Alle Olimpiadi Internazionali di Informatica l’Italia si fa in 4

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Dalle Olimpiadi Internazionali di Informatica a Baku in Azerbaijan, al Festival della onlus Informatici senza Frontiere a Rovereto in Trentino, nel 2019, per i nostri giovani talenti hi-tech, le occasioni per farsi valere sono tante. Uomini e donne si dividono la scena informatica, tra competizione e competenze inclusive.

Il prossimo 4 agosto, in Azerbaijan, quattro giovani italiani rappresenteranno il nostro Paese alla 31esima edizione delle OII, le Olimpiadi Internazionali di Informatica. Alessandro Bortolini, Fabrizio Brioni, Jakob Nogler e Federico Stazi sono stati scelti tra i migliori studenti delle scuole superiori italiane per competere individualmente, ciascuno con il proprio notebook, in gare di natura algoritmica, nella speranza di conquistare una medaglia d’oro, d’argento o di bronzo nell’arco della settimana di ‘giochi’ informatici ed eventi culturali e ricreativi a Baku. Nel settembre 2012, l’Italia – che partecipa alle International Olympiads in Informatics dal 2000 – ha ospitato a Sermione e Montichiari, grazie agli accordi tra MIUR e AICA (Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico, che si occupa, tra l’altro, della Patente europea del computer o ECDL, ormai trasformata in ICDL) le Olimpiadi Italiane di Informatica, che torneranno a Matera dal 17 al 19 settembre 2019 presso l’IIS G. B. Pentasuglia.

La notizia è buona, anzi ottima… Se non fosse che, tra i quattro ragazzi selezionati per il loro talento informatico al top, di ragazze non ce n’è nemmeno una. Così come nella precedente edizione delle OII, in cui sul podio sono saliti in Giappone, a ritirare le quattro medaglie di bronzo dei vincitori, sempre quattro maschietti: Luca Cavalleri, Andrea Ciprietti, Fabio Pruneri e Federico Stazi. Nel 2017, era stato Andrea Ciprietti, studente del liceo scientifico, a ottenere una medaglia d’argento alle olimpiadi informatiche internazionali. E, tra i nomi dei premiati nelle scorse edizioni delle OII, donne non pare proprio che ce ne siano.

Eppure, la storia dell’informatica è fatta, anche e molto, dalle donne: da Ava Lovelace Byron (1815-1852), figlia di Lord Byron, che elaborò le idee del marito Charles Babbage sul calcolo automatico, fino a essere ricordata come “la prima programmatrice di computer al mondo”, a Karen Spärck Jones (1935-2006) che, per quanto laureata in Filosofia, nel 1972 introdusse il concetto di inverse document frequency, componente fondamentale degli algoritmi per ricavare un testo da un indice di documenti: la sua teoria fu usata nel 1994 da Mike Burrows per il motore di ricerca Altavista. Per non parlare dell’insospettabile Hedi Lamarr (1914-2000), star del cinema hollywoodiano per cui rinunciò alla laurea in ingegneria, che a metà degli anni Trenta brevettò con un amico compositore un sistema per codificare le informazioni trasmesse dalle frequenze radio, da cui si sarebbe poi sviluppato il Wi-Fi.

Oggi, le donne sono CEO nelle più importanti aziende informatiche del mondo, scienziate e dirigenti nei centri di alta tecnologia, blogger e influencer con milioni di seguaci; forse, però, non competitors altrettanto aggressive degli uomini. Usano il Web per diffondere la cultura della solidarietà e della cooperazione tecnologica, per contribuire ad abbattere le barriere informatiche (ci auguriamo, perciò, di vederle in massa – dal 17 al 19 ottobre a Rovereto – al Festival di Informatici Senza Frontiere, onlus dedicata allo sviluppo di progetti di Innovazione Sociale per contrastare il digital divide e usare la tecnologia in modo etico). Alle competizioni all’ultimo bit preferiscono gli incontri di condivisione come le Girls Geek Dinners, ‘cene sociali’ tra appassionate di tecnologia nate nel 2005 quando la software engineer inglese Sara Blow, stufa di non incontrare quasi mai altre donne ai convegni hi-tech e soprattutto di essere scambiata per l’addetta al marketing, decise di cambiare le cose.

Ad Alessandro, Fabrizio, Jakob e Federico, un grandissimo “in bocca al lupo” per tenere alte le sorti dell’Italia in Azerbaijan. Con la speranza che, su quel podio, insieme a loro possa esserci anche, in un futuro assai vicino, qualche ragazza.

Olimpiadi Internazionali di Informatica 2019 - Italia

Immagini: licenza Pixabay e Olimpiadi Italiane di Informatica

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Profilo Autore

Chiara Santoianni

Chiara Santoianni, scrittrice, giornalista, counselor e docente, pubblica dal 1984 e ha collaborato a numerosi quotidiani e periodici italiani. È autrice del saggio Popular music e comunicazioni di massa (ESI, 1993), dei manuali Sicurezza informatica a 360° (Edizioni Master, 2003) e Come creare un webinar di successo (Amazon, 2022), del libro per ragazzi Vita spericolata di un giovane internauta (Amazon, 2021, 1a ed. 2012). Ha scritto inoltre il romanzo umoristico Il lavoro più (in)adatto a una donna (Cento Autori, 2011) e i romanzi di chick lit Il diario di Lara (ARPANet, 2009), Provaci ancora, Lara! (ARPANet, 2012) − vincitori delle edizioni 2008 e 2012 del concorso ChickCult −, Cocktail di cuori e Missione a Manhattan (Cento Autori, 2015 e 2016). È autrice e curatrice della raccolta di racconti di chick lit Volevo fare la casalinga (e invece sono una donna in carriera) (Albus 2012) e della collana di Cento Autori "A cuor leggero" (2015). Inoltre, è autrice delle guide turistiche Enogastronomia, Turismo Balneare, Turismo Giovanile, Turismo Enogastronomico (Electa Napoli, 2004-2006); co-autrice delle guide di viaggio Pacific Coast (Edimar, 1999) e Napoli. Costa e isole (De Agostini, 2002). Suoi racconti sono contenuti nei volumi collettivi Lavoro in corso (Albus Edizioni, 2008), Timing semiserio per un matrimonio quasi perfetto (ARPANet, 2011), Non proprio così (Giulio Perrone, 2011), ManifestAmi (2013). Ha scritto per anni la rubrica Numerando per la rivista d’informatica “Internet Magazine”. Ha inoltre ideato e realizzato il sito web Chiara’s Angels − finalista al Premio DonnaèWeb e all’Italian eContent Award 2006 − e il blog di recensioni librarie Spazio Autrici. La sua passione, oltre alla scrittura, è la tecnologia in tutte le sue forme.

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