PRIME DONNE NELLE PROFESSIONI Seconda parte

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“Se una donna medico fa ripugnanza, una donna notaio fa ridere, una donna avvocato spaventa”, così troviamo scritto nelle “Historie morale des femmes” di Ernest Legouvè, pubblicato nel 1849.

Fortunatamente queste considerazioni oggi ci fanno sorridere ma al contempo dimostrano quanto arduo sia stato il cammino delle prime donne nelle professioni.

 

Tra i primati italiani segnaliamo quello di Massimilla Baldo Ceolin, detta Milla,che nel 1963 è stata la prima donna ad ottenere una cattedra all’Università di Padova. Dalla fondazione, risalente al 1222, non era mai successo.
Laura Bassi è la prima al mondo ad ottenere una carica universitaria e Francesca Bozza, nel 1933 all’Università di Catania, è la prima docente incaricata di Istituzioni di Diritto Romano.
Jolanda Brunetti Goetz, prima ambasciatrice italiana, è nominata insieme a Graziella Simbolotti nel 2005. Jolanda è stata a capo dell’organizzazione italiana per la ricostruzione del sistema giudiziario in Afghanistan; Graziella dirige la sede diplomatica in Oman.
Palma Bucarelli è la prima donna direttrice di un museo, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma; Claudia Campobasso la prima dirigente del Genio Civile di Avellino, nominata nel novembre del 2014; Lorenza Carlassare è la prima ad ottenere una cattedra di Diritto Costituzionale all’Università di Padova.
Pia Carletti è la prima docente incaricata di Clinica Oculistica a Catania nel 1933, e fu l’unica donna su settanta colleghi uomini; dopo un anno non le fu più rinnovata la docenza.
Cristiana Compagno è stata la prima, nel 2008, a diventare rettora di una università pubblica, quella di Udine.

Antonella Conca è la prima donna alla direzione di un porto turistico. Ha ottenuto l’incarico nel 2013 a Marina di Pisa. È laureata in Economia e Commercio e ha avuto vari incarichi di prestigio nel settore nautico.
Maria Del Zompo è diventata, nel 2015, magnifica rettora dell’Università di Cagliari dopo ben sessanta uomini.
Se Daria De Pretis è la prima rettora nominata all’ateneo di Trento, Margherita De Simone è la prima donna in Italia a presiedere, nel 1981, una facoltà universitaria, quella di Architettura a Palermo e, sempre in Sicilia, Marzia Giustolisi è la prima a dirigere una Squadra Mobile nell’isola.
Bettisia Gozzadini è la prima donna ad insegnare in un ateneo nel XIII secolo. Si narra che per potere seguire gli studi di diritto si travestì da uomo e che quando iniziò ad insegnare, per non turbare con la sua bellezza gli studenti, teneva le lezioni coperta da un velo. Verità o leggenda?
Margherita Hack è stata la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia e Flavia La Spada la prima a dirigere una capitaneria di porto, quella dell’isola di Procida.
Tina Lagostena Bassi, definita l’avvocata delle donne, è stata la prima ad introdurre nelle aule dei tribunali il termine “stupro” per indicare la violenza sulle donne. Nasce a Milano nel 1926 e muore a Roma nel 2008. La ricordiamo come un’avvocata che ha strenuamente lottato per i diritti delle donne. Difendeva le vittime di violenza descrivendo quello che avevano subito, rompendo così il muro di silenzio che spesso permeava i processi di violenza sessuale. È stata una delle socie fondatrici del Telefono Rosa.
Elena Luzzato Valentini fu la prima architetta italiana della Storia, era nata ad Ancona nel 1900 ed è morta a Roma nel 1983.
Eva Mameli è stata la prima italiana a ottenere la libera docenza in botanica e Rina Monti nel 1907 a Sassari, per l’insegnamento di zoologia e anatomia comparata; Pia Nalli, nel 1927, fu la prima donna siciliana a ottenere una cattedra di ruolo all’Università di Catania, e nella stessa università Carmelina Naselli fu la prima ad avere, nel 1949, una cattedra alla Facoltà di Lettere
Livia Pomodoro è stata la prima in Italia a diventare presidente di un tribunale, quello di Milano.
Adelina Pontecorvo Pertici fu la prima notaia nel 1930. Nacque a Roma, si laureò in Giurisprudenza nel 1913 e, quando nel 1919 entrò in vigore la legge 1176 che aboliva alcune preclusioni per le donne, partecipò a tutti i concorsi pubblici e chiese l’iscrizione all’Albo dei Notai. L’Ordine accolse favorevolmente la sua richiesta ma il procuratore del re si oppose. Dopo varie vicende processuali, finalmente, ottenne la convalida dell’iscrizione. Fu anche una musicologa e si occupò del problema di genere nell’ambito della musica lirica, pubblicando uno scritto dal titolo La donna nella musica di Puccini. Ricoprì inoltre il ruolo di prima segretaria nel ministero delle Corporazioni, incarico affidatole per essersi sempre occupata del lavoro femminile e minorile. Durante la seconda guerra mondiale il ministero degli Interni le conferì un attestato per la sua attività in favore dei profughi. È morta a Roma nel 1981.
Giustina Rocca, del Foro di Trani, è passata alla storia come la prima avvocata al mondo. Era nata a metà del XV secolo e morì nel 1502. A Bari le è stata intitolata una via mentre a Trani, oltre a una via, porta il suo nome anche una scuola media inferiore.

Tra i primati stranieri ricordiamo

Maria Lovisa Ahrberg che è stata la prima medica svedese. Nata ad Uppsala nel 1801 e morta a Stoccolma nel 1881, era medica e chirurga molto tempo prima che alle donne fosse permesso di studiare medicina nelle università. La nonna e la madre erano infermiere e lei, sin da piccola, le accompagnava quando si recavano negli ospedali. Maria Lovisa lavorò anche come cameriera presso una famiglia di Stoccolma, ma nel tempo libero aiutava ammalati e feriti riuscendo, quasi sempre, a guarirli. La sua fama crebbe tra la popolazione ed ovviamente fu osteggiata dai medici e fu indagata dalle autorità “per ciarlataneria”. Fu assolta perché riuscì a dimostrare le sue competenze nel settore, ottenendo un permesso speciale per “praticare la medicina”.
Muna Jassim al Kawari è stata la prima donna ad essere nominata presidente della Suprema Corte Civile in Bahrein nel 2006.
Safiye Ali, nata a Istanbul nel 1884 e morta a Dortmund nel 1952, fu la prima medica turca, spesso denigrata e aggredita dai colleghi durante tutta la sua carriera.
Mireille Balestrazzi è stata la prima donna ad essere nominata nel 2012 presidente dell’Interpool, Louise Blanchard Bethune la prima americana a diventare architetta professionista, Bessie Blount Griffin la prima afroamericana a lavorare a Scotland Yard.
Harriet Boyd, fu la prima archeologa ad organizzare in proprio uno scavo in terra ellenica. Era nata a Boston nel 1871; conclusi gli studi classici, si recò in Grecia per una campagna di scavi. È stata anche crocerossina nelle fila della Union Greek Women e ha ricevuto una decorazione al valore da parte della regina Olga di Grecia. È morta nel 1945.
Jeanne Chauvin fu la prima avvocata di Francia nel 1907. Il fotografo Marinet pubblicò in suo onore una serie di quindici cartoline umoristiche che avevano la funzione di creare consenso sulla parità di genere nell’esercizio dei diritti; ci sono ritratti di donne in uniformi militari, con la toga da avvocata, con gli abiti da pompiera.
Jeanne nacque in Francia nel 1862 e fu la prima francese a sostenere un dottorato in Diritto nel 1892, discutendo una tesi sullo “Studio storico delle professioni accessibili alle donne”, mettendo in risalto l’ineguaglianza giuridica tra i due sessi. Durante la discussione della tesi, in una grande aula della Sorbona, Jeanne venne ripetutamente interrotta da urla, schiamazzi, fischi e canti provocatori.
Christiane Desroches Noblecourt è stata la prima archeologa a guidare una missione di scavi nel 1938 e la prima donna ad essere ammessa al French Institute of Oriental Archeology. Quando era Conservatrice del Museo del Louvre, fu lei a salvare il patrimonio artistico della Nubia durante la costruzione della diga di Assuan. Convinse l’UNESCO e, mobilitando l’opinione pubblica internazionale, riuscì a salvare i templi di Abu Simbel trasferendoli al sicuro. Il suo appello fu accolto da ben cinquantasei Paesi tra cui l’Italia.

Pamela Hepburn è stata la prima donna capitana del porto di New York.
Florence Kimball fu la prima veterinaria, si laureò nel 1910 alla Cornell University, unica donna fra ventidue laureandi.

Ine Kusomoto fu la prima dottoressa e ginecologa di medicina occidentale in Giappone. Chiamata anche Oine, nacque nel 1827 e morì nel 1903. La sua vita ha ispirato un musical giapponese.
Tani Siro Dano Yacoub dal 2008 è la prima donna giudice negli Emirati Arabi Uniti; Marissa Mayer è la prima ingegnera assunta da Google.
Maria Mitchell fu la prima donna americana astronoma professionista. Nata nel 1818 e morta nel 1889, nel 1847 scoprì una cometa divenuta nota come “la cometa di Miss Mitchell”. Il re Federico VII di Danimarca, per questa sua scoperta, le conferì la medaglia d’oro. Maria fu amica di molte suffragette, cofondatrice dell’American Association for the Advancement of Women e la prima donna eletta alla American Academy of Arts and Sciences. Nel 1842, in segno di protesta contro la schiavitù, smise di indossare abiti di cotone.
Ruth Padel, nel 2009, è stata la prima a ottenere una cattedra di Poesia all’Università di Oxford, dopo trecento anni di attribuzioni al maschile, mentre Cecilia Helene Payne Gaposchkin è stata la prima a conseguire, nel 1956, la presidenza di un dipartimento ad Harvard, quello di Astronomia.

Madeleine Pellettier, nata nel 1874, è stata la prima psichiatra regolarmente assunta negli ospedali parigini. Nacque a Parigi nel 1874 in una famiglia povera: la madre vendeva frutta e verdura al mercato e il padre era un modesto vetturino con problemi di alcolismo.
Madeleine riuscì comunque a studiare antropologia interessandosi in particolare della relazione tra il quoziente intellettivo umano e le dimensioni del cranio: in quel periodo infatti si sosteneva una teoria misogina che poneva la donna in una condizione di inferiorità intellettiva dato che il cranio femminile è di norma più piccolo di quello maschile. Madeleine, disgustata dalla tesi corrente, abbandonò allora questo campo di studi, scegliendo la medicina.
Nel 1904 si iscrisse alla Massoneria, che lasciò ben presto quando si rese conto che non approvava le pratiche di interruzione di gravidanza.
Nel 1905 decise di impegnarsi attivamente in politica e sin da subito fu eletta segretaria dell’associazione “La Solidarité des femmes”. Nel medesimo anno fu tra le fondatrici del Partito Socialista Francese. Ma gli stessi compagni non comprendevano le sue istanze femministe, poiché consideravano la questione dell’emancipazione della donna secondaria rispetto alla rivoluzione proletaria. In seguito, Madeleine si iscrisse al Partito Comunista Francese che comunque abbandonò nel 1926 per aderire al Partito Anarchico.
Nel 1910 fu protagonista, insieme ad altre suffragette, di una singolare iniziativa: anche se non avevano ancora ottenuto il diritto di voto, presentarono la loro candidatura all’Assemblea nazionale francese. Candidatura che, ovviamente, fu respinta. Sempre nel 1910, dopo aver lavorato per le poste francesi, superò il concorso ed iniziò a lavorare come medica nell’ospedale della “Pitié- Salpétriere” di Parigi.
In un suo articolo dello stesso anno scrisse: “Le donne devono porre l’emancipazione del loro sesso prima della patria, perché, là dove solo gli uomini sono cittadini, non ha senso che le donne siano patriote”.
Durante la prima guerra mondiale entrò nella Croce Rossa, prestando soccorso e assistenza ai soldati di entrambi gli schieramenti.
Scrisse innumerevoli saggi e nel 1933 anche un romanzo, La femme vierge, in cui condannava sia il matrimonio che le libere unioni, affermando che “la verginità militante” era l’unico modo per la donna di anelare alla libertà.
Nel 1937 fu colpita da un ictus, ma seppur invalida continuò lo stesso a praticare aborti alle ragazze in difficoltà che non volevano avere un figlio. A tal proposito dobbiamo ricordare che, nel 1939, fu anche arrestata a causa delle interruzioni di gravidanza che effettuava nel suo ambulatorio privato ma non fu processata perché dichiarata inferma di mente.
Madeleine, colta e coraggiosa, eccentrica ed originale, si vestiva sempre da uomo: bombetta, bastone, capelli corti da ragazzo, in un completo maschile di taglio incerto. Anche se questi abiti le stavano malissimo, rifiutava categoricamente di vestirsi da donna. È morta a Epinay-sur-Orge il 19 dicembre 1939, internata in manicomio.
Negli ultimi anni, in Francia, la sua figura è stata rivalutata per il valore delle sue ricerche scientifiche.
Sempre in Francia, Olga Petit è stata la prima donna russa a diventare avvocata. Giurò il 6 dicembre del 1900, ventiquattro ore dopo l’entrata in vigore della legge che permetteva alle donne di potere accedere alla professione forense.

Louise Richardson, nel 2015, è diventata la prima rettora dell’Università di Oxford, dopo otto secoli dalla fondazione.
Virginia Rometty è stata la prima donna chiamata a dirigere, nel 2011, l’IBM dopo cento anni di dirigenza al maschile.
Margarete Schutte-Lihotzky è stata, nel 1918, la prima austriaca ad intraprendere la professione di architetta. Nata a Vienna nel 1897, è morta nel 2000, cinque giorni prima di compiere 103 anni. È suo il progetto della “Cucina di Francoforte”, la prima cucina razionalista standardizzata. Nella sua lunga esistenza si dedicò sempre al miglioramento delle condizioni della vita femminile e delle persone meno abbienti. Si impegnò nel campo dell’edilizia sociale affermando che un architetto aveva il dovere di creare un’edilizia abitativa capace di facilitare la vita alle donne. A Vienna, in suo onore, è stato intitolato un parco.
Annie Smith Peck fu la prima donna degli USA ad ottenere, nel 1881, la cattedra universitaria di Lingua Latina. La sua passione era scalare le montagne ma questo suo hobby suscitava scalpore non solo perché ritenuto “poco adatto” a una donna, ma anche perché Annie, in quelle occasioni, preferiva indossare i pantaloni invece delle gonnone che, a quei tempi, usavano le alpiniste. Quando in Perù arrivò in cima al monte Coropuna, collocò a 6425 metri di altezza uno striscione inneggiante al voto alle donne.

Ester Rizzo tratto da Le Mille i primati delle donne.

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Profilo Autore

Ester Rizzo

Ester Rizzo giornalista e scrittrice nata a Licata nel 1963. Socia fondatrice dell’Associazione Toponomastica femminile. Curatrice del volume “Le Mille: i primati delle donne” (2017) Autrice di “Camicette Bianche “ (2014) “Le ricamatrici “ (2018) “Donne disobbedienti “ ( 2019) e “Il labirinto delle perdute” (2021)

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