Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Genzano di Roma nel 1978 e vive ad Ariccia. È esperta di violenza di genere e relazioni abusive, e collabora con i centri antiviolenza dei Castelli Romani, fornendo consulenza e assistenza legale alle donne vittime di violenza. È anche docente per la Regione Lazio nella formazione degli operatori della rete antiviolenza territoriale, e fondatrice e Presidente dell’associazione di promozione sociale “Crisalide Donne per le Donne”, che si occupa di consapevolezza ed empowerment femminile.
Ha scritto diversi libri sulle relazioni tossiche e il narcisismo, tra cui “100 motivi per chiudere con un narcisista” e “100 motivi per non riaprire a un narcisista“. Inoltre, scrive e tiene una rubrica radiofonica sugli stessi temi.
100 motivi per non riaprire a un narcisista è il nuovo vademecum scritto da Luana Sciamanna per offrire a tutti uno strumento di pronta consultazione quando cedere al Narciso di turno sembra essere l’unico balsamo per un cuore ferito.
Dopo il successo di 100 motivi per chiudere con un narcisista, Luana Sciamanna, con garbo e la lucida ironia affronta il dramma delle relazioni tossiche, e vuole offrire alle vittime un’ancora di razionalità che le faccia restare salde nello spazio di libertà duramente riconquistato.
Si parla spesso e sempre del fatto che non si dovrebbe mai accettare un ultimo appuntamento con una persona con la quale ci si era lasciati. E di questo che parla nel suo libro?
Sì, è proprio da questo spunto che nasce il mio libro. Ho voluto raccogliere, con lucidità e anche con un po’ di ironia, cento ragioni per cui non è sano — né utile, né giusto — concedere nuove possibilità a chi ci ha già deluso, tradito, ingannato o addirittura maltrattato. L’idea del “dare un’ultima possibilità” è profondamente radicata nella nostra cultura affettiva, spesso confusa con la speranza, il perdono o l’idea romantica che “le persone possono cambiare”. Ma nel mio lavoro, ogni giorno incontro donne che hanno pagato a caro prezzo proprio quella ultima possibilità.
Nel libro non parlo solo di narcisismo come tratto di personalità, ma del narcisismo relazionale, quello che si manifesta in dinamiche tossiche fatte di manipolazione, colpevolizzazione, cicli di abuso emotivo e promesse non mantenute. Riaprire la porta a chi ci ha già dimostrato di non rispettarci, non è un atto di amore: è un atto di auto-sabotaggio.
Le relazioni sane non chiedono salti nel buio, non chiedono prove di resistenza. Quando qualcuno ci ha ferito profondamente, dobbiamo darci il permesso di chiudere — davvero — quella porta. Il libro serve proprio a questo: a rafforzare quella consapevolezza, anche nei momenti di dubbio o di nostalgia, ricordandoci che il rispetto, la fiducia e la sicurezza non sono optional. E non tornano con un messaggio alle due di notte che dice “possiamo parlare?”.
Perché ha deciso di indagare questo tema?
Ho deciso di affrontare questo tema perché ogni giorno, nel mio lavoro di avvocata penalista, incontro storie che iniziano sempre nello stesso modo: un amore che sembrava speciale, un partner che appariva perfetto, e poi — lentamente o all’improvviso — la maschera che cade e lascia emergere il vero volto del narcisismo patologico, della manipolazione e, in molti casi, della violenza psicologica o fisica.
Mi sono resa conto che, al di là dell’aspetto giuridico, manca spesso uno strumento semplice e diretto che aiuti le donne a rafforzare la propria consapevolezza emotiva: a riconoscere i segnali, a non cadere nei sensi di colpa, a non credere alle false promesse di cambiamento.
Il libro nasce da questa esigenza: offrire una sorta di “manuale di autodifesa emotiva” che accompagni chi ha vissuto queste relazioni a restare ferma nelle proprie decisioni di chiusura. Perché spesso il problema non è uscire dalla relazione tossica: è non rientrarci.

Lei è penalista e si occupa soprattutto di donne violentate e maltrattate. Cosa si può fare per non lasciare alibi e porte aperte a chi ci maltratterà e violenterà?
La prima cosa è riconoscere i segnali precoci. Nessuno diventa un maltrattante da un giorno all’altro: il controllo, la svalutazione, la colpa spostata sulla vittima, la manipolazione emotiva sono spesso i primi campanelli d’allarme. Quando impariamo a dare il giusto peso a questi comportamenti, iniziamo già a chiudere quelle porte.
La seconda è lavorare sulla propria consapevolezza e sui propri confini. Chi ha il coraggio di allontanarsi da una relazione tossica deve sapere che il rischio di essere nuovamente manipolata con promesse, lacrime o minacce è molto alto. Per questo nel mio libro insisto sul concetto di “non riaprire”: ogni ritorno rappresenta un abbassamento della soglia di tolleranza verso il male subito.
Infine serve anche una rete di protezione: affetti sani, professionisti competenti, e quando necessario il supporto legale. Nessuna donna deve affrontare da sola chi la vuole soggiogare. La responsabilità di chi maltratta è sempre e solo di chi agisce la violenza, ma rafforzare la propria autodifesa emotiva e giuridica è il primo passo per non dargli più alcuna possibilità.
Perché ha fondato l’associazione crisalide per le donne e qual è il suo scopo?
Ho fondato l’associazione Crisalide – Donne per le Donne aps per creare uno spazio di consapevolezza, crescita e forza al femminile. Nel mio lavoro di penalista ho sempre visto quanto sia importante che le donne abbiano strumenti per conoscersi, valorizzarsi, riconoscere il proprio valore al di là dei ruoli imposti o delle aspettative sociali.
Crisalide nasce come luogo di empowerment, dove le donne possano confrontarsi, formarsi, acquisire autonomia emotiva, professionale e personale. Credo profondamente che la prevenzione passi anche da qui: da donne che imparano a conoscersi, a non accontentarsi, a non lasciarsi definire dal giudizio esterno, a pretendere rispetto in ogni ambito della vita, a partire da se stesse.
L’associazione è uno spazio di libertà e condivisione, dove si coltivano strumenti interiori che aiutano le donne a scegliere relazioni sane, obiettivi ambiziosi e soprattutto una piena realizzazione personale.