Focus degli equLibri polignanesi, ressegna di autori ed autrici voluta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Polignano, a Palazzo san Giuseppe nel borgo antico di Polignano, con la giornalista Giuliana Sgrena, nell’ambito del suo tour insieme all’associazione UAAR, Unione degli Atei e degli agnostici Razionalisti.
Prendendo spunto dal libro di Giuliana Sgrena “Dio odia le donne”, appena pubblicato dalla casa editrice Il Saggiatore, hanno dialogato con l’autrice, Francesca Pietrocola, Operatrice culturale UAAR di Bari e Annella Andriani, facility comunication manager, sulle radici bibliche del patriarcato e dell’oppressione storica nei confronti delle donne nell’osservanza delle tre religioni monoteiste: cristiana, ebraica e mussulmana.
Hanno introdotto l’evento Marilena Abbatepaolo, Assessora alla Cultura del Comune di Polignano, e Maria Schirone, coordinatrice UAAR Bari. Intermezzi musicali sono stati eseguiti dalla magistrale Teresa Barbieri.
E se Dio odia le donne, probabilmente odia l’umanità intera.
Perché non c’è liberazione dell’umanità che non coinvolga le donne.
E tuttavia “Dio odia le donne” rafforza una certezza: quanto sia umano, e solo umano, questo odio.
Cosi ha scritto della serata Maria Schirone:
“Serata molto partecipata martedì 24 maggio, a Palazzo S. Giuseppe nel centro storico di Polignano a Mare.
Con Giuliana Sgrena*, autrice del libro”Dio odia le donne” (ed. Il Saggiatore), hanno dialogato Marilena Abbatepaolo, Assessore alla Cultura che ha organizzato il FOCUS nell’ambito della manifestazione “Equilibri Polignanesi” e che ha aperto la serata; Francesca Pietrocola, operatrice culturale UAAR, Annella Andriani, scrittrice, animatrice del Premio letterario LibriaMola (peraltro conferito nel 2010 proprio alla giornalista), e Maria Schirone, coordinatrice dell’UAAR (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti) della provincia di Bari, che ha proposto l’iniziativa.
Come ha osservato Maria Schirone, il titolo, di forte impatto, dichiara subito di cosa vuole occuparsi: del supporto biblico al patriarcato e alla sottomissione della donna.
Certo, come UAAR sarebbe un nonsense affermare che proprio “Dio”, o qualunque altra divinità, abbia in odio le donne; e non lo sostiene neppure l’Autrice, dichiaratamente atea, come lei stessa ha precisato: conclusione a cui è giunta attraverso un processo di riflessione personale, rintracciando nella religiosità un “bisogno”, che tuttavia non ha avvertito neppure nei drammatici momenti del suo rapimento in Iraq.
Non una qualche divinità, quindi, ma- come ha analizzato acutamente Francesca Pietrocola, nell’introdurre la sua domanda – soprattutto il Dio biblico monoteista, creato ad uso degli uomini delle nuove società patriarcali, che trovavano in esso una legittimazione ideologica, culturale, teologica, che soppiantasse anche a livello simbolico le più arcaiche e diffuse società matriarcali, così ben individuate dall’antropologa e archeologa Marija Gimbutas, citata anch’essa nel libro della Sgrena.
Da lì una successione di miti ed atti di oppressione su quella che fino ad allora era venerata come la vera forza creatrice, la forza femminile, la Madre Terra.
E dunque, si chiedeva Francesca: la vera liberazione delle donne potrebbe passare attraverso questa consapevolezza e, in definitiva, attraverso l’approdo all’ateismo?
A questa domanda, la giornalista ha risposto che la strada verso tale presa di coscienza è lunga e difficile, e basterebbe una società LAICA, che garantisse il rispetto di ciascuno, di ogni scelta e di ogni individualità.
Riferendosi al mondo occidentale e mediorientale, Giuliana Sgrena ha fatto una disamina dei soprusi verso le donne, sostenuti da un’origine giustificazionista presente nelle Scritture considerate sacre dalle tre religioni monoteiste. Il quadro che ne emerge è desolante: una lunga teoria di violenze, fisiche, psicologiche, divieti, espedienti in base ai quali le donne diventano perfino invisibili; pregiudizi che compromettono la salute e finanche la vita delle donne in caso di eventi biologici normali, come le mestruazioni o il parto.
Pregiudizi che permangono anche nella cultura cattolica, se è vero che è da lì che discende ogni ossessione, dalla “impurità” che esclude le donne dal sacerdozio, all’ossessione opposta, quella della verginità e della celebrazione della Vergine per eccellenza, considerata mai toccata e perfino essa stessa “concepita senza peccato”, secondo i dogmi della Chiesa ,intendendo per peccato il normale atto sessuale.
Annella Andriani ha sottolineato come tutto sembra discendere dalla presunta colpa di Eva e del simbolismo della subalternità che deriverebbe dalla famosa “costola di Adamo”.
Ricco il dibattito e gli interventi in sala, anche a confutare le interpretazioni bibliche dei Padri della Chiesa; dettaglio rispetto al quale Nino Sisto, socio UAAR, ha precisato che mentre le interpretazioni possono essere diverse, tuttavia, chi si dichiara “cattolico”, ovvero appartenente alla Santa Romana Chiesa Cattolica e Apostolica non può prescindere dalle interpretazioni di essa, determinate dai Concili, encicliche, atti ufficiali; altrimenti si è altro.
Molto significativo l’intervento di Marilena Abbatepaolo che ha citato le le ricerche del prof. Otranto sulle fonti storiche delle origini del Cristianesimo, che mostrano un rapporto con il femminile molto diverso, anche in senso paritario – es. verso il sacerdozio – da ciò che accadrà più tardi, a partire dal IV secolo, quando la Chiesa si struttura in “potere”.
Gli intermezzi musicali di Teresa Barbieri, che canta e studia danza nell’ottica delle altre culture del mondo, hanno aggiunto suggestioni di alta qualità. L’artista nel 2014 ha fondato il Progetto Flamenco “El Barrio Libertad” e collabora a “Historicanti”.
Insomma, una serata piena di spunti, di riflessioni. Il discorso, come ha precisato Maria Schirone chiudendo la serata, è tutt’altro che concluso: è appena cominciato.”
* Giuliana Sgrena: giornalista del quotidiano “Il manifesto”, reporter impegnata “sul campo”, autrice di numerosi saggi sulla condizione delle donne in Medio Oriente, è insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua attività di giornalista e scrittrice.
1 commento
La Parola di Dio umilia forse le donne o le considera inferiori?
Il termine ebraico per donna è ‘Ishshàsh’, che letteralmente significa ‘uomo femmina’.
No, l’uomo e la donna sono entrambi importanti allo stesso modo, si completano a vicenda, leggere Genesi 2:18 da confrontare con 1 Corinzi 11:11-12.
PER APPROFONDIRE:
QUALE E’ IL RUOLO DELLA DONNA NEL PROGETTO DEL PADRE YAHUVEH? – VERA ASSEMBLEA DISCEPOLI DI YAHUSHUA
http://www.assembleadiyahushua.it/quale-e-il-ruolo-della-donna-nel-progetto-del-padre/#ixzz4g85PtCfV