Percentuale di donne elette in Puglia 11,8%, che equivale a dire 5 donne in Consiglio Regionale e 45 uomini…
Sono giorni che rifletto, analizzo, scompongo e ricompongo le mie idee su queste ultime elezioni regionali.
I dati non lasciano spazi a letture oltre le righe o a interpretazioni filosofiche:
E’ abbastanza pubblico il fatto che io abbia votato un uomo per il quale, con il movimento di cui faccio parte, ci siamo abbondantemente spesi in questa campagna.
Ma non mi sento “incoerente” con questo: non voto donna in quanto donna e scelgo persone quanto più vicine possibile al mio sentire la politica.
Probabilmente avrà anche giocato un ruolo importante la sfiducia nel panorama complessivo che mi ha fatto presagire che i risultati sarebbero stati, ahimè, quelli che poi si sono rivelati
Mi è più volte ritornato alla mente ciò che ho avuto la sfortuna di sentire il 26 febbraio quando vi è stato il Consiglio in cui si sarebbe dovuto votare per l’introduzione della doppia preferenza:
“……….permettere la doppia preferenza significa consegnare la politica in mano ai poteri forti di tipo economico e criminale….”.
“possiamo permettere che le donne entrino in politica…. ma bisogna prima riformare i servizi sociali in modo che le donne abbiano il supporto che permetta loro di occuparsi della casa, della famiglia e fare politica.”
E via dicendo……
I presupposti erano questi e dunque i numeri sono quelli che disegnano alla perfezione questa realtà.
Personalmente ho avuto un forte moto di rabbia e indignazione nei mesi successivi (non che ora vada meglio…), io e credo tante altre, ci siamo chieste perché, se valeva la pena combattere contro un sistema in cui non riesci ad entrare e che ti sbatte muri di pregiudizi che neanche un’esplosione atomica riuscirebbe ad annientare.
Ci siamo regalate un “contentino” di donne capolista nel PD, ma consce che a nulla sarebbe servito e la campagna elettorale non ha fatto molto rumore in generale (pochi comizi e quei pochi con partecipazione veramente risibile) e ancor di più, poco e nulla si è sentito su candidate e loro programmi.
Sapevamo che non avremmo avanzato di un solo passo, anche se ora si parla di equa suddivisione di assessorati (che pure è cosa) pescando all’esterno delle elette e non oso immaginare cosa accadrà con chi rivendicherà il “raccolto” portato a casa.
Prima o poi arriverà la riforma di questa incongruente e farraginosa legge elettorale (speriamo di vederla….), ma nel frattempo assistiamo a radicamenti di stereotipi che permettono ad un rettore di università di premiare un concorso di bellezza indetto per aggiudicare il titolo di studentessa universitaria più bella di Roma con un premio consistente in un buono da spendere in una clinica estetica……
Tutto questo contribuisce a rimuovere la nostra soggettività in quanto donne, oltre che la nostra intelligenza negandoci l’autorevolezza che spetta al genere umano, maschile o femminile che sia.
Credo che noi tutte aspiriamo al risultato di competere con gli uomini, dove per competere non si intende andare uno/a contro l’altro/a armati /e, e cito Gianna Mazzini e Giovanna Galletti di LABODIF che stanno facendo un meraviglioso lavoro sul significato delle parole:
analisi etimologica – cum (con, insieme) e petere (andare verso).
Il significato suggerito è quindi andare insieme, convergere in un medesimo punto.
Ma la meta è lontana….