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    Home»Costume e società»Attualità»Da rossa impenitente a bianca indipendente
    Attualità

    Da rossa impenitente a bianca indipendente

    DolsBy Dols29/12/2017Updated:13/01/2018Nessun commento8 Mins Read
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    rossa-dipendente-bianca indipendente
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    Il passaggio di colore che segna anche l’evoluzione personale.
    3 consigli e 6 note per chi ci sta pensando sul serio.

    di Carmen Russo

     

    nota bene: questo scritto non ha nessuna intenzione di offendere o criticare le donne che compiono la scelta di continuare a colorarsi i capelli anche alla bella età di 70anni o a qualsiasi età. È una riflessione sociale, personale e pratica su cosa comporti e come affrontare i capelli bianchi sotto la soglia d’età normalmente accettata.

    Non sono una vegana, non sono nemmeno vegetariana per quanto abbia ridotto il consumo di carne solo quando mi trovo davanti un bel filetto o un taglio argentino. Non sono nemmeno una fanatica ecologista (eh lo so non si dovrebbe dire ma non voglio farvi credere di essere come non sono). Diciamo che oltre a non buttare le carte per strada e a fare la differenziata che mi viene richiesta (nella mia strada non è ancora attivo il servizio di smaltimento organico) non vado.

    Queste premesse sono per farvi capire che la scelta di smettere di colorare i capelli non è dettata da motivi ecologico\ambientali o da scelte di vita naturalistiche. E allora perché ho smesso in un’età (48) in cui non è “normale” per la società civile accettare una donna coi i capelli bianchi? Perché ero stufa della schiavitù della ricrescita! Ogni due settimane ero costretta a spendere due ore del mio tempo per ritoccare la tinta e dopo altri 10 giorni a rifare tutto il colore. 4 ore al mese e un centinaio di euro risparmiati.

    capelli-colorPer chi volesse intraprendere questa strada do una breve descrizione del periodo di passaggio prima di dirvi cosa è accaduto dal punto di vista sociale.

    1. Riflette bene
    2. Riflettete ancora un po’
    3. Se proprio avete deciso di liberarvi di questa schiavitù tenete conto di alcuni elementi:
    1. Occorre circa un anno per essere davvero presentabili
    2. Occorre decidersi a tagliare i capelli molto corti
    3. Sarete criticate da chi non ha il coraggio (e non si fa i fatti suoi)
    4. Sarete ammirate da chi vorrebbe-ma-non-si-decide
    5. Il parrucchiere non vi aiuterà
    6. Il nuovo parrucchiere che troverete vi aiuterà

    I primi due mesi sono abbastanza facili, non sentirete la necessità di tagliare i capelli, potrete usare fasce, cappelli, turbanti o cerchietti che camuffano il colore diverso. Poi… diventa dura. Allora la cosa migliore, o perlomeno quella che mi ha aiutata, è stato decidere di tagliare i capelli molto corti e, anche se può sembrare un controsenso, decolorare le punte. In questo modo man mano che i capelli ricrescono avrete un effetto mesh che non è niente male.

    Ma occhio dovete combattere per ottenere quello che desiderate il vostro coiffeur farà di tutto per contrastare la vostra decisione, vi proporrà: tinte non nocive (ah ah non ne esistono a parte l’hennè vero e proprio che non colora per nulla i capelli bianchi); colpi di sole o mesh che tanto non sono attaccati alla radice e quindi non fanno male (ma dovrete comunque rifare il colore o “decolore” ogni mese); altri intrugli o pacchetti di trattamenti per rimpolpare, curare, ammorbidire. Qualsiasi cosa pur di tenervi con lui\lei.

    La cosa che di solito accade è di cambiare salone e mettere ben in chiaro col nuovo quali sono i vostri obbiettivi. Non sarà contento ma sta acquistando una nuova cliente per lo meno per la piega e il taglio.

    Dopo 4 mesi circa avete i capelli corti, leggermente decolorati in punta ed è ora di decidere se mantenere il taglio corto o far crescere i vostri capelli. Io ho optato per una via di mezzo: ho mantenuto il taglio corto per sei mesi e poi li ho fatti ricrescere.

    Ed ora alcune considerazioni sociali\personali

    Le mie motivazioni di carattere pratico ve le ho dette all’inizio ma devo dire che strada facendo durante il percorso di cambio look, ne sono sbucate fuori anche altre che non avevo considerato.

    I miei capelli sono sempre stati di un bel colore rosso tiziano scuro, per intenderci non come Pippi Calzelunghe, ma come Debra Messing in questa foto, fino alla prima gravidanza. Poi il colore è cambiato, ed ho iniziato a metterci le mani su cercando di riottenere quella fantastica tinta. 20 anni di colore con prove tendenti al biondo, al castano e al rosso più accesso. Divertente fino a che non mi sono stufata di esserne schiava.

    Il colore ha rispecchiato sempre il mio carattere, impenitente dicevo nel titolo, ma anche a tratti scostante, incline al cambiamento, attratta dalle novità, curiosa di tutto, un po’ fumina, ribelle.

    Ma cosa accade quando una donna decide di avere i capelli bianchi, o sale e pepe come nel mio caso? Oltre al periodo di passaggio in cui devi spiegare cosa stai facendo della tua testa e dire che no, non hai problemi di salute, e che no, volendo quei cento al mese non costituiscono un problema al budget familiare (ho altri vizi che mantengo e che mi costano molto di più soprattutto in termini di salute), cosa accade?

    Accade che ti ritrovi gli sguardi addosso comunque. La gente si sorprende di vedere una donna, non anziana, con una chioma bianca. Il commento di solito è “ah però non sta male” Lo sguardo il più delle volte è di ammirazione, sembri una che ha coraggio da vendere, una che sa fare le sue scelte. Le donne sono più critiche e, con tono misto di ammirazione e disgusto, ti chiedono “ma come hai fatto?”.

    Insomma se avessi fatto questa scelta per ribellarmi al “sistema” (non so nemmeno io quale ma diciamo per andare controcorrente) avrei sortito lo stesso effetto!

    Mi piacevo molto di più quando avevo il mio colore, mi truccavo con più facilità, abbinavo i colori dei vestiti con più sicurezza. Ora l’unico look che corrisponde ai miei capelli è punk rock (annacquato).

    Altri vantaggi? Capisci al volo gli uomini vanesi, quelli che quando eri colorata ti avrebbero invitato fuori (vi devo dire quante volte mi è stato chiesto se ero una rossa naturale?) e che adesso non ti si filano per nulla.

    Vieni presa più sul serio come professionista. Questo non so spiegarmelo ma pare che i capelli bianchi aiutino ad essere più convincenti. Forse denotano esperienza. A saperlo prima!

    Ti senti capace di affrontare qualsiasi cosa dopo aver detto ciao al tuo parrucchiere! Lasciare una persona con cui sei stata più di 20 anni, che ti ha messo le mani addosso, spalmato creme, massaggiato le punte, con cui hai condiviso del gossip, confessato segreti al caldo del phon… insomma è dura!

    Sei più capace di farti valere. Anche questa cosa non so spiegarla bene ma, forse perché presi in contropiede dal non colore dei capelli, forse perché stanno rimuginando sull’età da darti, hai lo spazio temporale per dire subito la tua opinione. E se dici qualcosa di interessante e non le solite banalità da salone di bellezza (e daglie ancora) allora crei un momento di condivisione e di ascolto interessante.

    Ah però non sono tutte rose e fiori. Quelli che appena ti vedono pensano “questa è di sinistra” (intendendo una fuori dagli schemi e quindi difficile da gestire). Quelle che sono perfette fino alla punta dell’alluce e non ti inviterebbero mai ad una loro aperi-cena-evento con le amiche (distoglieresti l’attenzione da loro con tutte le domande delle convenute su “come hai fatto?” e “che prodotti usi?”).

    Ci sono quelli attaccatissimi alle convenzioni sociali che apriti cielo se la loro mogliettina compisse un passo del genere. Se temete di essere una di loro attenzione che rischiate (o guadagnate) un bel divorzio.

    Pensate quante convenzioni sociali sono messe in discussione dalla semplice decisione di non colorarsi i capelli… E cosa succederebbe se smettessimo che ne so di usare tacchi vertiginosi su minigonne inguinali per optare su abbigliamento più utile e più funzionale? E se decidessimo di non truccarci il viso? Una vera rivoluzione non armata!

    Insomma inizio a chiedermi se la femminilità è una costruzione sociale o se, come pensavo fino ad un attimo fa, è una cosa innata. Cosa è la femminilità? Quanto siamo condizionati a pensare che essere femminili è sinonimo di essere sexy? Di una cosa sono sicura, la femminilità non passa dal colore dei capelli.

    In conclusione ognuno opera le sue scelte, apparentemente senza influenze esterne, ma quando solo ti soffermi a pensare di fare una scelta contraria ecco che ti rendi conto di quanto invece lo sei.

    Se la vita ha uno scopo è quello di provare a conoscere sé stessi ed operare delle scelte di conseguenza. A 15 anni il volersi uniformare alla massa, per insicurezza, perché è un periodo di passaggio, per condividere la fatica di essere adolescenti, ha senso ma a 50 che valore ha volere le cose hanno tutti? Fare una cosa perché la fanno tutti? Nel mio lavoro (progetto oggetti e gioielli e li realizzo con il sistema ella digital fabrication) il 70% dei clienti che mi chiede di realizzare qualcosa che somigli al “brand X” o alla “marca Y”. La via per portarli ad un progetto che rispecchi di più la loro personalità ha un che di psicologico ed estenuante. Molti li perdo lungo la strada della consapevolezza, morti davanti l’evidenza di non sapere nemmeno lontanamente chi sono e cosa vogliono. Alla fine per i sopravvissuti la soddisfazione è grande: loro hanno un oggetto esclusivo basato sulle reali esigenze dell’azienda o della persona, ed io non ho svilito la mia professionalità copiando altri.

    Forse a 80 anni avrò i capelli maculati o zebrati, giusto per non cadere nel cliché della nonnina dai capelli bianchi.

    Bianca colore rossa
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Appunti di viaggio.

Di Alfredo Centofanti

Bari. La città vecchia è un labirinto di vie che raccontano infinite storie. Inarrestabile è il vociare degli abitanti nel dialetto locale, dei tanti turisti stranieri, dei pellegrini che da secoli vengono qui per venerare San Nicola, amato tanto dai cattolici quanto dagli ortodossi.
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    Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Luana Sciamanna è un’avvocata penalista nata a Genzano di Roma nel 1978 e vive ad Ariccia. È esperta di violenza di genere e relazioni abusive, e collabora con i centri antiviolenza dei Castelli Romani, fornendo consulenza e assistenza legale alle donne vittime di violenza. È anche docente per la Regione Lazio nella formazione degli operatori della rete antiviolenza territoriale, e fondatrice e Presidente dell’associazione di promozione sociale “Crisalide Donne per le Donne”, che si occupa di consapevolezza ed empowerment femminile.

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