Riciclo, post consumo, sostenibilità

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Intervista a Catia Pollon titolare della Filatura di Soprana, azienda leader del settore tessuti riciclati.

Ci sono parole capaci di evocare la vita che ci attende fatta di uso razionale delle risorse, parole che allo stesso tempo mettono in luce l’amore per il proprio lavoro e per il mondo.

Il biellese è da sempre considerato un’eccellenza italiana nel campo dei filati e della stoffe di alta qualità, purtroppo le crisi economiche unite alle concorrenze estere hanno decimato un patrimonio prezioso. C’è chi ha saputo però sopravvivere riciclandosi e non è solo un modo di dire. Catia Pollon titolare della Filatura di Soprana, azienda leader del settore tessuti riciclati in Valdilana (provincia di Biella), conduce la sua azienda con marito e figlio ed ha trasformato la produzione tradizionale, iniziata dal padre nel ’66 con grandi sacrifici anche economici, in una tecnica di lavoro innovativa. Il riciclo, in questo caso, delle stoffe è il futuro.

Ho intervistato la signora Pollon per conoscere da vicino il suo progetto di lavoro sostenibile.

La vostra azienda, da oltre 50 anni sul mercato, aderisce al Consorzio del tessile riciclato ASTRI, avete riconvertito la produzione guardando all’ambiente. Il riciclo che è tipico dell’economia circolare è un produrre sostenibile. Come ci siete arrivati?

Aderire al Consorzio è stato un passo importante, è anche una certificazione etica nei confronti dei dipendenti che sono molto tutelati, ne abbiamo solo quattro e sono di diversa nazionalità: una marocchina, un italiano, un ucraino e un portoghese, tutti giovani e motivati.

Il riciclo è ormai fondamentale; mio papà, pur seguendo la produzione tradizionale, recuperava dagli stracci il filo di cotone per realizzare ad esempio il mocio lava pavimenti. Poi è arrivata la profonda crisi del tessile e la necessità di non arrenderci. Le nostre stoffe vengono utilizzate, nella maggior parte, per l’interno delle tute dei piloti di Formula 1 e dei rally, sono ignifughe e sopportano temperature fino a 500 gradi. La prospettiva è riuscire a far utilizzare a livello europeo una parte dei nostri tessuti riciclati anche ai Vigili del fuoco e soprattutto puntiamo al post consumo, vale a dire ritiriamo le tute dismesse dei piloti e da lì vengono riciclate per nuovi tessuti da impiegare nello stesso campo.

Ci siete arrivati per necessità ma allo stesso tempo state lavorando per l’ambiente, direi che è la nonviolenza applicata concretamente alla vita. Quanto impegno richiede la sua attività?

Richiede un impegno totale, senza passione non si va avanti. È sempre stato così ed ora ancora di più, l’ho detto anche a mio figlio che si è unito all’azienda: “Se lo fai per soldi non vai da nessuna parte perché non sei sicuro ti vada sempre bene”.

Immagino ci sia l’impegno della ricerca per trovare tessuti sempre più adatti?

Certamente, abbiamo il Centro Cotoniero Tessile a Varese e il Centro serico di Como, ogni tessuto viene certificato. Quindi un lavoro che richiede continuo impegno anche dal punto di vista delle tasse, io pago il 70% di tasse: voglio che si sappia.

Le difficoltà di un imprenditore sono sempre le stesse e continuare con coraggio e determinazione richiede un grande amore per il proprio lavoro, sì proprio quel sentimento universale tanto bistrattato è l’unico motore capace di non fermare la vita e le sue manifestazione. Amare la professione significa aver trovato dentro di sé la propria vocazione e la forza per portarla vanti, quella bellezza che per Platone è l’emanazione dell’idea suprema del Bene; per dirla in modo concreto la bellezza si mostra in ciò che l’essere umano produce e se ciò che produce è bello significa che si avvicina a quella perfezione che noi umani possiamo solo cercare di raggiungere. Il bene è in intima essenza con l’amore e l’amore come follia divina, chi ama è folle perché non segue per fortuna solo la ragione, conduce alla meta… Dobbiamo dire grazie agli imprenditori “innamorati” come Catia Pollon se l’Italia non si arrende e trova sempre nuove strade per vivere, far vivere e guardare al futuro con ottimismo.

Il post consumo è un’idea da sostenere, è la dimostrazione che si più lavorare eticamente rispettando il Pianeta e i lavoratori per costruire tutti insieme un futuro sostenibile. La parola sostenibile, ormai ripetuta ad oltranza, non deve essere una moda per mettersi in luce ma l’impegno di chi si sacrifica ogni giorno dimenticando l’orologio e la fatica.

fonte : https://www.pressenza.com/it

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Profilo Autore

Maria Giovanna Farina

Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

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