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    Home»Costume e società»Attualità»Think positive»Un anno di scuola diverso e il nostro sugo della storia
    Think positive

    Un anno di scuola diverso e il nostro sugo della storia

    DolsBy Dols18/06/2020Nessun commento6 Mins Read
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    sugo della storia
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    Quest’anno, in questo tempo diverso, faticoso, di discese e risalite, di necessarie aperture al nuovo, di baratri insondabili, di perdite e distanze, di vuoti da riempire in modo nuovo, in cui la scuola si è reinventata, il sugo della storia era ancor più necessario. Ancor più da tutti noi atteso. Forse provvisorio, necessariamente aperto.

    di Pina Arena

    “Ho imparato che tutto è importante, niente è banale o scontato: il contatto fisico o il sorriso della nonna che non vedo da tre mesi, alzarsi presto e respirare l’aria fresca del mattino, guardare il cielo mentre vai a scuola, camminare lungo il viale e salutare i vicini, una pacca sulla spalla, scoprire che siamo delicati e fragili come le foglie. Prima, correndo, nella normalità, non ci avevo mai pensato”. Sono le parole di Giuseppe, studente quindicenne.

    sugo della storiaDa anni, a giugno, chiedo alle mie alunne ed alunni, adolescenti che frequentano il liceo scientifico a Catania, di scrivere su quello che l’anno di scuola ha lasciato, insegnato, portato via o donato loro.

    Sarà una riga, saranno tante righe, un ricordo o un racconto. In libertà. Sarà il loro sugo della storia. Non è un compito, non verrà valutato. Ognuno dona all’altro i suoi pensieri, le proprie riflessioni, le proprie parole.

    Quest’anno, in questo tempo diverso, faticoso, di discese e risalite, di necessarie aperture al nuovo, di baratri insondabili, di perdite e distanze, di vuoti da riempire in modo nuovo, in cui la scuola si è reinventata, il sugo della storia era ancor più necessario. Ancor più da tutti noi atteso. Forse provvisorio, necessariamente aperto.

    Sono arrivate così, immediate, le loro parole, come se attendessero solo di venir fuori: libere, poetiche, timide o più audaci, gridate o sussurrate. Previste, ma anche impreviste.Al centro, lo sappiamo bene, la relazione fisica interrotta con le amiche e gli amici. Scrive Leonardo: “Non sogno cose grandiose, vorrei soprattutto ritrovare i miei compagni, anche senza far nulla di grandioso, mi basta parlare un po’ con loro e stare insieme fisicamente, visto che mi mancano molto…” . “Il ricordo più bello del tempo della normalità –scrive Elena-: sono quelle gomitate e risate con le compagne di scuola!”.

    Il desiderio di vicinanza va oltre: “Chi me lo avrebbe detto che avrei voluto abbracciare forte forte non solo i compagni di scuola, tutti, forte, ma anche i miei professori, sino a piangere. Mi mancano tutti” scrive Laura. “Mi manca la routine che odiavo la fatica che odiavo: alzarmi presto la mattina, prendere l’autobus alle 7, sopportare anche gli spintoni sull’autobus affollato. Però poi arrivavo a scuola…che bello” dice Antonio.

    L’emergenza ha aperto anche nuove prospettive, ha ridisegnato il loro tempo. Scrive Giovanni: “Ho scoperto la noia: per me prima era il contrario di vivere. Ora so che la noia fa pensare e scoprire. Il tempo senza corse. La noia che mi fa scoprire me stessa…perché non mi conoscevo” .

    Raccontano una diversa libertà e la scoperta della condivisione: “La libertà -scrive Elias- non è per me fare la prima cosa che ti passa per la testa . È possibilità di scegliere e scoprire, di stabilire relazioni con gli altri. È quello che è successo ora. Di riempire il tempo di cose nuove, di tante altre cose, di incontri con tante persone nuove , ho cantato “bella ciao “ alla finestra con i miei vicini e con i miei genitori. Io neanche li conoscevo i vicini che abitano qui da prima che io nascessi. Doveva arrivare la quarantena per sentirmi libero di cantare alla finestra con degli sconosciuti. Ci siamo salutati con tanto affetto. Ma chi lo doveva dire!“.

    pina arenaVolano dalla leggerezza del quotidiano alla scoperta della vulnerabilità. Scoprono il dolore della morte, che sia la perdita di una persona cara o di un essere umano sconosciuto: “Non sarà più possibile immaginare -scrive Matteo che ha 14 anni – la sera, quando chiudo gli occhi, che domani sentirò la voce del nonno, com’era prima, e mi darà coraggio. Se n’è andato e non ho potuto esserci. Non ho potuto salutarlo. Ed io ancora vorrei sentirmi dire da lui ”E dai, sorridi” . Scrive Elisa, appena diciottenne: “Un’immagine che ho ancora negli occhi: i carri militari di Bergamo che portano via le persone morte. Ho pianto anch’io per loro, per noi. Non avevo mai pensato la morte provando compassione per tutti noi.”.

    Raccontano la scoperta di sé e la nuova dimensione della compassione: “Ho sperimentato che anch’io sono fragile e che provo paura e tristezza -scrive Filippo- ho imparato che tutte queste sensazioni sono normali, e questo mi rende più umano, mi fa stare collegato alla realtà. Ho imparato a provare compassione nei miei confronti, ma anche nei confronti degli altri” .

    Raccontano l’inconfessabile: “Sa cosa ho fatto: ho chiuso gli occhi ed ho immaginato di accarezzare il volto di mia nonna. Così, lo accarezzavo. Con gli occhi chiusi!.”

    Scoprono di essere parte della natura, come i pesci di Venezia. Racconta Agatino: “Ho negli occhi le acque di Venezia tornate limpide ed il pesciolino che sembra felice, finalmente nell’acqua trasparente. Ecco questa è la nostra casa. Quel pesciolino sono io , è il mio compagno che vedo sullo schermo delle lezioni ogni giorno, anche lei , prof. Ognuno di noi è quel pesciolino. Per liberare il pesciolino dalle alghe ce ne siamo stati in casa tutti, non abbiamo inquinato, o forse solo inquinato di meno. Come andrà quando ritorneremo fuori dalle case? Spero bene per quel pesciolino. Per noi tutti” .

    Richiamano se stessi e noi adulti al dovere della memoria. Scrive Angelo: “Non dobbiamo dimenticare: questo ho capito. Dimenticare quello che abbiamo vissuto. Dimenticare la gratitudine, la solidarietà, la paura. Non dobbiamo dimenticare chi ha fatto sacrifici per tutti: che i medici ci hanno curato, che i prof ci hanno dedicato ore ore ore, che i genitori pensavano solo a noi. Ho negli occhi il medico con il segno della mascherina sul viso. L’aveva tenuta tante ore. Come si fa a dimenticare? ”

    Ci proiettano verso il futuro, suggerendo nuove coordinate. Due le parole parole-chiave di Vittorio e Francesca: gratitudine, condivisione.

    “Siamo fragili . Non lo sapevamo . Non volevamo saperlo. Lavorare sempre. Correre sempre. Ora ci siamo fermarti. Ci siamo guardati allo specchio. Ora abbiamo scoperto la morte: quella degli altri, e quindi la nostra. Perché il virus viaggia senza limiti. Ci salverà solo la compassione, l’umana vicinanza, la condivisione”.

    “Non sento più nessuno ringraziare medici e infermieri. Perché? Abbiamo dimenticato tutto. No, non è questa la via!”.

     

     

    scuola
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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia A https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia

Aspettiamo con ansia l’imminente uscita del La trama fenicia del mitico texano.

La trama fenicia (The Phoenician Scheme) è il 13* film diretto da Wes Anderson, 56 anni, e da lui scritto con il 60enne Roman Coppola, segnando così la loro sesta collaborazione.
    Rose rosse per me Rose rosse per me
    Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbi Storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbigliamento italo africano. Nasce dall’incontro tra Valeria Zanoni e Cheikh Diattara Lui senegalese e sarto, lei italiana ed esperta di comunicazione. Prende origine da questa amicizia, dalla voglia di creare qualcosa di bello insieme e di condividerlo.

https://www.dols.it/2025/05/09/amici-di-ago-e-filo/
    di Eugenio Alberti Schatz L’8 maggio si è inau di Eugenio Alberti Schatz

L’8 maggio si è inaugurata al Museo di Arte Occidentale e Orientale la mostra di Анна Голубовская (Anna Golubovskaja dal titolo Punti di attrazione (2022-2025).

https://www.dols.it/2025/05/11/punti-di-attrazione-di-anna-golubovskaja/
    Dicono di TE …. Ti sei divertita con “I nomi Dicono di TE ….

Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

Ora fai un passo avanti e segui i suggerimenti per una nuova scrittura “metaforica”!
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    Rose di maggio Rose di maggio
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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
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A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
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C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
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Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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