L’utopista Ursula Le Guin si è incarnata nelle donne dei nuovi movimenti, #metoo, #timeup, in Italia #quellavoltache. Nelle donne che si avvicinano, si prendono per mano, provano a immaginare un mondo nuovo, un mondo diverso.
di Clelia Farris (Toponomastica femminile, Cagliari)
Ursula Le Guin ci ha lasciato. Si annoiava a vivere in questo prevedibile pianeta in cui gli oggetti cadono verso il basso e gli idioti salgono verso l’alto – in certi paesi diventano addirittura presidenti – e ha pensato bene di scappare su un altro pianeta.
Come i suoi personaggi, irrequieti, curiosi, pieni di domande, anche la scrittrice doveva sentirsi fuori posto in un luogo dove le donne sono insultate, denigrate, uccise ogni giorno.
Probabilmente la sua nuova destinazione è un luogo simile al pianeta Anarres, comunità anarchica fondata da Odo, una donna. Molti filosofi e scrittori hanno immaginato società in cui non esiste la proprietà privata, il lavoro di cura è svolto da uomini e da donne e l’essere umano rispetta l’ambiente naturale, ma per Le Guin solo una donna può realizzarla.
Anarres è la società (quasi) felice al centro del suo romanzo I reietti dell’altro pianeta, e nel saggio La necessità del genere Ursula Le Guin ha sostenuto che “il principio femminile è, o almeno è stato nella storia, fondamentalmente anarchico. Tale principio valorizza l’ordine sociale senza che vi sia coercizione e si contrappone al modo autoritario e gerarchico di amministrare i rapporti umani.”
Tuttavia alla scrittrice non sono sfuggiti i limiti della teoria anarchica.
Nella (apparentemente) perfetta Anarres c’è una mutazione negativa: gli scienziati e gli artisti non sono più in grado di generare il nuovo.
Una stasi molto simile a quella dell’odierna società occidentale, nella quale si procede rimasticando il già fatto, senza trovare una via diversa, uno sguardo altro che conduca alla nuova società.
Avremmo bisogno anche noi di una Odo che ci indichi la via.
O forse ce l’abbiamo.
L’utopista si è incarnata nelle donne dei nuovi movimenti, #metoo, #timeup, in Italia #quellavoltache. Nelle donne che si avvicinano, si prendono per mano, provano a immaginare un mondo nuovo, un mondo diverso.
L’immaginazione, la facoltà più umana di tutte, è il sostrato naturale delle idee. “Con l’immaginazione”, sottolinea Le Guin, “si può arrivare a formulare la teoria della relatività e si possono mettere le basi di una società nuova.”
In un’intervista del 2004, rilasciata alla rivista Anarchy, le viene chiesto se riscriverebbe oggi I reietti dell’altro pianeta, e lei risponde “le mie idee in fatto di anarchia non sono cambiate, ma lo sono io. Un romanzo è fatto di idee, belle, solide, durature, ma anche di corpo, e i corpi sono anarchici e inaffidabili.”
In poche righe i capisaldi del femminismo ci sono tutti: abbattere l’autoritarismo, confidare nelle idee ma tenere in considerazione il corpo.
I corpi, maschili e femminili, sono al centro dell’altro suo più famoso romanzo La mano sinistra delle tenebre, nel quale prova a immaginare una società senza sessismo. I suoi membri non sono né maschi né femmine, assumono l’uno o l’altro sesso in modo casuale per cinque giorni al mese, dopo di che ritornano neutri.
Romanzo ambizioso e affascinante, che tuttavia non riesce a descrivere appieno la pretesa neutralità sessuale dei suoi personaggi, e questo, secondo me, prova l’indissolubile legame col sesso al quale siamo socializzati dalla nascita, l’impossibilità di saltare oltre la nostra ombra. E tuttavia, aver tentato una strada così ardua va ascritto al merito di Le Guin.
A questo punto non ci resta che portare avanti la rivoluzione femminista e cercare un radiotelescopio con cui lanciare un messaggio nello spazio: Ursula, torna, siamo cambiati!
Clelia Farris
Nata a Cagliari nel 1967, scrittrice di fantascienza.
Ha pubblicato con Delos Books i romanzi RupesRecta, Nessun uomo è mio fratello e La madonna delle rocce.
Con Future Fiction, La pesatura dell’anima, La giustizia di Iside e il racconto Chirurgia creativa.
Finalista al premio Urania 2016 con il romanzo Necrospirante.