Appunti di un cacciatore di mosche – Capitolo III

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Un gatto privilegiato che però pensa anche agli altri.

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di Deborah Voliani

Ora vi parlerò di un argomento che mi sta molto a cuore: il cibo.
Sono goloso. Mangio con voracità tutto ciò che mi piace. Sono anche schizzinoso, ossia le cose le scelgo io.
In questo periodo preferisco il cibo a base di pollo e di tacchino. Il manzo lo trovo pesante.
Ciononostante, in quanto a dieta mi difendo bene. Sono robusto ma non obeso.
Dal terrazzo della mia casa vedo passare un sacco di gente.
Le persone grasse le riconosco subito dalla loro camminata. Hanno passi lenti ed ansimano come se non respirassero bene. Le persone magre sono come anguille, scivolano sull’asfalto del marciapiedi  e si muovono nell’aria come se volassero.
Una cosa che mi lascia perplesso, anche se ho capito che mangiare troppo fa male, come mai i ciccioni sono sempre sorridenti e i magri no?
È meglio essere magri ma tristi o felicemente grassi?
Non sono un professionista e non mi occupo di nutrizione ma vorrei raccontarvi un episodio che ho vissuto sulla mia pelle.
Una notte non riuscivo a prendere sonno ed allora il pensiero andò fulmineamente alla ciotola vuota. Pensavo, e ne ero convinto,  che se l’avessi fatta riempire avrei soddisfatto un mio desiderio ed avrei sicuramente preso sonno subito. Questo pensiero divenne predominate nelle mia testa che pensavo solo a riempirmi lo stomaco.
Ignoravo che a quell’ora i miei padroni stavano dormendo. Ossia, lo sapevo, ma quello era solo un dettaglio per me. Se l’indomani mattina si sarebbero dovuti alzare presto per andare al lavoro, quello era un problema da poco, ma soprattutto era un problema loro.
Insomma cominciai a miagolare così forte che Deborah si svegliò.
Dapprima aprì un occhio, poi tutti e due e alla fine si arrese. Si alzò dal letto per vedere che cosa stava succedendo.
Io non lo sapevo se avevo fame davvero, ma so solo che volevo mangiare a tutti i costi.
“Ma cos’hai a quest’ora cippiro?”. (Vi prego non ridete, questo è il nomignolo con cui mi chiama Deborah da quando sono entrato nella sua vita. Ora di nomi strani ne ho sentiti anch’io, come pallina, silvestro, ma cippiro non l’avevo mai sentito. Non ne conosco l’etimologia. Credo che sia frutto di una fantasia fuori del normale e di un’affettuosità che non conosce limiti).
Ma torniamo a quella notte.
Deborah mi si avvicina, mi prende in braccio e comincia ad accarezzarmi. “Allora cucciolo, vuoi tenerci svegli tutta la notte?”.
Gente, mi ha chiamato cucciolo! In quel momento è scattato qualcosa in me. Sono tornato piccolo e tra le sue braccia mi sentivo cullato con tanta dolcezza e tanto amore.
Insomma, miracolo dei miracoli, ho smesso di pensare al mangiare. Quello che desideravo era solo continuare ad essere cullato. Ricordo che cominciai a fare le fusa e che stavo molto bene. Mi addormentai di colpo.
Ogni tanto, probabilmente, si ha bisogno di essere tra le braccia di qualcuno per sentirsi amati e protetti e confondiamo il nostro bisogno di amore con il bisogno di mangiare.
La sensazione di  stomaco vuoto, quando non è fame per davvero perché sei a digiuno, può anche voler dire abbracciami e sarò il tuo cucciolo per sempre.
Al mattino al risveglio ero felice ma anche tanto affamato.
La mia situazione di gatto privilegiato tuttavia non mi impedisce di pensare alle miserie cui sono costretti a vivere gli altri gatti che dormono all’aperto e sono esposti ai pericoli di ogni tipo.
Ci sono in giro le cosiddette gattare che hanno fatto della generosità nei confronti dei mici randagi la mission della loro vita. Queste donne sono una sorta di dame di carità. Loro non si soffermano sui difetti dei mici da accudire, non li giudicano. Li soccorrono e ricevono in cambio tanto affetto, quell’affetto che io a volte do per scontato.
La volete sapere la seconda cosa che ho imparato di importante anche se è difficile da fare? Soddisfo subito la vostra curiosità: è quella di dire grazie. Se non con le parole, perché ti resta difficile, prova ad avvicinarti alla persona e a far brillare gli occhi che, come il sorriso, possono rivelare la gioia che ti scoppia dentro. Poi fai un salto fino alle sue braccia, ma attento, ricordati però di tirare in dentro le unghie.

continua

debora-volianiDeborah Voliani –  49 anni. Assistente sociale. Mi occupo di prevenzione solitudine e promozione socialita a  favore degli anziani a Trieste presso Televita s.p.a. Sposata. Vivo a Monfalcone. Sono livornese d.o.c. .Toscanaccia nel sangue. Ho un gatto persiano che si chiama Nemo. Scrivo racconti e poesie. Ho scritto con mio marito un romanzo giallo Male minore ambientato a Livorno e pubblicato da Manidistrega nel 2010. Amo la vita e la fede in Dio

 

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