In viaggio con Alice – VI parte

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di Francesca Baldacci

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Per di più, poco dopo, Hans accennò a un’aria ben nota: “Come è delizioso andar/ sulla carrozzella,

e sulla carrozzella/sotto braccio alla tua bella..”.

L’anziano vetturino restò molto sorpreso: – Conosce questa canzone?

– Sì. I miei nonni si sono conosciuti in Italia. E anche i miei genitori. Amiamo molto tutte le sue bellezze – rispose con un italiano discreto. Imparava bene e presto, Hans, constatò Alice, malgrado tutto.

– Che bello! Bravo. Non è da tutti, sa?

Fu divertente e unico. Hans scattò ancora parecchie foto, e alla fine si lasciò fotografare mentre schioccava un bacio ad Alice, sulla guancia.

Qualcosa che, chissà come, lasciò lei di malumore.

La vide stranamente immusonita, e non capiva il perché. Fu mentre ritornavano verso casa, a piedi, che Alice spiegò: – Che fai, poi, mostri a tutti gli amici le tue conquiste italiane?

Hans scattò: – No, no, cosa dici? Non è così! Non sono quel tipo di uomo, devi credermi.

– Riesce un po’ difficile,sai?

Alice era delusa. Lo lasciò a rimuginare ed evitò perfino di uscire con gli zii, che avevano in mente una serata a spasso per Firenze.

– Scusate tanto, ma sono stanca. Quel giro in carrozzella mi ha fatto venire un po’ di nausea – disse.

Non era vero, naturalmente: era solo di malumore, nulla più.

Hans invece restò con quello sguardo come sperduto per tutta la sera: tanto che a un tratto zia Ester si sentì in dovere di consolarlo in qualche modo. Con una pacca della spalla e un sorriso: – Coraggio, non ti spaventare. Succede: Alice è una ragazza strana, ma…

Non sapeva se Hans avesse capito o no. Ma lui la gratificò di un sorriso felice.

Il giorno dopo, niente carrozzella, ma una lunga visita a Galleria degli Uffizi. Non ci fu tempo per soste romantiche, ma solo per studio. E così fu a Palazzo Pitti.

Solo verso sera zia Ester e zio Fabio li convinsero a seguirli per un giro: Firenze by night era bellissima!

Alice sembrò tuttavia estraniarsi dal resto: e parlava solo dei suoi studi, insistendo sullo scopo di quella vacanza.

Mentre rientravano, la zia le scoccò una frecciatina. – Alla tua età però non bisognerebbe vivere solo di studio, sai? – e poi lanciò uno sguardo complice ad Hans, che quasi sussultò.

Alice però ignorò quell’inciso, disse che era ancora piuttosto stanca, le visite erano state davvero pesanti, anche se bellissime.

– Domani visiteremo il Giardino di Boboli: è stupendo – comunicò agli zii.

– Sì: una specie di museo-giardino – affermò lo zio, – vi piacerà molto.

E a Boboli fu davvero stupendo. Quel parco enorme stracolmo di statue disseminate all’interno, il suggestivo panorama cittadino che vi si poteva scorgere, mozzava il fiato sia ad Alice che ad Hans.

Ebbe una strana impressione, Alice,durante quella visita: e cioè che il suo compagno di viaggio fosse sempre sul punto di dire o di fare qualcosa, ma senza poi arrivare a una conclusione effettiva.

Ne ebbe la netta sensazione quando, a un certo punto, giunsero alla fontana del Nettuno. Alice alzò le braccia per fotografarla meglio e sfiorò con le dita i capelli di lui.

Hans si girò di scattò, si trovarono quasi viso a viso e le parve che stesse per baciarla. Alice aveva il fiato sospeso, lo fissò per qualche secondo. Erano completamente soli, in quel parco di sogno.

“E dai, che aspetti, su! Baciami, accidenti a te, tontolone!”, pensò intensamente.

Invece, l’attimo magico svanì. Poco dopo altri turisti passarono loro accanto, Hans si grattò il mento e sospirò: – Davvero bello questo posto, non ne ho mai visto uno simile.

– Già – borbottò tra i denti Alice. – Proprio incantevole.

La sera arrivò presto, portando con sé il malumore di lei e l’apparente indifferenza di lui.

Per il giorno seguente, una mattinata tra la chiesa di Santa Croce e la casa di Dante, e poi sarebbero partiti.

Salutarono con rammarico zia Ester e zio Fabio, con un arrivederci. E Alice sapeva che a Roma l’avrebbe attesa la cugina, Paola, che abitava alle porte della capitale .

 

Non ci ho proprio dormito. Ma come ho fatto a lasciarmi sfuggire un’occasione così?Alice era così vicina a me, e invece… mi è mancato il coraggio. Ho immaginato la scena: io che la baciavo, e lei che mi mollava uno schiaffone. Da farmi finire dritto dritto nella fontana del Nettuno. Povero me. E se fosse successo davvero? Invece poi aveva una faccia arrabbiata, quando siamo tornati verso casa. Come di una che pensa: “Stupido! Hai lasciato scappare il momento buono. Che cosa vuoi, che sia io a baciarti, idiota?”. Ed è proprio così che mi sento. Idiota. Per fortuna il viaggio con Alice è ancora lungo: ma se continuo così, non succederà niente tra noi. O, quando succederà, sarà decisamente troppo tardi.

Adesso stiamo andando verso la capitale. Roma. Che meraviglia! I miei occhi non sono ancora stanchi di percorrere queste bellezze artistiche. E il mio cuore non è stanco di percorrere questo strano amore: già, perché io la amo davvero, Alice. Però non sono capace di dirglielo. E nemmeno di farglielo capire. Con i sentimenti – e non solo con i sentimenti – sono imbranato, non faccio che combinare guai.

Però sto vivendo un sogno, nel paese dei sogni. Roma… Sarà qui, che riuscirò a decidermi, a svelarle quello che provo per lei?

Mi tornano alla mente le musiche che cantavano per me i nonni, quando mi parlavano della capitale italiana.

Ma… accidenti, dove ho lasciato la mia penna?

 

Alice cercava di non darlo a vedere: ma era ancora arrabbiata per quella mancata occasione, al Giardino di Boboli.

Pensò che, magari, era lei la sciocca, che si era illusa proprio per niente. Eppure…

Lanciò un’occhiata al passeggero, accanto al posto di guida. Aveva un’espressione perplessa.

– Qualcosa non va, Hans?

– Credo… credo di aver dimenticato a Firenze la mia penna colorata…

– Ancora! Possibile che ogni volta che partiamo dimentichi qualcosa?

– Scusa… Lo so, ho sempre la testa fra le nuvole…

– Vedremo, magari al ritorno…

– Grazie, Alice… – balbettò.

Pochi secondi, e Hans sembrava quasi addormentato, aveva gli occhi socchiusi: eppure un sorriso aleggiava sulle sue belle labbra sensuali.

Dannazione! Alice distolse lo sguardo e si lasciò rapire da pensieri non proprio teneri nei suoi confronti.

“Già, è tutto preso dalla smania di visitare il Bel Paese, come se fossimo a cinquant’anni fa! Se adesso mi dice che vuol ascoltare ‘Arrivederci Roma’, non so dove lo mando!”, si disse.

Proprio in quell’istante Hans riaprì gli occhi, le regalò uno sguardo colmo di affetto.

– La sai una cosa, Alice? Mi viene in mente che i miei nonni mi cantavano sempre una canzone molto bella, di Roma. Si chiama… “Addio Roma”, “Good-bye Roma”, qualcosa così. Tu la conosci?

Accidenti! Suo malgrado, Alice accennò: – Arrivederci Roma, good-bye, au revoir…”

– Ecco, ecco! Proprio questa!

E ti pareva! Con una smorfia di disappunto Alice inserì il cd, quello che aveva preparato con dentro le vecchie canzoni che gli piacevano. E poco dopo le note della celeberrima “Arrivederci Roma” pervasero l’aria.

Seguirono altri stornelli romani, Hans sembrava soddisfatto dell’ottima scelta, finché non arrivarono a casa della cugina Paola, che viveva in una grande casa, alle porte di Roma.

Li accolse con gioia, e poi disse che, per quella sera, li avrebbe accompagnati presso la trattoria di un suo carissimo amico, poco lontano dal Colosseo, dove avrebbero cominciato a gustare la cucina romana.

– Io non ho molta fame stasera, Paola – disse Alice. – Forse è meglio che ci porti Hans da sola. Sono un po’ stanca.

Non ne poteva più, di vederlo: e oltre tutto non vedeva l’ora davvero di infilarsi sotto le coperte e dormire. Dormire e dimenticare: dimenticare di essersi guastata la vacanza, portandosi dietro quell’impiastro, spilungone, bello e tonto, che le stava regalando illusioni, senza mai decidersi a farsi capire.

Si disse, mentre i pensieri stavano illanguidendo nel torpore del sonno, che se fosse stato anche solo un pochino innamorato, glielo avrebbe fatto intendere, in qualche modo. Invece no, niente: iniziativa, zero, a parte qualche languido sguardo. Dunque forse era solo lei, a credere qualcosa che non esisteva affatto.

Il giorno dopo, tuttavia, si svegliò fresca e riposata. I pensieri erano un po’ più sereni: soprattutto, votati al giro turistico per Roma.

<<continua>>

 

 

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Profilo Autore

Caterina Della Torre

Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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