Cosa accade quando cambi prospettiva?

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“Segui le tue passioni”: riflessioni su volontariato, lavoro e tempo libero.

Cosa accade quando cambi prospettiva?

Come ho già avuto modo di raccontare, la scelta di lasciare il lavoro e la famiglia, a 27 anni, per un’esperienza di volontariato all’estero non è stata facile. Ho scelto di alimentare un sogno, chiamato cooperazione internazionale. Ho cercato di dare una chance agli anni trascorsi tra i banchi dell’Università ad imparare qualcosa sulla politica, sull’Europa e sui diritti umani.
“Segui le tue passioni e domani non avrai rimpianti”. Questo è ciò che continuavo a ripetermi, quando ho deciso di partire.
Alla fine, questa ricetta ha funzionato? Ecco una breve lista di aspetti che vorrei condividere con voi, lettrici e lettori di Dol’s.

Il mio errore
Quando ho iniziato a lavorare, ho letteralmente accantonato il volontariato (e l’attivismo) che tanto mi aveva dato nel corso degli ultimi anni. Pensavo di aver poco tempo per continuare a portare avanti le mie attività extra, e ho scelto di lasciare tutto, tranne la scrittura (grazie Dol’s!).
Ironicamente, penso di aver mal interpretato il concetto di decluttering, “fare spazio”. Bisognerebbe ricordarsi di eliminare solo ciò che non fa stare bene e che non serve.
Io avevo eliminato quasi tutto, tranne relazioni tossiche e il lavoro. Vivevo per lavorare… tremendo errore.
Ho capito che il lavoro non deve definire ciò che siamo. Si può non avere il tempo per fare tutto, ma non si può solo lavorare, a meno che non si voglia impazzire.

L’ambizione
Ho avuto modo, recentemente, di confrontarmi con una persona che lavora nel contesto della cooperazione/mobilità internazionale. Ho esternato l’ambizione di voler lavorare per una ONG (Organizzazione Non Governativa) e non solo gratuitamente. Dopo quella conversazione, ho riflettuto. Chi dice che la cooperazione debba essere il perno della mia carriera? Molte persone impegnate nel no profit lavorano senza quasi vedere un soldo, e spesso non è la prima professione. Una chiamata, la vocazione, la più grande passione… ma si può anche accettare che non sia ciò che ti darà da mangiare. E se fosse questa cieca ambizione a non farci apprezzare quello che già abbiamo? E se fosse l’equazione “passione=lavoro” a farci detestare la nostra professione?

Accettare non vuol dire arrendersi.
Magari vuol dire solo dare a se stessi l’opportunità di mettersi in gioco in diversi contesti pur valorizzando le proprie qualità.

Cosa ti piace fare?
Ho imparato che per sentirmi davvero bene devo trasmettere qualcosa agli altri e dare una mano a chi ha bisogno d’aiuto. Prestare l’orecchio a chi vuol parlare. Trasferire conoscenze e riflessioni a chi cerca stimoli.
E a voi cosa piace fare? Avete esplorato i canali attraverso cui attivarvi? In cosa siete bravi? Questo è un ottimo punto di partenza per iniziare una vita professionale e personale appagante.

Trascorrere un anno all’estero, respirando e trovando di nuovo il tempo e lo spazio per aiutare gli altri, scattare fotografie e migliorare il mio inglese, ad esempio, mi sta aiutando a guardare all’esistenza da un nuovo punto di vista. A volte, è solo questione di atteggiamento.
gli altri, scattare fotografie e migliorare il mio inglese, ad esempio, mi sta aiutando a guardare all’esistenza da un nuovo punto di vista. A volte, è solo questione di atteggiamento.

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Profilo Autore

Angela Carta

28 anni. Dopo due anni come operatrice di uno sportello anti-violenza e un anno di volontariato in Ungheria come youth worker, ho scelto di diventare educatrice professionale. Già specializzata in Tutela dei Diritti Umani, mi occupo oggi di HRE, violenza di genere, educazione videoludica e attività di gioco e team building.

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