Bere bene ed adeguatamente

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”Nel bere e nel camminare si riconoscono le donne”

Inizio questa seconda parte relativa alla idratazione e all’importanza di bere in maniera appropriata e adeguata.
Dopo aver parlato di acqua, vediamo il mondo delle bevande, intendendo come tali gli alcolici, i superalcolici e le bibite.

birraUna distinzione da fare tra alcolici e superalcolici sta nel grado alcolico, per alcol si intende bevande fino ai 20 gradi, come il vino, birra, champagne etc; i superalcolici sono distillati come i liquori , gin, vodka , whiskey etc.
L’energia che liberano è elevata, ben 7 Kcal/gr. Non sono purtroppo dei nutrienti , generano le cosiddette calorie vuote perché non vengono registrate come tali nel centro della sazietà dell’ipotalamo, quindi non danno sazietà per cui è una aggiunta di calorie su calorie provenienti da altre fonti, come ad esempio il cibo del pasto o i famigerati e pericolosi stuzzichini.
Le calorie che derivano dall’alcol sono dissipate in calore e se sono in eccesso contribuiscono a formare il tessuto adiposo, soprattutto quello interno , gli antiestetici cuscinetti in vita e all’altezza dello stomaco sono espressioni tipiche di chi abusa in queste bevande. In più l’alcol blocca la fisiologica disgregazione del tessuto adiposo (lipolisi) e quindi si prende peso.
Le donne tollerano meno bene l’alcol rispetto al sesso maschile perché la quantità dell’enzima alcol deidrogenasi che serve per degradare l’etanolo nel corpo è di un quarto inferiore , quindi anche dosi basse di alcol possono avere degli effetti più evidenti e fastidiosi.

Ma allora un bicchiere di vino si o no ai pasti?
Un bicchiere a pasto può gratificare il palato ma la scusa che aiuta a combattere l’arterosclerosi non è proprio del tutto vera. E’ corretto che il vino è ricco in polifenoli che derivano dall’uva, soprattutto quella rossa, che ha un processo di macerazione più lungo, ma è anche vero che la quantità di queste preziose sostanze dovrebbe essere molto più alta per sortire un effetto veramente positivo, per cui bisognerebbe bere almeno un paio di litri al giorno e quindi pensiamo al carico calorico inutile per un beneficio minimo che si può ottenere in altri modi, come ad esempio mangiando l’uva direttamente.

viniAttenzione poi ad un componente del vino, i solfiti, alcune persone ne sono allergiche o possono sviluppare una intolleranza. I solfiti sono dei coloranti usati in campo alimentare e farmaceutico per colorare, conservare e per ridurre l’imbrunimento di molti cibi. Oltre al vino possono essere presenti nei prodotti di salumeria, nella birra, nei succhi di frutta e nella frutta come quella disidratata o le marmellate, nella frutta secca.
Un uomo di 70 kg al massimo dovrebbe assumerne 50 mg, 330 ml di vino raggiungono già questo valore limite.

Per quanto concerne le bevande dolci gassate o anche “lisce” come il tè freddo, anche loro apportano calorie, hanno zucchero, sia in forma di saccarosio che glucosio o destrosio, spesso si bevono anche 100 g di zucchero senza accorgersene.
Essendo l’indice glicemico degli zuccheri in forma liquida più alto di quello in forma solida, è un ulteriore stimolo a creare nuovo tessuto adiposo , ciò vale anche per i succhi di frutta confezionati, che di frutta ne hanno ben poca e sono anche ricchi in conservanti quindi estremamente dannosi se si consumano abitualmente.

Bevande ipocaloriche o light sì allora?
Purtroppo il dolcificante in esse contenuto attiva il riconoscimento da parte del cervello di sostanza dolce quindi dello zucchero, stimolando ormoni e enzimi che bloccano la lipolisi, cioè la scissione del tessuto adiposo, ma la promessa di zucchero non si avvera, non arriva a destinazione perché non c’è e quindi c’è un calo della glicemia con uno stimolo a “bloccare” il calo degli zuccheri mangiando o bevendo qualcosa di dolce e riempiendo questa situazione di vuoto.
Attenzione anche all’assuefarsi (alzare la soglia gustativa) al sapore dolce, renderà più difficile gustare cibi che gusto dolce non hanno e che sembrano quindi insipidi.

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Profilo Autore

Elisabetta Ravera

Elisabetta Ravera medico chirurgo, specialista in nutrizione clinica e dietetica, naturopata. Ha gestito l'unità di supporto nutrizionale all'Istituto Tumori di Milano, successivamente si è dedicata alla ricerca clinica. e attualmente esercita la libera professione nell'ambito dietologico-nutrizionale a Cogoleto, nella Riviera Ligure di Ponente e a Genova. Collabora con la rivista "L'Altra Medicina" e ha un suo sito internet www.nutrizionearmonia.it.

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