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    Home»Pari opportunità»i DIRITTI DELLE DONNE»Doppia violenza. Quando le istituzioni creano ostacoli
    i DIRITTI DELLE DONNE

    Doppia violenza. Quando le istituzioni creano ostacoli

    simonasforzaBy simonasforza24/11/2020Updated:24/11/2020Nessun commento6 Mins Read
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    Fonte Freepik
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    Quanto costa denunciare? Quanto irto di ostacoli diventa poi quel percorso? Perché, ancora oggi, permane un carico pesante da sopportare per le donne sopravvissute alla violenza o che stanno cercando protezione per sé e i propri figli e un aiuto per uscirne? Da cosa è composto quel cumulo di rivittimizzazione?

    La parola e i racconti delle violenze vengono sempre messi in discussione. In quanto donne è come se dovessero sempre dimostrare infinite volte l’attendibilità, la coerenza di ciò che denunciano. Su questo si sofferma la guida a cura di CADMI, La doppia violenza – Violenza sulle donne, istituzioni e vittimizzazione secondaria.

    “Abbiamo ascoltato decine di migliaia di donne e ne abbiamo affiancate molte nel loro percorso di uscita dalla violenza. Abbiamo verificato che nei percorsi legali, sanitari, dei servizi sociali – in una parola istituzionali, cioè quelli in cui sono coinvolti organi della pubblica amministrazione – accade spesso che siano non riconosciuti o negati i presupposti della violenza, che si metta in discussione la parola della donna, che le sue scelte di vita siano giudicate: tutte azioni che hanno come risultato quello di trasmettere al maltrattante un senso di impunità, colpevolizzando la donna per la violenza subita. Spesso vengono formulati giudizi affrettati su comportamenti passati e, con altrettanta facilità, si indica alla donna come dovrà comportarsi in futuro, assumendo provvedimenti che le impongono scelte fatte da altri. Si sviluppano così meccanismi di controllo e prescrizioni che rendono la donna un soggetto da tutelare, tentando di impedirle scelte autonome e libere, condizionando la vita e il futuro della donna.”

    la doppia violenza 1
    Questo accade quando giudici, forze dell’ordine, avvocati, psicologi, medici, assistenti sociali non sono sufficientemente formati per affrontare questo tipo di casi, non conoscono o non riconoscono come valida la teoria del ciclo della violenza, sono intrisi di stereotipi sulle relazioni di coppia, sul matrimonio. Il rischio è confondere conflitto con violenza, mettere sullo stesso piano chi subisce violenza e il maltrattante, con evidenti ripercussioni anche sulle capacità genitoriali.

    “La mancanza di conoscenza degli effetti della violenza di genere sulle donne e della violenza assistita sui minori porta le donne che denunciano nella situazione paradossale di vedersi esaminate in quanto madri non adeguate proprio per aver subito la situazione da cui stanno tentando di uscire.”

     

    La vita della donna viene setacciata in ogni angolo, si passa ad analizzare ogni episodio, scelta, relazione, comportamento. Sotto il microscopio finisce la donna, educatori, assistenti sociali entrano nelle pieghe della sua storia personale, alla ricerca di elementi che possano inficiare le sue capacità (“se è stata maltrattata da bambina, ha avuto problemi con i genitori, con il cibo, con le droghe, con l’alcol”, eventuali interruzioni di gravidanza, stili di vita, amicizie, ecc), e in questa disamina i giudici spesso di avvalgono di consulenze tecnico-psicologiche (CTU) che non sono sempre neutre, ma anzi rischiano di portare alla perdita della responsabilità genitoriale e l’affidamento dei figli.
    In questo cammino spesso si pretende che la donna reagisca e abbia comportamenti preordinati, ci si attende che sia passiva, sottomessa, remissiva. Si tende a incasellare, a far rientrare tutto in rigidi protocolli, esami, analisi, percorsi. Spesso la donna non è al centro degli obiettivi, ma entra nel tritacarne di un sistema che schiaccia e non permette la fuoriuscita dalla violenza, la riappropriazione della propria identità, dignità, indipendenza, non consente la ricostruzione di un percorso libero dall’esperienza di violenza.

    la doppia violenza 2

     

    Negli anni i percorsi per dare sostegno alle donne maltrattate si sono diversificati e moltiplicati non sempre nella giusta direzione e con il corretto approccio. I Centri antiviolenza sono nati da pratiche femministe, non come semplici erogatori di servizi e prestazioni, ma come luoghi politici per l’empowerment delle donne. I Centri devono credere nella libertà delle donne e nella libertà dei loro percorsi di vita, rispettandone tempi, modi, scelte, accompagnandole lungo una strada di consapevolezza di sé e del proprio valore. Purtroppo negli anni, sotto il ricatto dei finanziamenti, erogati solo ai soggetti disposti ad adeguarsi agli standard e alle prassi istituzionali (per esempio il sistema di tracciamento ORA con raccolta di dati sensibili delle donne che si rivolgono ai CAV), si è snaturato il ruolo e la filosofia che orientava i CAV in origine. Infatti lo si è visto quando si è trattato di rinnovare le convenzioni per la gestione di CAV storici del territorio lombardo. Il rischio è che si perda di vista l’obiettivo originario e si smarrisca la storia e l’esperienza di tanti centri antiviolenza, in una rincorsa a risorse economiche, a bandi e regole per poter continuare a operare. Per fortuna, c’è chi ancora resiste e si mantiene fedele alla sua storia e alle ragioni per cui ha iniziato a creare questi spazi di rinascita e di libertà.

    “La violenza istituzionale asseconda certe forme di dominio e le legittima a danno delle donne e di quei soggetti che tentano di mettere al centro la donna, i suoi desideri e i suoi obiettivi di vita.
    Se la violenza ha una forma possibile di normalizzazione, questa sta proprio nel fatto di volerla combattere attraverso la negazione dei suoi stessi presupposti.”

    la doppia violenza 3

    C’è da lottare, 365 giorni l’anno, per costruire percorsi di autonomia e di fuoriuscita da relazioni violente, riconoscendo la complessità delle varie forme di violenza, le dinamiche e le caratteristiche di comportamenti maschili ancora troppo spesso considerati “normali” segni d’amore, consueti elementi di un rapporto di coppia. Per questo è tanto importante scardinare questi pilastri della cultura patriarcale, diffondendo consapevolezza tra le nuove generazioni, cercando di contrastare il più possibile quella narrazione tossica, dell’imprudenza delle donne, che “se la sono cercata”, che hanno sbagliato a riporre fiducia in certi uomini, che non hanno saputo rivestire il proprio ruolo atavico di moglie sottomessa e ubbidiente, provocatrici e causa originaria della violenza subita, corresponsabili dell’uomo che agisce violenza. Ne abbiamo ancora di strada da fare.
    Dobbiamo intervenire in tempo prima che la violenza maschile arrivi a strappare la vita. Quest’anno, in un 2020 di pandemia, Eures rivela che nei primi 10 mesi, 91 donne sono state vittime di femminicidio, una ogni tre giorni, avvenuti nell’89% in ambito familiare, un caso su due con precedenti maltrattamenti, denunciati solo nel 4,4% dei casi. Ma non diventino alibi, tra tanti, il lockdown, le situazioni di convivenza forzata, perché essere uomini violenti e assassini è una scelta, una precisa scelta di distruzione di un’altra vita. Per questo prima si interviene tempestivamente sulla cultura che è alla base di queste scelte, prima ci incammineremo sulla strada di una liberazione dalla violenza maschile.

    Fonte grafici: Cadmi

    25 novembre Cadmi denuncia violenza maschile sulle donne
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    simonasforza
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    Blogger, femminista e attivista politica. Pugliese trapiantata al nord. Equilibrista della vita. Felicemente mamma e moglie. Laureata in scienze politiche, con tesi in filosofia politica. La scrittura e le parole sono sempre state la sua passione: si occupa principalmente di questioni di genere, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro, della salute e dei diritti.

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    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    Terrazzo un fiore Terrazzo un fiore
    https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gi https://www.dols.it/2025/05/08/black-bag-doppio-gioco/

E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
“ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

https://www.dols.it/2025/05/04/la-statuaria-torinese-una-disputa-femminista/
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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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    Papa Francesco è stato raccontato al cinema da au Papa Francesco è stato raccontato al cinema da autori come Wim Wenders, Gianfranco Rosi e Daniele Luchetti, perché la sua figura ha esercitato un forte impatto non solo sulla Chiesa cattolica, ma anche sulla società laica credente e non credente e sulla politica mondiale.

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    Cherasco Cherasco
    CHERASCO PIEMONTE CHERASCO PIEMONTE
    Tra pregiudizi di genere e grande determinazione Tra pregiudizi di genere e grande determinazione

Cambiare vita, dare spazio ai propri desideri e fare quello che davvero ci piace è il sogno di molti,
ma realtà per pochi. Lo conferma l’analisi di Hays Italia in collaborazione con Serenis, il 40% degli
intervistati non è per nulla contento della propria condizione lavorativa e il 60% pensa con
regolarità a un cambio radicale della propria esistenza.

https://www.dols.it/2025/04/16/francesca-rizzo-imprenditrice-di-successo-a-bali/
    Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni con mia cugina, che vive in Germania. Lei è alevita e ha sposato un ragazzo sunnita originario di Erzurum. Eppure, nonostante entrambi appartengano al popolo curdo, le differenze religiose sono bastate a creare muri. La famiglia del marito fatica ad accettarla, ritenendo gli aleviti culturalmente ed eticamente inferiori. Questo mi ha portato a riflettere su una dinamica universale: la tendenza dell’essere umano a costruire confini invisibili, a classificare, separare, giudicare.

Quante volte, da immigrati, ci siamo sentiti dire: “Se tutti fossero come voi, così integrati, sarebbe diverso”? Quante volte il nostro valore è stato misurato in base alla capacità di adattarci, di “assomigliare” alla cultura dominante? Ma questa non è una dinamica esclusiva delle migrazioni o della religione. Ovunque, gruppi diversi si osservano con sospetto. Il “diverso” fa paura.

Se ci spostassimo in un villaggio del Togo, del Senegal, del Congo, del Tibet, della Birmania o del Perù, troveremmo le stesse dinamiche: anche all’interno della stessa etnia, le tribù si guardano con diffidenza. Come se l’altro fosse meno degno, meno umano. È un istinto antico, quasi animale, nato dal bisogno di proteggere il proprio spazio. Ma qui nasce il paradosso: gli animali conoscono il proprio territorio e lo rispettano. Noi esseri umani, invece, non facciamo altro che invadere, appropriandoci, giudicando, alimentando paure e pregiudizi grandi come montagne.
https://www.dols.it/2025/04/16/pregiudizi-paura-e-confini-invisibili-il-difficile-cammino-dellumanita-verso-laccettazione/

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    Regia di Guido Chiesa Prodotto da Iginio Straffi e Regia di Guido Chiesa
Prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai
Con Micaela Ramazzotti, Edoardo Leo, Gloria Harvey, Andrea Pisani, Anna Bonaiuto
Al cinema dal 17 aprile
https://www.dols.it/2025/04/15/30-notti-con-il-mio-ex/
    https://www.dols.it/2025/04/14/shirin-neshat-a-mil https://www.dols.it/2025/04/14/shirin-neshat-a-milano-al-pac-con-body-of-evidence/

E’ la prima ampia mostra personale in Italia dell’artista iraniana; che attraverso le sue opere filmiche e fotografiche esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella sua cultura.
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