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    Home»Donna e lavoro»Imprenditoria femminile»Elena Rosa e gli stereotipi di genere in pubblicità
    Imprenditoria femminile

    Elena Rosa e gli stereotipi di genere in pubblicità

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre14/10/2024Updated:16/10/20241 commento5 Mins Read
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    Ho conosciuto Elena Rosa in Armando Testa, ben nota agenzia di pubblicità italiana, che lavorava come responsabile (dal 1980 al 2004) del coordinamento delle agenzie consociate all’estero, ed era stata office manager in occasione dell’apertura della sede di New York (U.S.A.),

    Poi le nostre strade si sono divise: lei da una parte a Torino, io dall’ altra a Milano nel digitale con dol’s e ci siamo perse di vista ed ora ritrovate su un argomento comune : le pari opportunità. Le ho chiesto di intervistarla per conoscere ciò che in questi anni aveva realizzato . Ed ecco la sua intervista che riporto qui di seguito.

    Da quando hai cominciato ad occuparti di stereotipi  di genere in pubblicità ? E perchè?

    Venticinque anni in una delle più grandi agenzie di pubblicità italiane, esperienza peraltro molto stimolante, mi ha fatto capire che la pubblicità e tutta la comunicazione di massa rappresenta le donne con stereotipi sessisti,
    discriminatori, oltraggiosi ed offensivi. Per combattere – e denunciare – l’immagine della donna oggetto, in alternativa casalinga perfetta o mamma felice, proposta da tanta pubblicità italiana, nel 2010 ho fondato l’associazione LOFFICINA.

    Ne esistono ancora?  La  tua attività pregressa in pubblicità  ha contribuito al tuo impegno nelle pari opportunità?

    Sono quasi scomparse le rappresentazioni di donne oggetto, oggi molti uomini in pubblicità di occupano di faccende domestiche e talvolta anche di cura dei figli, e credo che 15 anni di denunce allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria – abbiano contribuito, se non altro in parte, ad abbattere questo trend. Ma la rappresentazione stereotipata delle donne permane: sembra che non esistano donne che lavorano fuori casa, e quelle che detengono un ruolo decisionale o di potere sono rarissime.

    Non credi che spesso la pubblicità ripeta ciò  che nella società  alla fine  si pensa ed amplifichi anche gli  stereotipi  di genere?
    Verissimo: la pubblicità non nasce nel “vuoto”, rispecchia e semplifica usi, costumi e pregiudizi diffusi. Si esprime all’interno del più ampio sistema dei media ed ha grandi responsabilità perché è efficace anche quando diffonde e rafforza modelli di ruolo arcaici e sistemi di disvalori.
    Vorrei ricordare che è violenza ostacolare il pieno sviluppo della persona, permettendo il consolidarsi di stereotipi che imprigionano le donne in ruoli limitati.
    Per diffondere la cultura di parità e il principio di non discriminazione, ho promosso nel 2013 “articolotre: comunicare la parità” il primo festival della pubblicità corretta, per affermare il valore delle pari opportunità e
    combattere ogni forma di discriminazione nella comunicazione, rovesciando i criteri di valutazione che governano i premi della pubblicità.

    Ci parli della tua associazione LOFFICINA?

    Nata per denunciare la pubblicità oltraggiosa ed offensiva nei confronti delle donne, ha continuato negli anni la sua missione, ampliando i suoi obiettivi alla lotta delle violenza di genere, all’oggettivazione del corpo femminile e alla diffusione dei principi delle pari opportunità. Da sempre organizza percorsi di sensibilizzazione e formazione sui temi delle pari opportunità delle Scuole di Torino.

    Con il patrocinio della Fondazione Pubblicità Progresso, ho realizzato nel 2008 la campagna nazionale tv, stampa e affissione a favore delle pari opportunità di genere “La parità moltiplica le opportunità. Per tutti
    Nel 2010, la campagna nazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili “progetto aurora MGF io no”.
    Mentre nel 2013, la prima campagna nazionale a favore della rappresentanza femminile firmata Se non ora, quando? “Adesso, senza le donne non si governa” (se crescono le donne, cresce il paese), che ottiene il patrocinio
    della Fondazione Pubblicità Progresso.

    La campagna che stai organizzando e promuovendo LEI E’ a chi è rivolta e come è nata?

    Da troppo tempo siamo invase da messaggi che ledono i nostri diritti ed ignorano le norme legislative. Si firmano dalla parte delle donne, trasmettono informazioni false sui manifesti di tutta Italia e le diffondono nel
    web, attaccando in modo pesantissimo la nostra autodeterminazione.
    La nostra risposta è LEI E’, campagna nazionale a favore dei diritti delle donne, una ADVOCACY CAMPAIGN che informa sui nostri diritti e tutela a dignità delle persone.

    E’ costituita da 2 spot tv e 12 soggetti stampa, affissione e web, il cui fulcro dei messaggi è la libertà di scelta e l’autodeterminazione delle donne.
    Dal diritto di scegliere se portare avanti una gravidanza garantito dalla legge 194, alla parità salariale sancita dalla Costituzione; dalla denuncia della violenza maschile, riconosciuta come violazione dei diritti umani dalla
    Convenzione di Istanbul, alla tutela di chi trova il coraggio di denunciare, prevista dal Codice Rosso.
    Una campagna che mira a scardinare luoghi comuni e stereotipi sul ruolo delle donne, nel mondo del lavoro come in politica e nelle relazioni intime, che imitano la libertà e alimentano la violenza di genere che ha profonde radici culturali nel nostro Paese.

    L’obiettivo della campagna è far conoscere leggi e diritti faticosamente conquistati negli anni dalle donne, e difenderli perché valgano anche domani.
    Proposta dall’Associazione LOFFICINA e co-firmata da Senonoraquando? Torino, Break the Silence Italia e Torino Città per le Donne, è stata realizzata pro bono dall’Agenzia di pubblicità Hub09 e dalla Casa di Produzione Giorgio Risi. Il patrocinio dalla Fondazione Pubblicità Progresso ci consente di acquisire gratuitamente spazi media nazionali.
     

    La comunicazione può  aiutare la prevenzione della violenza sulle donne?

    Si, indubbiamente. La violenza sulle donne si combatte anche con una comunicazione corretta in grado di sensibilizzare, sia uomini sia donne, sul fenomeno e indurre a riflettere. Saper raccontare in maniera corretta ed efficace il fenomeno della violenza è una competenza molto importante per giornaliste e giornalisti. Purtroppo, troppo spesso la violenza contro le donne, dallo stupro al femminicidio, è narrata come raptus, come gesto persino comprensibile.


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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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    1 commento

    1. Stefi Pastori Gloss
      Stefi Pastori Gloss on 23/10/2024 14:44

      Brava Elena Rosa, “La violenza sulle donne si combatte anche con una comunicazione corretta in grado di sensibilizzare, sia uomini sia donne, sul fenomeno e indurre a riflettere”. Cit.
      Uniamoci per combattere assieme, mai mollare
      https://www.dols.it/2024/08/05/vocabolari-e-governi/
      per inciso, abbiamo un percorso lavorativo comune…

      Reply
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Appunti di viaggio.

Di Alfredo Centofanti

Bari. La città vecchia è un labirinto di vie che raccontano infinite storie. Inarrestabile è il vociare degli abitanti nel dialetto locale, dei tanti turisti stranieri, dei pellegrini che da secoli vengono qui per venerare San Nicola, amato tanto dai cattolici quanto dagli ortodossi.
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    Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Genzano di Roma nel 1978 e vive ad Ariccia. È esperta di violenza di genere e relazioni abusive, e collabora con i centri antiviolenza dei Castelli Romani, fornendo consulenza e assistenza legale alle donne vittime di violenza. È anche docente per la Regione Lazio nella formazione degli operatori della rete antiviolenza territoriale, e fondatrice e Presidente dell’associazione di promozione sociale “Crisalide Donne per le Donne”, che si occupa di consapevolezza ed empowerment femminile.

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