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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Perchè ridiamo?
    Costume e società

    Perchè ridiamo?

    Cristina ObberBy Cristina Obber11/02/2013Updated:20/06/20144 commenti2 Mins Read
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    di Cristina Obber

    Mi sono chiesta perché Berlusconi abbia inscenato un siparietto che sa così tanto di muffa.
    Lui non fa niente a caso, è tutto fuorché sprovveduto.
    E allora perché buttarci in pasto –ancora???- la sua volgare arroganza di fronte al corpo di una donna?
    Forse perché il nuovo Berlusconi non piace abbastanza?
    Perché la sua veste di anziano redento non convince nemmeno il pubblico di Barbara d’Urso?
    Perché non basta ricoprire Francesca Pascale con il candido talleur di Mara Venier per farla assomigliare ad una fidanzata?
    Perché i sondaggi gli dicono che spararle grosse su Imu, tasse, e altre quattro cose d’effetto funziona perché lui piace spudorato, spericolato e spregiudicato fino in fondo?
    Perchè allora è meglio non offuscare  quel maschilismo che non prova vergogna nell’umiliare una donna, che sia un’estranea in un ambito professionale o una ragazzina alla quale palpare il sedere dopo una cena elegante?
    Sul palco ridevano, ma anche tra il pubblico qualcuno rideva e sorrideva.
    Ma di che?
    La malcapitata rideva d’imbarazzo, immagino non sia stato facile trovarsi in quella situazione.
    Ma gli altri mi chiedo di cosa ridevano?
    E il suo elettorato si riconosce in questo?
    Io non credo.
    I giovani no di certo. Sono più diretti, più onesti, più puliti.
    Non hanno bisogno di barzellette e battutine per dichiararsi. Non si nascondono. E sono ben altro.
    E allora chi c’era dietro quei ridolini in sala?
    Lui? Lei? O una parte di noi?

    berlusconi elettorato Elezioni 2013 viene?
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    Cristina Obber
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    Cristina Obber è nata a Bassano del Grappa il 9 novembre 1964. Iscritta all’ Ordine dei giornalisti, ha collaborato per cinque anni con un quotidiano vicentino. Nel 2008 ha pubblicato “Amiche e ortiche” con Baldini Castoldi Dalai, affresco dolce-amaro dell’amicizia al femminile. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla violenza sessuale, "Non lo faccio più" ed. Unicopli che ha dato vita ad un progetto scuole e al blog nonlofacciopiu.net. Nel 2013 ha pubblicato per Piemme editore il libro Siria mon amour, storia vera di una 16enne italo-siriana che si è ribellata ad un matrimonio combinato. Nel biennio 2009-2010 ha pubblicato con Attilio Fraccaro editore “Primi baci” e “Balilla e piccole italiane”, due libri in cui ha raccolto ricordi del primo bacio e ricordi del mondo della scuola nella prima metà del novecento. Collabora con Dol’s, il sito delle donne on line da svariati anni. Si occupa di tematiche legate ai diritti. Il 25 novembre 2011, giornata internazionale contro la violenza sulla donna, esce il suo primo e-book dal titolo La ricompensa (edito da Emma books), che si apre con una citazione di Lenny Bruce: La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. Il suo ultimo libro è ''L'altra parte di me’’, edito da Piemme, una storia d’amore tra adolescenti lesbiche.

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    4 commenti

    1. paola on 11/02/2013 17:36

      Penso che non sempre occorre trovare risposte alle nostre domande. O meglio ci sono domande che contengono già la risposta.
      La risposta è contenuta nell’ultima tua riga dell’articolo.
      Io penso che l’unico modo per dissolvere questo personaggio sia quello di non offrirgli la nostra attenzione.
      Ogni volta che ci scagliamo “contro”…forse diamo maggior enfasi proprio a quell’aspetto.
      Per il resto possiamo solo attendere che l’intelligenza,il buon senso e la saggezza di questo popolo martoriato da tanta incapacità si SVEGLI e ricominci a credere che nonostante le difficoltà profonde…nulla si ferma. In natura le piante ogni anno riprendono a vivere, nonostante rami resi inerti dal gelo o bruciati dal troppo sole…ci vuole tempo..i cambiamenti veri sono quelli che avvengono nel lungo tempo, gli altri sono solo miraggi.

      Reply
    2. grazia on 11/02/2013 21:05

      si ride anche per imbarazzo, facemdolo passare per educazione davanti al potente o almeno a quello che si crede tale.
      Lo squallore del personaggio, ormai un Fastaff liftato e ancora con le battute sulle donne..ma quel che è peggio, sempre con giovani …magari subordinate, stagiste
      pagate 15 euro l’ora meno ritenuta d’acconto….molto meno “atrezzate” e fameliche delle sue olgettine, pagate e mantenute per le sue cene “eleganti”: Questo si che è orribile, che Fastaff liftato si sente di fare le sue becere batture battute a proprio a tutte…a quelle
      che mantiene (pardon aiuta) …e per i soldi…. e a quelle che lavorano.
      Si si ride per non piangere (non nuovissima….ma ..)

      Reply
    3. Cristina Obber on 11/02/2013 22:49

      Concordo Paola sul fatto che sia meglio non dargli spazio, non pubblico mai sue foto e ne parlo raramente, ma qui era sul pubblico che volevo portare l’attenzione, sul perchè ride la gente, perchè è questo che mi ha maggiormente rattristato. il tempo mi sembra che qui remi contro, che passi per farci dimenticare anzichè rinforzarci, non trovi?

      E non voglio ridere per non piangere. voglio ridere se ho voglia di ridere e piangere se ho voglia di piangere.
      dovrebbe/potrebbe essere tutto più semplice.

      Reply
    4. beas on 12/02/2013 14:43

      Ho letto recentemente un articolo in cui l’autrice si interrogava sul perchè la donna non abbia reagito. “Sarebbe diventata un eroina”.
      Che fesserie. Qui in Italia siamo convinti che per cambiare le cose debba sempre arrivare qualche eroe. O eroina. Ma perché? Perchè l’autrice di quell’articolo è stata più veloce nell’accusare- perché di accusa alla fine si tratta- la dipendente della Green Power piuttosto che chiedersi come mai tutti i presenti se la ghignavano? Più veloce a dire “beh in effetti non molte donne sono come me” (come dire “cazzute” come me, io , che avrei risposto a QUELLO LI), più veloce a dire “ormai lui lo conosciamo” (ormai ci siamo abituati sì, l’abitudine fa proprio bene), INVECE CHE puntare il dito contro quella massa che era tutt’altro che silenziosa. Scrivendo ti rendi conto che è qui il problema, sono le masse ghignanti, sornione, cafone, viscide. Difficili da circoscrivere e da additare. COSA AVREI FATTO IO? Non lo so. Magari avrei avuto paura di ritorsioni. Magari prima di pensare a cosa rispondergli mi sarei preoccupata di avere dietro i miei capi, sornioni pure loro. O semplicemente sarei stata presa così alla sprovvista da non avere altre parole. Solo imbarazzo. Non avrei proprio voluto essere nei suoi panni. E non so se mi da più fastidio Berlusconi, o le persone che si stanno sbrodolando addosso scrivendo articoli su quando ci voglia coraggio per essere DONNEVEREE. Mi chiedo: possibile che in quella folla, che per definizione è anonima, nessuno abbia avuto voglia di urlare qualcosa (per la serie gli uomini veri che erano lì in maggioranza)? Ma è possibile che vivere in pace col tuo sedere, col tuo sesso, col tuo corpo femminile, debba essere un’impresa eroica? L’ITALIA HA BISOGNO DI EROI. Sta bene sul manifesto pubblicitario della Ceres, e soltanto lì. Aspettiamo gli eroi, sì, come no. Io non voglio essere un’eroina, mi irritano i 50enni che guardano a noi come la generazione che dovrà tirare fuori dal cilindro chissà quali gran conigli. Essere cittadini normali è difficile. Essere persone giuste è l’impresa. Altro che eroi. Credere nei super poteri dell’Italia che verrà: donne vere e uomini veri? No grazie, donne e uomini. Che in certe cose non ci troveranno più niente da ridere.
      Ciao!

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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