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    Think positive

    Un anno bisestile che insegna

    Graziamaria PellecchiaBy Graziamaria Pellecchia30/12/2020Nessun commento6 Mins Read
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    2021
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    Dell’ anno bisestile in scadenza, quello finora più criticato del millennio  la prima cosa che mi appare è proprio il  ventaglio di umanità sconvolta dentro, che però ha bisogno di una scintilla esterna per scatenarsi.

    Forse dopo questi pensieri di fine anno dovrò bloccare per stress su FB & Co. il solito gran numero di persone scandalizzate, che si strappano le vesti per il dispiacere di leggere qualcosa che non va loro e sciorinano modi di dire come panni al sole : vediamone qualcuno : “ portali a casa tua” ; “ ti auguro tutto il male possibile a te e ai tuoi”; “non sapevo che fossi una esperta”; “nessuno può dire ad un altro come deve comportarsi ” ; e poi arrivano le peggiori parolacce vecchie e nuove …che non riporto, per non incorrere in veti ed oscuramenti sui social.

    Dell’ anno bisestile in scadenza, quello finora più criticato del millennio, se ci penso, e non vorrei pensarci, ma succede, la prima cosa che mi appare è proprio questo ventaglio di umanità sconvolta dentro, che però ha bisogno di una scintilla esterna per scatenarsi.
    In effetti i motivi per essere sconvolti non ci sono mancati, ma non è neanche il caso di infamare quest’ anno più di tanti anni. Mi viene in mente un’ immagine di un mio libro delle elementari, con l’ anno vecchio rappresentato come un anziano con un gran sacco sulle spalle curve, che portava via con sé tutto il male …magari !!!!!
    Il fatto è che purtroppo dividere il tempo della vita in anni, giorni, ecc. è un fatto pratico, burocratico, utile, ma in effetti, dopo ogni mezzanotte di ogni trentuno dicembre, umanamente parlando, cambia poco! Anche se dopo nasceranno bambini, i giovani matureranno e scopriranno nuovi escamotage per sopravvivere, e purtroppo qualcuno non avrà neanche il tempo di farlo, i vecchi varcheranno la soglia dell’ altrove più o meno preparati per quest’ esperienza… e quelli che restano, volta per volta giudicheranno che è troppo presto, che non era ancora il suo tempo, che era ora che quello lasciasse il suo posto…che è stato meglio, che nel suo caso doveva pensarci prima visto che per curarlo si sono tolte possibilità di vivere ai giovani… su questi avvenimenti e teorie si scateneranno le più fantasiose litigate, per lo più inutili.
    Non si può negare, ultimamente molte morti sono state “rubate” come dicevano i nostri anziani parlando delle loro pandemie e guerre. È già successo, non è colpa del nostro 2020. Ma quest’ anno l’ immaginazione recente porta contemporaneamente ai morti di covid e agli annegati, entrambi privati dell’ aria necessaria per vivere, in modo violento e lontani dai propri affetti, in un luogo di partenza anonimo e inusuale. ( Non ci posso pensare, io ho rischiato di annegare da ragazzina e non riesco neanche a guardarle le immagini di questa umanità a cui viene impedita la vita in modo innaturale).
    Continuando: il segmento temporale del 2020 ci ha portato, dunque, tanto male di vivere, non solo per la mancanza di lavoro e di rapporti, ma perché spesso invece di unirci in un sit in di condivisione, in attesa di risolvere le crisi, abbiamo cominciato a cercare capri espiatori, litigato, accusato, ce la siamo presa con i diversi, e se intorno non c’ erano diversi a vista ce li siamo inventati. Ecco le parolacce e le violenze verso persone normalissime che hanno soltanto agito seguendo la propria coscienza e personalità, le uccisioni senza senso dei figli…che è bruttissimo ammazzare le compagne, ovvio, ma ammazzare un figlio è distruggere l’ universo stesso, contestare la natura, odiare la vita, non voglio giudicare i motivi, non ne sono capace, penso che però, questo disastro non solo non sia una colpa dell’ anno bisestile che sta andando via col suo sacco sulle spalle, ma non siamo neanche sicuri che mai troveremo qualche filetto da sostituire nel dna come per alcuni vaccini di ultima generazione, per dare una svolta positiva all’ essenza umana imperfetta che tutti ci comprende.

    E poi…comunque… neanche questo è quello che penso realmente. Io sono della generazione promiscua che si affiancava intorno ad un falò con scialli e maglioni, per difendersi dal freddo, ma a piedi nudi, per avere un contatto fisico con la natura, con una chitarra a cui mancava sempre inevitabilmente una corda, ma era abbastanza per cantare “immagin”, e così cerco di far emergere anche le recentissime situazioni inusuali negli anni passati, di tanti genitori impegnati a sollevare con istruzione, giochi, foto i propri figli privati della socialità, penso agli amici isolati che hanno ripreso hobby utili, ai genitori anziani che si sono stretti nelle spalle per aiutare economicamente figli e nipoti, con una fiducia nella ripresa del pil che neanche il più fantasioso statista…e non hanno paura, neanche di morire…sarà quel che deve essere …bas da che “ i ragazzi ce la fanno”, penso agli adolescenti che prima si incontravano annoiati, e ora hanno un desiderio calibrato, e molto più appagante… al volontariato che è sbocciato come un fiore di campo, agli scambi sul web, a quelle immagini di storie stiracchiate, meglio di niente, al coraggio di esserci nei luoghi più difficili…e questo non è male…anche se può sembrarlo, e per fortuna scrolla in parte il male di vivere…ci prova!

    Come tanti, non sempre si riesce a far scattare questa positività…giusto? Sarà così per tanti, penso, nei momenti peggiori, piango, mi arrabbio, perché le ingiurie della vita sono enormi e non risparmiano nessuno, ma poi mi rialzo e busso a qualche porta per donare e chiedere, non mi vergogno e non mi spiace di dividere quel poco che ho dentro e fuori. Come l’ asino di Prevert che girava intorno al pozzo per far salire l’ acqua, ed era sereno, perché in questo modo dimostrava al mondo che il moto esiste, vorrei che anche noi nei momenti peggiori potessimo non abbandonare la ciocca della gonna della Speranza…ultima dea, e credere, con l’innocenza di un neonato del 2021 che esista un anno nuovo diverso da quelli del passato. Sì, può essere.

    2021
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    Graziamaria Pellecchia

    Graziamaria Pellecchia. Nata a Bari nel1947. Ho frequentato l’Istituto commerciale e poi l’Università di Lingue a Bari. Nel 1973 mi sono sposata e ho raggiunto mio marito nel suo piccolo paese natale: Vaiano Cremasco in Provincia di Cremona . Ho lavorato a Milano negli anni settanta e poi a Monte Cremasco, per quasi trent’anni, come ufficiale demografico al mattino e bibliotecaria nel pomeriggio. Ho due figli. In pensione abbiamo deciso di stabilirci ad Adelfia, (BA) dove tutt’ora viviamo. Ho sempre amato scrivere. Penso che questo modo di raccontarci sia una delle migliori opportunità per condividere con leggerezza la nostra umana avventura.

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Appunti di viaggio.

Di Alfredo Centofanti

Bari. La città vecchia è un labirinto di vie che raccontano infinite storie. Inarrestabile è il vociare degli abitanti nel dialetto locale, dei tanti turisti stranieri, dei pellegrini che da secoli vengono qui per venerare San Nicola, amato tanto dai cattolici quanto dagli ortodossi.
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