorella infatti tifa per il GENOA, credo dettato dalle amicizie di quando era ragazzina. Mio fratello era leggermente simpatizzante ma il calcio maschile, a causa di tutte le problematiche che lo caratterizzano, ha smesso di seguirlo da decenni… Non ricordo mio papà che tifa SAMP, ricordo le controversie con gli altri bimbetti gia’ ai tempi dell’asilo su chi è SAMPDORIANO e chi è GENOANO. Non ho mai avuto la fortuna di avere un abbonamento allo stadio, dovuto sia ad impegni sportivi concomitanti che poi a tante altre scuse.

 

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Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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