Autore: Stefi Pastori Gloss

“In tempi in cui sono più gli scrittori dei lettori, vedermi portata a cena da sconosciuti leggitori pur di poter acquistare i miei libri al di fuori del caos del Salone del Libro, è una gratificazione enorme che acquieta il karma da #maestrinadellapennarossa, ma che dà anche la misura dello sforzo nel trasformare lo spropositato ego artistico in qualcosa di utile per il prossimo.” Sono le parole con cui si presenta Stefi Pastori Gloss. Ghost writer per chiunque abbia idee, redige un blog di recensioni, il cui nome si ispira a un film di Nanni Moretti, perché lei stessa fu sceneggiatrice. Nei Novanta lo fu anche per Verdone, solo una femminista come lei può scrivere le battute del maschilismo più becero. Forse in reazione all’asettica scrittura da sceneggiatrice, oggi si ritrova a scrivere tra Dante e D’Annunzio. Lettrice selezionatrice di opere prime sotto contratto, giudice arbitra del Torneo IoScrittore, i suoi romanzi, spicilegi poetici o saggi (Bidellume, Fuochi d’artificio, Rinascite Ribelli, Parerga Violenti, L'amore veste collant di carne e altre opere) sono in vendita nelle librerie indie e in privato sui Social. Parlano di tematiche come bullismo, discriminazione di genere, guerra. Prossimi temi: l’amore dall’eterno passato per l’infinito futuro. Un femminicida vi si inframmezza. Hikikomori e tennis. Inorridita dalle critiche a Samantha Cristoforetti, in “L'amore indossa collant di carne”, raccolta di racconti, ha rivolto la sua attenzione al confronto dialettico tra stereotipi, a volte alla base delle discriminazioni tra Donne e Uomini. In Rinascite Ribelli #siamotuttijoker, saggio, ha dato risalto al “Codice Rosso”. In “Parerga Violenti”, spicilegio poetico in forma di vocabolario, propone singole parole nei loro etimo e le analizza nel dettaglio allo scopo di invogliare a lasciare al più presto il proprio picchiatore. In “Bidellume”, romanzo, Gloss veicola il rispetto tra individui in situazione di bullismo. Editi da Brè Edizioni. Insieme al suo partner, presenta le opere in tutta Italia allo scopo di risvegliare le coscienze su questi tristi fenomeni. Da anni si occupa di sensibilizzare circa la violenza sulle donne e, più in generale, di ripristinare la cultura del rispetto tra individui. Sosteniamo la cultura perché renda liberi Tipeee: glossparla YouTube: GLOSS Stefi Pastori - youtube.com/@stefipastorigloss TikTok: #videopiccoli #grandeletteratura #stefipastorigloss Instagram: #stefipastorigloss #ilibriscrivonoilibri #bidellume #rinasciteribelli Blogspot: leggolibrifacciocose poetryreadingandtheotherside 2non2

In Piemonte, in particolare a Torino, la bealera indica un corso d’acqua, generalmente artificiale, regolarizzato dall’uomo e adoperato per l’irrigazione dei campi; per usi igienici della città (apporto d’acqua per la pulizia della stessa, per le fognature); per fornire forza motrice a mulini, segherie, fucine; per inondare i fossati delle fortificazioni

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il Castello di Lucento NON è un castello. Pochi torinesi lo conoscono per averlo visitato. Tutti le altre e gli altri magari ne hanno sentito parlare come antica residenza Savoia, facente parte della corona di gioielli da caccia incastonati ai piedi delle Alpi, nascosta tra fabbriche e anse della Dora. Che prima o poi avrebbero voluto visitare. Ma non l’hanno mai fatto perché per tanti anni è stato inaccessibile al pubblico. 

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Villa Sanquirico è una galleria d’arte già di per sé, dove Storia e storie si accavallano. Le stanze sono sgombre da mobilia, ma contengono memorie che dimorano lì come l’arcano Appeso dei Tarocchi marsigliesi. Parlano di chiacchiericcio nei salotti, di prelibati pranzi, di notti sensuali, di sferraglianti cucine, di studio “matto e disperatissimo”, di fastosi balli, di narcisismo nelle stanze da bagno, dove le installazioni accendono magie supplementari. È un piccolo incantesimo aggirarsi qui.

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Casa Luzi è villa trasformata in museo da Andrea Luzi, figlio dell’architetto Elio Luzi. Nel verde della collina torinese, tra il 1961 e il 1965, Elio Luzi e Sergio Jaretti hanno costruito due ville sorelle. «Si tratta dei due più importanti architetti del Dopoguerra»

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«Da grande farò l’astronauta.» Fin qui, nulla di strano. I figli degli anni Sessanta, assistendo agli allunaggi TV, hanno quasi tutti formulato questo desiderio. La cosa migliore che possa essere accaduta in quegli anni è che dal Sessantotto in poi, anche alle bambine era permesso pensare di fare l’astronauta da grande, non solo ai maschietti.

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