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    Home»Costume e società»Violenza imponente: società abusante?
    Costume e società

    Violenza imponente: società abusante?

    Alexia Di FilippoBy Alexia Di Filippo17/06/2023Updated:18/06/2023Nessun commento8 Mins Read
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    Si tende a trattare il problema della violenza mostrificandone i responsabili, ma ciò non consente di rilevare gli elementi di costruzione sociale e culturale della questione, il che spiega l’inefficacia delle misure a contrasto poste in essere fino ad ora.

    Giulia Tramontano, uccisa col suo bambino in grembo giorni fa, non è stata purtroppo neanche l’ultima vittima di femminicidio, ma la sua soppressione così crudele, insieme al suo piccolo, ha sconvolto l’Italia intera e ha disvelato per l’ennesima volta un legame di coppia in cui subiva da molto tempo un abuso relazionale denominato narcisistico perché agito attraverso modalità comportamentali e comunicative volte a manipolare, ingannare, diffamare, erodere la personalità e confondere l’altro, fin quasi all’incapacità di giudizio.

    La distruzione psicologica della ragazza cui sarebbe seguito lo scarto, come usualmente accade, non è riuscita perché la povera Giulia si è sottratta al controllo di colui che confesserà di averla uccisa, a seguito dell’incontro con l’altra fidanzata di lui, impigliata nello stesso inganno e soggetta allo stresso abuso.

    Molto si è parlato del reo confesso, del suo profilo personologico e si è assistito all’usuale, quanto dannosa e sbagliata mostrificazione dello stesso, causata dall’indignazione che il suo comportamento crudele ed indifferente fin dopo l’arresto ha suscitato nell’opinione pubblica e invece troppo poco ci si è interrogati circa la dinamica gravemente fraudolenta che costui aveva messo in atto nel giocare con le vite di due ragazze, entrambe rimaste incinte, che muoveva come pedine a lungo inconsapevoli su quella scacchiera cosparsa di indegnità su cui si agisce la dinamica perversa e così gratificante per i predatori affettivo-relazionali, che è la relazione tossica.

    Questi legami avvelenati, che sono la culla dei maltrattamenti non solo intrafamiliari e del femminicidio, sono divenuti un cancro sociale e la ragione dell’aumento della soppressione di donne nell’ambito della coppia e della famiglia, come i dati Istat mostrano chiaramente (94% delle vittime del 2023, contro il 66% del 2005).

    Cosa si fa per arginare le relazioni tossiche? Nulla. Eppure, la pallina a monte, che si dovrebbe intercettare per evitare la valanga a valle, è proprio lì in quel plagio sistematico e sistemico del love bombing con il quale i predatori affettivo relazionali invischiano fraudolentemente chi hanno puntato, per poi vessarlo, maltrattarlo, sfruttarlo, derubarlo e diffamarlo finché non possieda più nulla da depredare, in alcuni casi neanche la vita.

    E’ difficile parlare persino di abuso narcisistico tra esperti, perché vi è una agguerrita fazione che allude a sproposito allo stigma della malattia mentale, quando il termine è utilizzato in senso aggettivato, riferendosi alla manipolazione attraverso cui viene perpetrata quella che si configura come una forma di violenza tra le più diffuse nel nostro Paese.

    La nostra società del resto, insospettabilmente arretrata, che aderisce per quasi il 60% a stereotipi di genere di derivazione patriarcale (dati ISTAT rel. 2018), non è vicina alla donna sotto molti aspetti, soprattutto quelli relativi al sostegno in caso di violenza psicologica e/o familiare.

    Oltre agli stereotipi sulla violenza di genere, che sono terrificanti e che ho dettagliato in vari articoli (Femminicidio perché; O l’anima o la vita: educare a fuggire dal predatore affettivo) , vorrei soffermarmi sul Victim Blaming massiccio che la donna subisce in questi casi, che io tradurrei per semplicità come la cultura del “guai ai vinti”, per cui la donna viene incolpata sia di essere stata ingenua, credulona, fragile, sia per aver sviluppato una dipendenza affettiva nella relazione che la scienza ha indicato essere invece causata e/o amplificata dai cicli di abuso, o ancora colpevolizzata per forme di disagio psicologico che non le hanno consentito di sottrarsi al giogo dell’abusante, determinate tipicamente da traumi subiti durante l’infanzia.

    A me questo atteggiamento richiama alla mente il Blame shifting del predatore affettivo relazionale che sposta la colpa di qualunque problema sul/sulla partner. 

    Che strano…

    Per non parlare di ciò che accade nei circuiti in cui la donna vittima di abusi comincia a chiedere aiuto: vengono riferite
    interpretazioni della violenza in termini di ragazzata, richieste di dettagli, inviti a domandarsi se si è proprio sicure di quel che si dice perché, si sa, le donne sono così emotive, ma non è che per caso lui non intendeva, non pensava, non c’era, non era nemmeno quella volta lì?

    Un chiaro esempio di gaslighting, quel maltrattamento erosivo della personalità che mira ad invalidare la percezione di chi lo subisce fino a fargli dubitare di sé e delle proprie percezioni, persino di ciò che vede accadere davanti ai suoi occhi. Il cavallo di battaglia dei manipolatori, il fulcro della relazione tossica.

    Che strano…

    E tutt’attorno, l’opinione generale come accoglie la donna che subisce una vessazione?

    “Se l’è cercata”, “I panni sporchi si lavano in famiglia”, “Non è stata al posto suo”, “Deve essere paranoica, lui è cosi carino”, “Non lo lascia, si vede che le piace soffrire”, “E’colpa sua, lo vedi come si veste”, “Lui ha perso la testa, del resto lei fa come le pare”.

    Rumors che riassumono quanto detto finora.

    E la prevenzione della violenza? Sempre e soltanto orientata ad addestrare le ragazze a difendersi dai malintenzionati; mai che si parlasse di educare il maschile a rispettare le donne nel loro autodeterminarsi.

    Un caso? Certo che no. 

    Come potrebbe una società narcisistica dell’immagine come la nostra, che si poggia su una cultura che negli ultimi decenni ha selezionato tratti narcisistici nei bambini (come preconizzò Christopher Lasch dal 1979 ne “La cultura del Narcisismo) favorendo legami di attaccamento perturbati e stili educativi disfunzionali, ammettere di aver sbagliato, quando tutto questo è stato strutturato al fine di abituare i piccoli a competere, fin dalla più tenera età, perché le risorse non ci sono per tutti?

    Perché combattere gli stereotipi di genere, quando il pensiero generale riflette una pervicace misoginia che vuole la donna negli unici ruoli in cui la si valida, ossia quelli di nutrice, moglie e madre muta o oggetto del desiderio, che trovano con modalità diverse la propria ragione di esistere nella ratifica da parte dell’uomo?

    Ma soprattutto, perché combattere la cultura del narcisismo quando il narcisismo patologico è una “malattia del potere” a prevalenza maschile e molti di coloro che ne sono affetti raggiungono posizioni socio-economiche elevate e di prestigio, dalle quali si guardano bene di riconoscere le ragioni di una donna percepita come pericolosa e combattiva che si riesce a controllare ormai solo con la bassa occupazione e con la tossicità nelle relazioni.

    Anche il Dr. Fabio Roia, valente magistrato di Milano che si batte contro la violenza di genere, rilevava, dopo il femminicidio di Giulia Tramontano, come dopo l’ondata emotiva che segue i delitti più atroci, la società non sia vicina alle donne: evidenza che, in quanto curante e divulgatrice, constato da anni.

    Dunque, mi appello ai politici affinché approvino una legge contro l’abuso relazionale e la manipolazione fraudolenta, tenendo conto che ci si deve sforzare tutti di remare in un’altra direzione rispetto a quella in cui ci troviamo, perché la cultura del narcisismo non favorisce solo la violenza di genere, ma anche dissennati protagonismi che, accompagnati a comportamenti incuranti della sicurezza propria ed altrui, danno origine a tragedie come quella appena accaduta a Roma, per cui un quartetto di Youtubers, carichi di quel consenso quantitativo e gassoso ottenuto a colpi di followers, sono piombati con un bolide su una piccola vettura guidata da una mamma accompagnata dai suoi due piccoli figli, provocando la morte del bimbo più grande Manuel, di soli 5 anni di età.

    Ragazzi ammirati e seguiti da centinaia di migliaia di coetanei, che deridevano con arroganza nei loro video i proprietari di utilitarie e che, ad incidente appena accaduto, tra lo strazio generale, con il bimbo morente tra le lamiere, la mamma e la sorellina del piccolo gravemente ferite, continuavano a filmare con gli smartphone senza mostrare un senso di responsabilità elementare e soprattutto alcuna empatia e rimorso, a tal punto che uno di loro, secondo un testimone, tranquillizzava, con grandiosità onnipotente, un astante disperato circa la grande entità dell’indennizzo economico che avrebbero provveduto a corrispondere alla famiglia coinvolta nel sinistro. Come se si potesse ripagare in denaro la perdita di un figlio in tenera età e la “fine pena mai” del dolore immenso arrecato ai genitori, alla sorellina e ai parenti tutti del piccolo Manuel.

    Atteggiamenti e comportamenti, quelli delineati, che si ritrovano anche nel disturbo narcisistico di personalità. Che strano…

    Nome degli Youtubers? The Borderline, che tradotto letteralmente può significare “coloro che si trovano o si spingono al limite”, ma che può alludere a chi è affetto da una patologia mentale del raggruppamento cui appartiene lo stesso disturbo narcisistico di personalità.

    Che strano.

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    Alexia Di Filippo
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    Dr.ssa Alexia Di Filippo Psicologa, Psicoterapeuta Laurea con lode in Psicologia dello Sviluppo ed Educazione nel 1997. Iscritta all’Albo degli Psicologi dal 1999. Psicoterapeuta specialista in Self Analisi Bioenergetica e Psicologia Clinica Strategica. Conduttrice diplomata di classi di esercizi bioenergetici. Consulente per la Asl RM D in Progetti di Promozione della Salute e Prevenzione del disagio Psichico che hanno interessato centinaia di adolescenti delle Scuole superiori del Distretto. Coordinatrice di Progetti di Prevenzione del rischio ambientale che hanno coinvolto migliaia di bambini, ragazzi e personale docente di scuole elementari e medie del Comune di Roma. Ricercatrice nell’ambito di una vasta indagine epidemiologica sugli incidenti avvenuti in tutti gli ambienti di vita della ex VI Circoscrizione del Comune di Roma. Docente in corsi sul controllo dei rischi ambientali rivolti ad educatori di asili nido. Docente di Educazione stradale in corsi per alunni di scuola superiore. Autrice di articoli specialistici per la Rivista della Protezione Civile DPC informa. Consulente di équipe bariatrica per la valutazione ed il trattamento dei disturbi alimentari. Ideatrice e Docente di due metodi registrati per il benessere psicocorporeo pubblicati su Rivista Scientifica, che sono stati scelti per eventi accademici relativi alla Giornata dello stile di vita 2019 e alla Giornata mondiale dell’obesità 2020. La sua professionalità viene spesso richiesta per approfondimenti in trasmissioni radiofoniche e televisive, come anche in incontri con il pubblico presso Enti culturali, per la promozione del benessere psicocorporeo, la prevenzione del disagio psichico ed il contrasto alla violenza di genere. Cura una rubrica di psicologia in cronaca per un quotidiano universitario online. Svolge attività di educazione, prevenzione e di corretta informazione in ambito psicologico sui social. Esercita la libera professione di Psicoterapeuta a Roma e a distanza.

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    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia A https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia

Aspettiamo con ansia l’imminente uscita del La trama fenicia del mitico texano.

La trama fenicia (The Phoenician Scheme) è il 13* film diretto da Wes Anderson, 56 anni, e da lui scritto con il 60enne Roman Coppola, segnando così la loro sesta collaborazione.
    Rose rosse per me Rose rosse per me
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https://www.dols.it/2025/05/09/amici-di-ago-e-filo/
    di Eugenio Alberti Schatz L’8 maggio si è inau di Eugenio Alberti Schatz

L’8 maggio si è inaugurata al Museo di Arte Occidentale e Orientale la mostra di Анна Голубовская (Anna Golubovskaja dal titolo Punti di attrazione (2022-2025).

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    Dicono di TE …. Ti sei divertita con “I nomi Dicono di TE ….

Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

Ora fai un passo avanti e segui i suggerimenti per una nuova scrittura “metaforica”!
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    Rose di maggio Rose di maggio
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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
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A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
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Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

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Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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