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    Dol's Magazine
    Home»Scrivilo su dol's»Narrativa»ELOGIO DEL CAMERIERE
    Narrativa

    ELOGIO DEL CAMERIERE

    selena PellegriniBy selena Pellegrini04/06/20241 commento5 Mins Read
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    camerire
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    Decido che ho voglia di qualcosa di buono.

    Solitamente non mi siedo a mangiare al ristorante a pranzo. Quasi mai quando giro per lavoro.

    Forse il fatto di trovarmi qui e non altrove mi ha fatto oggi cambiare le mie abitudini.

    Scelgo un piccolo ristorante in un piccolo vicolo.

    E’ in quel momento che incrocio il suo sguardo.

    Sorridente e a suo agio nella camicia bianca e i pantaloni scuri mi suggerisce il tavolino sotto il pergolato. Accetto.

    Lui mi precede, sposta la sedia per rendermi più agevole sedermi, sistema il piccolo vaso di basilico al centro del tavolo in legno, quasi a darmi un ulteriore benvenuto con quel gesto d’attenzione.

    Le porto dell’acqua fresca e il menù, dice con tono cordiale.

    Annuisco.

    Torna dopo un minuto e sorridente mi racconta anche le specialità del giorno.

    Specifica che usano solo prodotti freschi e biologici.

    Che molti sono locali.

    Sottolinea che essendo un piccolo ristorante e’ più facile essere sostenibili.

    Intanto io opto per il polpo alla griglia e un’insalata verde.

    Chiedo dell’acqua gassata. Bevo solo acqua, aggiungo.

    Lui toglie il bicchiere del vino dal tavolo.

    Torna con la caraffa d’acqua del ristorante e mi versa il primo bicchiere.

    Mentre si allontana lo osservo.

    Arrivano altri clienti e lui li accoglie.

    Prepara il loro tavolo come ha fatto con me.

    Porge il menù. Sorride sempre con garbo.

    Torna all’interno ed esce col cestino del pane per me e per gli altri.

    Prende l’ordine della coppia.

    Poco dopo arriva con i miei piatti.

    Mi porge il polipo e l’insalata e dice: ora le porto il nostro olio extravergine.

    Mi racconta che si tratta di una cultivar locale e che lo chef lo consiglia anche sul polpo.

    Il fatto che il ristorante sia cosi’ attento all’olio extra vergine d’oliva mi fa felice. Gli racconto che l’Evo e’ la mia “ossessione e passione”, oltre che parte del mio lavoro.

    Mi ascolta. Racconta che lo chef e’ davvero attento alla qualita’.

    Chiedo se possibile avere dell aceto balsamico e lui risponde con immediata sollecitudine.

    Poi prende la comanda dell’altro tavolo.

    Nel frattempo arriva anche un piccolo gruppo di persone e lui va loro incontro.

    Il rituale si ripete senza un momento di confusione.

    Siamo tutti a nostro agio.

    Ed è merito suo.

    Del cameriere.

    Certo il mio polpo è ottimo, perfetta la cottura, impiattamento instagrammabile.

    Ma io posso gustarmelo perché qualcuno me lo ha servito caldo, al momento giusto, senza trascurare alcun dettaglio. Perche’ mi ha fatta sentire bene, perche’ a ogni richiesta lui era li, pronto a sorridere e rendere il mio pranzo una sosta perfetta.

    Concludo chiedendo un caffè espresso e il conto.

    Il caffè mi viene servito con un cioccolatino artigianale su un piattino decorato.

    Il conto dentro una scatolina a forma di scrigno in legno.

    Pago con la carta e lascio al cameriere la mancia che merita.

    Lo ringrazio.

    Lascerò una bella recensione al ristorante.

    Certo merito di chi lo gestisce, la scelta dei dettagli, la qualità delle materie prime, bravo lo chef.

    Ma il cameriere è il vero valore aggiunto.

    E’ lui che ha dato un volto e ha interpretato la personalita’ del ristorante.

    Lo ringrazio personalmente.

    E ancora una volta penso che “il cameriere” non è un lavoro come un altro. Non è un ripiego. Non è meglio di niente. E’ un gran lavoro. E’ un ruolo centrale per un ristorante che sia grande o piccolo, che sia un’attivita’ indipendente o parte di una big company.

    Lo dico da imprenditrice che a Londra ha anche un piccolo bistro, e da avventore di centinaia di ristoranti nel mondo.

    E non è soprattutto come l’ho sentito definire oggi su fb da uno studente aspirante mba (cosa potrà mai dirigere nel suo futuro se non capisce quanto sia fondamentale il ruolo del cameriere nella value chain di un ristorante ? ) un lavoro del cacchio (lui e’ stato piu’ rude).

    E’ per questo che oggi ho deciso che quella che da un po’ mi frullava come idea, ora merita di diventare un progetto concreto.

    In Italia abbiamo scuole di specializzazione come gli istituti alberghieri.

    Dovremmo saper valorizzare “il cameriere”.

    In molti vogliono fare gli chef perché finiscono in tv.

    E forse chissà magari qualcuno diventerà famoso.

    Io voglio parlare del Cameriere e del maitre di sala.

    Raccontare il valore di una professione tanto banalizzata, ingiustamente.

    Nel Regno Unito, dove vivo e faccio impresa, la Brexit ha cambiato il volto al mondo dell’hospitality.

    Da sempre molti italiani sono emigrati in UK per lavorare presso ristoranti, pizzerie, hotel. Era un’emigrazione facile all’interno delle regole europee.

    Oggi le cose sono cambiate. La scelta che ha portato alla Brexit non e’ qui oggetto di discussione. Indietro non si puo’ andare. Pero’ merita attenzione il fatto che stando cosi’ le cose occorra fare formazione e creare nuove professioni. Il Waiter potrebbe essere una di queste. Mestiere antico che ha bisogno di un approccio contemporaneo. E per favore, non riduciamo tutto a una mera questione di “salario”. Cominciamo dal creare una nuova cultura.

    Selena Pellegrini
    Co-Founder Food All Lab ltd
    Egro’ London

    cameriere
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    selena Pellegrini

    Sono nata il 19 Agosto oltre 55 anni fa, a Roma. Se devo scegliere un tempo verbale, scelgo il futuro. Si, mi reputo una visionaria, ma se un tempo questo mi faceva sentire stonata in molte situazioni, con l’esperienza ho capito che invece la mia e’ una innata capacita’ di cogliere i segnali di cio’ che diventera’ presto realta’ ma ancora non lo e’. Questo mi ha aiutata piu’ volte da imprenditrice. Oggi che insegno sia a ragazzi all’Universita’ che a imprenditori, il mio essere futuristic si trasforma in uno strumento per collaborare a far chiarezza. Dico che sono nata imprenditrice perche’ il mio mantra e’ da sempre: se qualcosa non c’e’, lo invento io. Pero’ professionalmente sono nata pubblicitaria, prima a Roma, poi a Milano, poi in giro per il mondo. Ma poiche’ la vita riserva sempre delle sorprese, a un certo punto mi sono ritrovata in televisione, come conduttrice per la7 e Rai, e come produttrice con un canale satellitare tutto nuovo che si chiamava TaxiChannel, da affittare a ore per fare la propria televisione. Quando il web da bolla diventa roba che scotta, io ero gia’ da un pezzo sulle strade digitali. Ero diventata mamma e avevo fondato il primo portale per neomamme, Bimbo.it e mi sono buttata a capofitto nella rete user generated di Mammenellarete.it, grazie a TheBlogTv. Con la mia ormai vecchia e superata srl italiana avevo creato i primi progetti di showroom digitali, che si sono realmente concretizzati a Londra, grazie all’incontro con un intelligente, appassionato ingegnere che e’ diventato mio partner di vita e mio socio d’affari, Alessandro Corti. Oggi la nostra Food All Lab ltd e’ un’agenzia di marketing, una societa’ di consulenza ed e’ proprietaria di un nuovo concept di Grocery e Bistro al centro di Londra Egro’ the experiential grocery. Ah dimenticavo, i miei due figli sono entrambi nel food, chi prossimi a laurearsi chi gia’ con un MBA. Forse la passione per le cose buone e’ nel sangue.

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    1 commento

    1. caterina-torre-hp
      Caterina Della Torre on 04/06/2024 20:24

      brava Selena…senpre avanti nl futuro

      Reply
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    Donne di dols

    Dols magazine
    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    La solitudine dei non amati, firmato e diretto dal La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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