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    Home»Donna e lavoro»Donne e agricoltura»Antonella Manuli e l’agricoltura naturale
    Donne e agricoltura

    Antonella Manuli e l’agricoltura naturale

    Caterina Della TorreBy Caterina Della Torre13/08/2019Updated:15/08/2019Nessun commento5 Mins Read
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    Antonella-Manuli
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    Per un’agricoltura più sana e sostenibile. La fattoria biodinamica di Antonella Manuli

    Abbiamo finora parlato del contributo che le donne hanno dato all’economia agricola del paese, come buone amministratrici e spalla dei loro compagni  spesso impegnati nei campi. E poi del loro contributo per un’agricoltura naturale e più sana. Però  poche le  donne al comando o imprenditrici agricole. Eppure le differenze di genere stanno mutando anche in questo settore grazie alle nuove tecniche e  tecnologie che danno a tutti (anche se non forniti di grandi impianti muscolari) di impegnarsi in questo settore. C’è anche chi è tornato in Italia da un’istruzione internazionale dopo aver provato a dirigere le famose terme di Saturnia (il settore termale l’importanza del cosiddetto wellness tourism), si è reinnamorato delle proprie terre e territori e si è dedicato a questi.

    antonella-manuli-pic

    E’ il caso di Antonella Manuli, imprenditrice cresciuta tra l’Italia, la Svizzera e gli Stati Uniti, che dopo aver finito  gli studi universitari in California, dove incontra e condivide i valori dell’Organic Movement, torna in Italia, e lavora in ambito revisione dei conti e finanza, prima di approdare in Maremma Toscana e seguire per dieci anni il Terme di Saturnia Spa Resort.

    Nel frattempo, innamoratasi del territorio e delle sue originali caratteristiche ambientali, storiche e paesaggistiche, ricerca i terreni che oggi costituiscono la fattoria biodinamica La Maliosa che produce vini naturali, olio evo e miele. Con l’agronomo e ricercatore Lorenzo Corino ha implementato il progetto vitivinicolo a partire dal 2013, consolidando e sviluppando insieme a lui delle tecniche agronomiche e fortemente innovative per una sempre maggiore sostenibilità delle produzioni vitivinicole e olivicole, ora codificate con il nome di “Metodo Corino”.

    Collabora ora  con Lorenzo Corino in numerosi progetti di divulgazione culturale e formazione, tra i quali come editor del libro “Vigne, Vino, Vita” e come co-autore del saggio “La biodinamica vegetale, il futuro del vino naturale”, pubblicato da Fondazione Istud – Mondadori Università.

    Come è cominciata la tua avventura?
    Conoscevo molto bene il territorio perché vi ho lavorato un lungo periodo a partire dai primi anni ’90 e colpita dalle caratteristiche naturali e ambientali della Maremma collinare incontaminata e selvaggia, ho deciso di cercare dei terreni adatti a un progetto completamente basato sulla sostenibilità che ne valorizzasse le caratteristiche. I lotti di terreno sono stati acquisiti in diverse fasi tra il 2006 e il 2009, una ricerca non facile in quanto cercavo una vigna vecchia che mi potesse dare indicazioni sulla storia vitivinicola locale.

    Come mai è incontaminato?
    Per condizioni climatiche ottimali e per l’assenza di “pressione” turistica e abitativa. E’ una zona molto siccitosa che non ha mai avuto paludi come sulla costa che in passato fu bonificata. Usiamo infatti tecniche che ci permettono di utilizzare l’acqua presente e le risorse già attive nel terreno senza usare prodotti chimici di sintesi.

    Come hai realizzato questa fattoria La Maliosa?
    Ho cercato terreni che fossero adatti a perseguire il mio progetto. Il primo lotto l’ho acquistato dopo 4-5 anni in cui ho scandagliato palmo a palmo il territorio. Su questi terreni insisteva appunto una vigna vecchia di circa 50 anni, abbandonata ormai da 10: la nostra “vigna madre”. Su di lei abbiamo costruito tutto il nostro progetto vitivinicolo, sia per identificare i germoplasmi storici, sia utilizzandone le marze per innestare i nuovi vigneti da noi impiantati successivamente. Le vigne vecchie sono ormai una rarità in Toscana, in quanto nel secondo dopoguerra sono state spesso estirpate per lasciare il posto a vitigni internazionali che davano una maggiore produttività e sono più adatti alla meccanizzazione del vigneto. Noi invece le abbiamo mantenute e curate anche se hanno rese inferiori. Abbiamo una piccola produzione artigianale, facciamo tutto a mano: nelle annate buone a regime produrremo al massimo 40.000 bottiglie. Attualmente vendiamo principalmente all’estero, Giappone, Cina, Danimarca, Canada, dove sono molto sensibili alla salubrità delle produzioni.

    E producete anche olio?
    Sì, abbiamo più di 3600 ulivi, tutte cultivar autoctone, tra le quali una molto antica con cui produciamo il nostro CRU, chiamata Leccio del Corno, vincitore di diverse menzioni in concorsi nazionali ed internazionali.

    Ma come mai tu donna hai deciso di cimentarti in questo settore?
    Perché una donna non può lavorare in agricoltura? Anzi ce ne sono molte, anche se i miei lavoranti agricoli sono tutti uomini E se all’inizio poteva esserci una certa diffidenza ora apprezzano il nostro sistema naturale di lavorare ed arrivano anche molte richieste tramite passaparola.

    Hai figli e tuo marito collabora?
    Ne ho 2 un maschio di 20 anni ed una femmina di 14… Per ora troppo piccoli per decidere che professione fare nel futuro. Mio marito invece si occupa di branding.

    Ci sono molte donne toscane che lavorano in agricoltura, vero?
    Sì, probabilmente perché le donne sono delle buone custodi e gli uomini invece pensano più spesso all’immagine o al reddito immediato. La donna avendo poco da perdere paradossalmente ha più libertà decisionale, e si cimenta spesso  in imprese che richiedono tempo per avere risultati e lo fanno anche con molta creatività.

     

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    Caterina Della Torre
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    Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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Appunti di viaggio.

Di Alfredo Centofanti

Bari. La città vecchia è un labirinto di vie che raccontano infinite storie. Inarrestabile è il vociare degli abitanti nel dialetto locale, dei tanti turisti stranieri, dei pellegrini che da secoli vengono qui per venerare San Nicola, amato tanto dai cattolici quanto dagli ortodossi.
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    Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Genzano di Roma nel 1978 e vive ad Ariccia. È esperta di violenza di genere e relazioni abusive, e collabora con i centri antiviolenza dei Castelli Romani, fornendo consulenza e assistenza legale alle donne vittime di violenza. È anche docente per la Regione Lazio nella formazione degli operatori della rete antiviolenza territoriale, e fondatrice e Presidente dell’associazione di promozione sociale “Crisalide Donne per le Donne”, che si occupa di consapevolezza ed empowerment femminile.

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