My Kamala!

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Kamala Harris coglie l’opportunità di fare la storia, perché è donna, asiatica e non bianca, non è establishment con già una solida esperienza pubblica e politica, e ha una carriera legale

di Giuliana Cacciapuoti

L’ International Visitor Leadership Program finanziato dal Dipartimento di Stato del Governo USA seleziona esperienze significative nel campo delle proprie competenze per scambi significativi e duraturi fra Italia e Stati Uniti.  Invitata nel 2008 per” Multiculturalismo e Islam” a Washington D.C. ho visto da vicino la competizione serrata tra Hillary Clinton e Barack Obama per la nomination presidenziale. Impossibile resistere all’energia, all’entusiasmo palpabile, all’atmosfera dell’imminente cambiamento epocale. Oramai coinvolta, da allora seguo competizioni e campagne per caucus e nomination, restano saldi i contatti e scambi con staff e attiviste; e allora ecco qua, una chiave interpretativa assolutamente personale di Kamala Harris. 

Il “legal drama” è la bussola: se Alicia Florrick Good Wife vi ha appassionato, è Lucca Quinn però che dovete osservare, per conoscere da vicino il  mondo reale di Kamala Harris. Lucca  agisce  e lotta in un studio di successo. Siamo a Chicago, la citta degli Obama, in California non sarebbe troppo diverso. Professionismo colto, emergente e volitivo. Palcoscenico per le nuove protagoniste della politica americana, non più solo le strade delle lunghe marce e delle manifestazioni dei diritti civili, ecco le aule di tribunali, gli uffici distrettuali, gli eminenti studi legali. Luoghi dove giocare le partite per le scalate al potere verso la politica, con un modello di donna, sicura, determinata: attorney o prosecutor non importa, è un modello ispiratore. L’ ambiente è liberal e corretto politicamente; qui occorre lavorare in salita e sgomitare. La carriera più solida e più autorevole e più remunerativa è davvero in ambito legale. Avvocata di successo Michelle Obama, procuratrice federale Kamala Harris la lista potrebbe continuare. Qui si dimostra quanto si vale, qui ci si fa le ossa per le dure battaglie politiche future. Le ragioni che occorrono per il successo nell’arena giuridica sono molte: affidabilità e autorevolezza, misurarsi con avversari capaci di scorrettezze e tranelli, abilità e fermezza nel mantenere sempre calma, compostezza. Protagoniste autonome economicamente indipendenti, specchio di classi ed élites professionali oramai consolidate. 

Kamala Harris è stata eletta, per le sue doti personali per l’impegno e il durissimo lavoro Figlia di immigrazione colta e laureata, madre di Chennai, Madras per l’impero britannico, e padre giamaicano, una colonia britannica dall’altro lato del pianeta rispetto all’India, genitori attivisti per i diritti civili a Berkley negli anni Sessanta, appartenenti a un gruppo di studio  che si è speso per istituire i Black studies, la festa di Kwanzaa e il Black Panthers Party,  diversamente Harris è una delle senatrici più moderate della scena democratica, attenta, come ha ripetuto in campagna elettorale  “a non fare cambiamenti radicali ma a occuparsi di tutte le ansie che tengono sveglie le persone nel cuore della notte”.

Pragmatica diretta concreta, abituata alle diversità culturali, a conoscerle, a comprendere che l’America delle differenze razziali e delle disuguaglianze, dei conflitti duri, violenti e radicali vuole ascolto, rispetto, comprensione e giustizia: lei ha costruito il suo percorso personale su queste basi; legalità e giustizia, severità e ordine.

E’ per questo che nella stagione del Black Lives Matter, delle dure contrapposizioni, un’americana vissuta per lungo tempo con madre e sorella a contatto con il mosaico etnico e culturale canadese, asiatica e caraibica, promotrice di cause a difesa dei diritti e delle persone, senza cedimenti e con rigore, la persona più rassicurante nel panorama delle personalità politiche democratiche. 

America stanca di guerre e contrapposizioni che non vuole rivolte sociali e eccessivi radicalismi nel tempo del Covid-19.

 Kamala Harris coglie l’opportunità di fare la storia, perché è donna, asiatica e non bianca, non è establishment con già una solida esperienza pubblica e politica, e ha una carriera legale. Prima vice presidente donna riconosce il grande passato alle sue spalle, veste il bianco delle suffragiste, l’arcobaleno LGBT, menziona le donne di tutti i movimenti dei Diritti Civili, le native americane, le musulmane, le donne nere, tutte le discriminate. Vuole essere apripista, la prima di una lunga serie di tante giovani donne,quelle che si muovono sicure negli studi legali del paese, e poi le giovani emarginate e precarie, per riequilibrare diritti e ingiustizie. I suoi genitori per un mondo meno classista avevano scelto l’America. L’oncologa Shyamala Gopalan e l’economista Don Harris, dal circolo di Berkeley radicale e attivista non immaginavano che la figlia procuratrice sarebbe stata tacciata di securitarismo, però in quel mondo radicale sono le sue origini: se Kamala fin qui “fought the good fight” ha fatto tutto ciò che di meglio poteva fare, con fiducia diciamo che la sua vera “good fight” sta appena per cominciare. 

cacciapuotiGiuliana Cacciapuoti
Esperta di lingua araba cultura arabo islamica e del Mediterraneo. Reale, profonda e documentata conoscenza della cultura e società arabo/islamica, autrice di testi, articoli e pubblicazioni scientifiche citati su questi argomenti. Si impegna ad offrire al pubblico non musulmano uno sguardo imparziale vario e approfondito del Nord Africa e del Medio e Vicino

 

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