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    Home»Donne digitali»L’imperfezione della mente e la perfezione tecnologica
    Donne digitali

    L’imperfezione della mente e la perfezione tecnologica

    Marta AjòBy Marta Ajò11/06/2019Nessun commento6 Mins Read
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    Nell’era tecnologica, della quale siamo solo all’inizio e di cui non riusciamo a prevederne serenamente i futuri sviluppi, non si può abbandonare la priorità della conservazione della vita e della specie umana, da cui peraltro la tecnologia stessa è figlia.

    Affrontare temi esistenziali che da secoli gli uomini si pongono sul mistero della vita, il suo significato e il suo scopo stentano ad essere introdotti in un articolo. Filosofia, teologia, scienza, arti ecc. hanno offerto e continuano ad offrire il loro contributo al pensiero e alla conoscenza nel merito perché, come sosteneva Bobbio, gli esseri umani hanno sempre sentito di essere “immersi nel mistero”.

    Eppure, molti di questi interrogativi ci appartengono come non mai. Dono ancora inspiegabile da qualsiasi lato lo si voglia vedere, unico fra tutti, la vita si presenta prepotente ed irripetibile. Riproducendosi nella stessa identica maniera ma dando origine ad esseri dissimili, per una sorta di forza incombente che si è imposta a tutto e a tutti, fino ad arrivare in questo nuovo (per ora) millennio.

    Lo dobbiamo forse alla potenza che sovrasta la volontà dell’uomo, una forza che pare non volerlo abbandonare neanche nelle peggiori circostanze. La vita si aggrappa all’uomo come l’uomo ad essa. Le terribili condizioni in cui l’essere umano ha vissuto ed ancora vive in molte zone del nostro pianeta ne è la prova. L’ultimo atto di vita, che precede in un istante la morte, spaventa proprio perché promette e propone un niente sconosciuto che siamo costretti ad accettare inesorabilmente ma non volontariamente. Le religioni hanno cercato parzialmente di supplire e dare una ragione a questo niente.

    Anche la teologia ha avuto sempre i suoi problemi a spiegare questo passaggio. Stando a quanto scritto da Vito Mancuso, l’uomo acquista, o forse non gli resta altro, “una consapevolezza del valore immenso della vita propria e altrui attraverso il sacro esperito come sentimento di beatitudine e di salvezza per la benignità della divinità di cui si avverte la clemenza, la misericordia, la vicinanza, la pietà, la compassione, l’amore”.

    In attesa di acquisire ulteriori informazioni che giustifichino questa perdita, la natura si è dotata di cicli vitali percorsi da leggi prestabilite e quindi perenni e universali. Così le stagioni, primavera/inverno, così l’uomo, giovinezza/vecchiaia.

    Ciononostante spesso l’essere umano sceglie di non accettare o affrontare il mistero che lo avvolge. Sviluppando una personale fragilità-incapacità di difesa contro la profondità del dolore, l’aggressione del male, la visione del niente, alcuni scelgono di sottrarsi alla responsabilità-forza-durezza che comporta il vivere recidendo il secondo cordone, dopo quello ombelicale, che lo tiene unito alla vita. Atto che merita rispetto e che qualcuno ha definito codardo altri eroico.

    Entrare nel merito di cosa spinga a tali gesti suicidi, liquidati e definiti inspiegabili, porta a considerare che forse sarebbe bastata una circostanza diversa un attimo prima, per impedirli. La fragilità dell’anima porta come conseguenza spontanea il vacillare della mente. Porre termine alla propria vita nei modi che si scelgono, efferati, traumatici, o assistiti medicalmente che oggi consideriamo un diritto dell’individuo, la società nel suo complesso si muove nel mistero ma agisce nelle regole. Essa ha perciò il dovere di non guardare oltre ed assumersi le responsabilità della partecipazione, condivisione, solidarietà, attenzione, aiuto fra simili utilizzando i sistemi di sostegno politico-organizzativo finalizzati al rispetto della vita.

    Anche il caso che in questi ultimi giorni ha riempito le pagine dei giornali della giovane olandese di 17 anni morta per non avere accettato di curarsi pone qualche riflessione ulteriore. E’difficile infatti accettare che una ragazza possa desiderare di abbandonare il suo mondo e le interessanti sollecitazioni che esso propone a quell’età, i suoi affetti, le sue relazioni. Ogni spiegazione data, sia in ambito familiare che governativo e sanitario, lasciano spazio ad altre interpretazioni e molte riflessioni.

    Se in questo caso si trattava di un dichiarato male di vivere, di una forma gravissima di depressione con modalità che hanno compromesso tutto l’organismo, in altri casi molti giovani hanno messo fine alla loro esistenza con procedure solo apparentemente diverse.

    Ragazzi che non hanno mai manifestato segni apparenti di disagio e con percorsi familiari e scolastici vissuti nella norma. Eppure, questi stessi ragazzi, hanno messo a rischio la propria vita con estrema lucidità attraverso l’uso di giochi-sport estremi o selfie azzardati. Spinti forse da un senso di onnipotenza che esorcizzi la paura, il superamento di un limite inspiegabile da sfidare, essi hanno scelto un modo falsamente eroico di vivere e finire l’esistenza.

    Nel caso olandese si è messo in grande luce il male fisico: “anoressia”. Questa patologia, che si manifesta esternamente per una sorta di consunzione corporea, è diventata per molto tempo un “succulento” dato mediatico, trattato erroneamente in modo commendevole e negativo. Nell’altro si tratta di un fenomeno moderno-deteriore chiamato “challenge” o “sfide” in cui si mette a rischio la vita secondo modalità rese pubbliche attraverso foto e video pubblicati sui social. Se ancora nel primo caso l’anoressia riduce il corpo al lumicino spegnendo lentamente la forza della vita, nel secondo è l’adrenalina spinta al massimo in tempi rapidissimi che compie la sua missione. Il fine ultimo, in entrambi i casi, è quello di attirare l’attenzione degli altri su di sé e sulla propria sofferenza. Sia provocandosi la malattia del corpo che mettendolo a rischio immediato. Per loro la dimostrazione di un coraggio scandito da lungo o breve tempo è il senso della vita.

    Fruitori delle politiche attuate in ogni campo saranno proprio i giovani e ad essi va riservato un futuro a misura d’uomo più che di macchinari. Anche per questo trovare una risposta ai problemi insiti nei fatti dei suicidi giovanili solo all’interno delle famiglie è restrittivo. Esse stesse sono lo specchio della comunità e i problemi sono a monte.

    Anche la comunicazione, se non ricercasse solo sensazionalismo denunciando, creando fenomeni diseducativi con un effetto contagio, avrebbe già compiuto una piccola parte del dovere comune. Proprio nel settore della comunicazione la tecnologia sconvolge quest’equilibrio e il suo uso rischia di divenire pernicioso in un mondo di false informazioni, “fake news”. I fenomeni si autoalimentano se non vengono regolati.

    La riflessione conseguente è che nell’era tecnologica, della quale siamo solo all’inizio e di cui non riusciamo a prevederne serenamente i futuri sviluppi, non si può abbandonare la priorità della conservazione della vita e della specie umana, da cui peraltro la tecnologia stessa è figlia.

    fonte :https://moondo.info

     

     

     

    perfezione tecnologica
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    Marta Ajo
    Marta Ajò
    • Website

    Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

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    Donne di dols

    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
“ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
    Post su Instagram 18054001580213162 Post su Instagram 18054001580213162
    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
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Cambiare vita, dare spazio ai propri desideri e fare quello che davvero ci piace è il sogno di molti,
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intervistati non è per nulla contento della propria condizione lavorativa e il 60% pensa con
regolarità a un cambio radicale della propria esistenza.

https://www.dols.it/2025/04/16/francesca-rizzo-imprenditrice-di-successo-a-bali/
    Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni con mia cugina, che vive in Germania. Lei è alevita e ha sposato un ragazzo sunnita originario di Erzurum. Eppure, nonostante entrambi appartengano al popolo curdo, le differenze religiose sono bastate a creare muri. La famiglia del marito fatica ad accettarla, ritenendo gli aleviti culturalmente ed eticamente inferiori. Questo mi ha portato a riflettere su una dinamica universale: la tendenza dell’essere umano a costruire confini invisibili, a classificare, separare, giudicare.

Quante volte, da immigrati, ci siamo sentiti dire: “Se tutti fossero come voi, così integrati, sarebbe diverso”? Quante volte il nostro valore è stato misurato in base alla capacità di adattarci, di “assomigliare” alla cultura dominante? Ma questa non è una dinamica esclusiva delle migrazioni o della religione. Ovunque, gruppi diversi si osservano con sospetto. Il “diverso” fa paura.

Se ci spostassimo in un villaggio del Togo, del Senegal, del Congo, del Tibet, della Birmania o del Perù, troveremmo le stesse dinamiche: anche all’interno della stessa etnia, le tribù si guardano con diffidenza. Come se l’altro fosse meno degno, meno umano. È un istinto antico, quasi animale, nato dal bisogno di proteggere il proprio spazio. Ma qui nasce il paradosso: gli animali conoscono il proprio territorio e lo rispettano. Noi esseri umani, invece, non facciamo altro che invadere, appropriandoci, giudicando, alimentando paure e pregiudizi grandi come montagne.
https://www.dols.it/2025/04/16/pregiudizi-paura-e-confini-invisibili-il-difficile-cammino-dellumanita-verso-laccettazione/

⸻
    Regia di Guido Chiesa Prodotto da Iginio Straffi e Regia di Guido Chiesa
Prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai
Con Micaela Ramazzotti, Edoardo Leo, Gloria Harvey, Andrea Pisani, Anna Bonaiuto
Al cinema dal 17 aprile
https://www.dols.it/2025/04/15/30-notti-con-il-mio-ex/
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E’ la prima ampia mostra personale in Italia dell’artista iraniana; che attraverso le sue opere filmiche e fotografiche esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella sua cultura.
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