Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita) . Un modo per indagare sul suo personale rapporto con la vita e la morte. di Stefania Porrino.
Dal 7 al 16 marzo presso il Teatro di Documenti di Roma andrà in scena lo spettacolo Quando verrà la fin di vita di Stefania Porrino. una proposta che racconta con grande ingegno e ironia la paura di invecchiare e di ritrovarsi nella fase finale della vita.
Avevamo già incontrato la regista Stefania Porrino su queste pagine e ne eravamo rimaste affascinate. L’interesse era stato reciproco perché alle soglie di un suo nuovo spettacolo a teatro ci siamo ritrovate. Il titolo ed il tema non era dei più facili, ma Stefania sapeva che lo avremmo accolto, approfondito e promosso volentieri.
Perché hai deciso di scrivere questo testo così intimo ed intenso?
A differenza di tanti miei testi nati da una scelta ben ponderata intellettualmente, questo mio nuovo lavoro è nato quasi da sé, da un’esigenza evidentemente più esistenziale che culturale.
Mi trovo in un’età in cui ho intorno persone della generazione più grande della mia che stanno vivendo la parte più dura della vecchiaia e delle quali mi devo – e voglio – farmi carico. Sto imparando insomma il difficile mestiere di “care-giver”. È vero che dare alle cose un nome ben preciso aiuta a conoscerle e a gestirle meglio ma non risolve affatto i problemi da cui si viene travolti.
Nasce probabilmente da questa mia difficile situazione la voglia di esorcizzare le difficoltà e la sofferenza di cui sono spettatrice raccontando, attraverso il paradosso e l’ironia, la storia di due anziani coniugi senza figli decisi a prendere in casa una badante, dal beneaugurante nome “Pia”, che, in cambio di un lascito testamentario, si occupi di loro e soprattutto di chi dei due resterà prima o poi da solo.
Lo sviluppo della storia, che ha i toni di uno pseudo-giallo, dimostrerà che spesso, nonostante tutti i nostri zelanti tentativi di organizzare e controllare le nostre vite… “l’uomo propone e Dio dispone” diversamente, a volte molto diversamente!
La nostra società diventa sempre più anziana. Scriverne a chi serve? Consolatoria per gli anziani o sociale per avvicinare tutti al tema?
Dopo aver finito di scrivere il testo mi sono accorta di non averlo scritto solo per me perché quello che ho affrontato è un tema sociale molto attuale che tocca e toccherà sempre più un numero importante di persone: l’aspettativa di vita si è allungata, la natalità è in continua discesa e quindi gli anziani – e gli anziani malati – sono e saranno sempre di più, i giovani sempre di meno e sempre più avranno un numero crescente pro-capite di infermi da assistere.
Una situazione che può diventare esplosiva per la nostra società se non si riesce a trovare modi diversi di assistenza e forse anche modi diversi di concepire il vivere sociale e familiare. Quindi un problema che riguarda tutti, proprio tutti.
Perché hai scelto il Teatro di Documenti?
Lavoro da 15 anni al Teatro di Documenti perché è un teatro che sento affine alla mia idea di spettacolo. Come autrice mi riconosco soprattutto in quello che si definisce il “teatro di parola” ma mi piace sperimentare strutture drammaturgiche diverse da quelle tradizionali e quindi sento la necessità di ambientare i miei testi in uno spazio scenico alternativo che mi offra anche visivamente nuove possibilità espressive. D’altro canto il famoso scenografo Luciano Damiani aveva costruito questo teatro come un luogo di studio, una palestra per nuove idee.
E in effetti, per ogni testo che vi ho rappresentato, sono riuscita a utilizzare in modo sempre diverso sia l’ambientazione scenica vera e propria che il rapporto spaziale tra attori e pubblico, rapporto in ogni caso più intimo e intenso di quello esistente in un normale teatro.
Chi sono Vir e Bea? Chi rappresentano?
Vir e Bea sono gli autori delle vite di Virgilio e Beatrice, la coppia di anziani di cui si racconta la storia. Vivono in un ambiente che è il “doppio” di quello in cui vivono gli altri due. Come ho detto prima, la storia di Virgilio e Beatrice si tinge di giallo ma il vero giallo dello spettacolo è proprio quello del reale rapporto che lega Vir a Virgilio e Bea a Beatrice. E quindi la fine del “giallo” non va svelata!…
Parlare di fin di vita è difficile ma oggi se ne parla molto. Perché siamo una società anziana?
Sicuramente perché siamo in una società anziana. Ma io credo che non basti parlare di fin di vita ma anche interrogarci su cosa ci possa essere oltre questo fin di vita. La nostra società rimuove il tema della morte e della sopravvivenza ma non credo ci possa essere un problema da affrontare in una vita umana più interessante di questo. Perciò nel mio titolo – che riecheggia una filastrocca della mia infanzia – ho voluto aggiungere un punto interrogativo: “Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita?)”
Cosa c’è dopo la morte? Tutta la mia vita ha girato e gira intorno a questo punto interrogativo per cercare una risposta plausibile al nostro vivere di ogni giorno. E Vir e Bea cercheranno di rispondere a questa domanda a modo loro…
Ci dai le date dei tuoi spettacoli?
Lo spettacolo andrà in scena dal 7 al 16 marzo (lunedì e martedì: riposo) per 8 repliche di cui 4 pomeridiane (il sabato e la domenica alle 17,45) e 4 serali (il mercoledì, giovedì e venerdì alle ore 20,45)
In scena un cast di attori di grande esperienza Giulio Farnese, Nunzia Greco, Evelina Nazzari, Rosario Tronnolone, Carla Kaamini Carretti.
Lo spettacolo, presentato dalla Compagnia del Mutamento con il Teatro di Documenti è realizzato in collaborazione con il “Centro Studi Vera Pertossi”, Quadri in scena ad opera della pittrice Màlgari Onnis. Musiche di Johann Sebastian Bach e Giuseppe Verdi trascritte da Tancredi Rossi Porrino.
