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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Papà in prima linea
    Costume e società

    Papà in prima linea

    Francesca LemmiBy Francesca Lemmi01/02/2013Updated:26/08/20141 commento5 Mins Read
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    papa va al lavoro
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    E’ in atto una progressiva maggiore partecipazione della figura paterna nell’accudimento dei figli, come anche un loro maggiore coinvolgimento emotivo nella relazione.

    Le donne di oggi, multitasking, testosteroniche, vulcaniche ed energiche, capaci di reggere carichi al limite dell’umano, alla costante ricerca di incastri per equilibrare e integrare lavoro e figli, troppo spesso si trovano a fare i conti con un importante livello di stress e di tensione, che a lungo termine può determinare anche disequilibri e malesseri psicofisici.
    E’ vero che la società di oggi, soprattutto quella italiana, non agevola la conciliazione famiglia e lavoro, che le donne sono penalizzate sul versante lavorativo sia nella ricerca del lavoro, sia nell’accesso a ruoli e incarichi importanti come anche negli stipendi.
    E’ vero anche che in virtù di stereotipi socio-culturali difficili a mutare, ci si aspetta che una donna quando diventa madre, faccia prima di tutto la mamma e che metta i figli al primo posto, spesso anche a condizione di sacrificare o rinunciare al lavoro.
    Tutto assolutamente reale.

    Tuttavia è altresì vero che anche noi donne, diciamo la verità, spesso aggiungiamo la nostra dose di responsabilità nel determinare una condizione individuale di sovraccarico e quindi di stress.
    Infatti sebbene ci siano ancora realtà, soprattutto al centro-sud e in situazioni di piccolo paese, in cui l’uomo di casa è quello che delega incombenze domestiche e cura dei figli totalmente alla moglie sulla falsa riga di passati schemi socio-culturali e di stereotipi di genere, è altresì vero che oramai da qualche tempo le cose stanno cambiando.
    Questi cambiamenti non riguardano solo le donne, in quanto ad oggi capaci di non relegarsi unicamente e solamente al proprio ruolo di madri e proiettate ad investire anche nel lavoro e quindi alla ricerca di una realizzazione personale, ma interessano anche gli uomini e i padri di famiglia.

    I dati in letteratura attestano una progressiva maggiore partecipazione della figura paterna nell’accudimento dei figli, come anche un loro maggiore coinvolgimento emotivo nella relazione con essi. E questo trova riscontro reale in molte famiglie italiane, dove non è più inusuale trovare il papà che cambia il pannolino al figlio oppure gli dà la pappa o gli fa il bagnetto, come descritto in modo ironico e simpatico nell’e-book semi-serio “SOS papà” di Sandro Simone.

    Quali sono i motivi che alimentano questo progressivo cambiamento dei papà di oggi?
    Il maggior coinvolgimento dei papà nella cura dei figli risponde sicuramente ad esigenze familiari reali e concrete, in quanto spesso le donne e madri di famiglia sono impegnate anche outside con il lavoro, per cui necessitano di un supporto nel far fronte al carico familiare, ma non solo.
    Infatti il cambiamento più importante, a mio avviso, non è solo e tanto quello pratico e concreto ma quanto piuttosto psicologico: i papà di oggi VOGLIONO e spesso CHIEDONO di essere più presenti e coinvolti nella cura e nella crescita affettiva dei figli, fin dall’inizio.
    La prima grande rivoluzione è stata sicuramente la possibilità data loro ed esercitata dalla maggior parte della popolazione maschile, di poter assistere al parto. Il papà ha la possibilità di vivere insieme alla compagna le sensazioni emotive legate al travaglio e quindi all’arrivo del figlio, con tanto di taglio del cordone ombelicale e possibilità di rimanere accanto a lei e al figlio nelle ore e nei momenti delicati iniziali.
    I “nuovi padri” – come si intitola l’interessante libro di Francesca Zajczyk e Elisabetta Ruspini (2008) – vogliono essere in prima linea insieme alle compagne, vivono la paternità come un compito da coltivare e assolvere in modo presente e costante, con una dedizione e un trasporto affettivo che finalmente si sentono liberi di esprimere apertamente.
    Infatti ad oggi accanto ai papà tradizionali che continuano la propria strada professionale e personale a prescindere dall’arrivo dei figli, ce ne sono, al contrario, molti altri che scelgono o sceglierebbero, se solo fosse possibile, di ridurre il carico lavorativo pur di avere spazio e tempo per potersi dedicare alla crescita e alla cura dei figli, riscoprendo una dimensione di paternità affettiva e accudente che non ritrovano nei modelli maschili dei padri e dei nonni.

    Sebbene qualcosa stia veramente cambiando in merito al ruolo femminile/materno e a quello maschile/paterno come anche nell’organizzazione familiare, ancora molto deve essere fatto perché l’indice di asimmetria in merito alla cura dei figli e della casa vada sempre più ad assottigliarsi e ci sia, pur nelle proprie specificità e differenziazioni, una maggiore equità e interscambiabilità dei due partner sul fronte familiare e domestico alla stregua di un impegno da parte di entrambi sul versante lavorativo, soprattutto tenendo di conto che questo sembra andare in linea con esigenze e aspettative sia della donna madre di famiglia sia con il padre moderno che, come abbiamo visto, chiede di essere più coinvolto e partecipe.
    Affinché ciò possa veramente concretizzarsi, è necessario da una parte, che le donne imparino a saper anche delegare e quindi coinvolgere i compagni nella cura dei figli lasciando lo scettro e la corona di regine del focolare e dall’altra, che gli uomini concretizzino questo desiderio e questa spinta alla paternità in un sempre più solido, reale e tangibile supporto nella cura dei figli in modo costante e continuativo.

    delega Papà in prima linea. conciliazione
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    Francesca Lemmi
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    Dr. Francesca Lemmi, Psicologo Clinico, Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Sessuologa. Dopo un’esperienza pluriennale nella realtà ospedaliera, svolge attività di psicologo e psicoterapeuta con bambini, adolescenti, adulti e coppie come libero professionista. Inoltre si dedica ad attività di formazione, in particolare nell’ambito della genitorialità, della coppia e della psicologia e pedagogia di genere. In virtù del grande interesse per la materia della famiglia, coppia e figli, da molti anni si dedica ed esercita anche nell’ambito della psicologia giuridica in situazioni di separazione/divorzio e affido minori.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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