“Sia che si tratti di denominazioni legate alla realtà territoriale, sia ch’esse abbiano valenza nazionale e più ampia ancora, i toponimi saranno scelti in funzione dei loro legami con l’identità e gli interessi della comunità ravennate, con particolare riguardo alla valorizzazione dei personaggi femminili”.
di Claudia Giuliani
Al recente Convegno nazionale di Toponomastica femminile, svoltosi quest’anno a Torino, è stata presentata l’esperienza della città di Ravenna, dove alcune felici sinergie, prevalentemente fra l’Amministrazione comunale e il Soroptimist club, hanno consentito negli ultimi anni un rapido incremento delle intitolazioni che costituisce un risultato assai significativo nel panorama italiano.
La Commissione toponomastica, in cui sono state attive nei precedenti mandati due donne assessore, oggi è paritaria nella formazione dei suoi componenti e si è dotata di un regolamento che pone fra le voci prioritarie l’incremento delle intitolazioni femminili.
Nei criteri adottati dall’attuale commissione toponomastica del Comune di Ravenna per le denominazioni stradali e areali in genere, approvati nella seduta del 6 novembre 2006, si legge infatti:
“Sia che si tratti di denominazioni legate alla realtà territoriale, sia ch’esse abbiano valenza nazionale e più ampia ancora, i toponimi saranno scelti in funzione dei loro legami con l’identità e gli interessi della comunità ravennate, con particolare riguardo alla valorizzazione dei personaggi femminili”.
Essenziale l’apporto della cittadinanza, dalla quale provengono numerose le richieste di intitolazioni, con riferimento spesso a quelle femminili, e la ricerca, svolta a più livelli, compreso quello istituzionale, di nomi significativi in contesti diversificati, da quello locale a quello internazionale con l’individuazione di donne o gruppi di donne attive nei più vari ambiti, da quello politico a quello culturale, sociale o religioso, con forte attenzione alla pregnanza simbolica delle figure che maggiormente divengono significative per la loro esperienza di vita e di impegno.
In uno stretto giro di anni, le intitolazioni femminili sono state ben 110: un numero enorme se si pensa che fossero solamente tre le strade femminili scelte in tutto il secolo XIX, e altrettante le intitolazioni del periodo fascista. Al lentissimo incremento percentuale del dopoguerra, che pure si avverte, ha fatto seguito l’impennata degli ultimi quattro anni, destinata ancora a crescere. Di particolare interesse alcuni “gruppi” di intitolazioni, quali le rotonde dedicate alle vincitrici del premio Nobel (10 solo nel 2010), e le madri della Repubblica (in numero di 9), intitolate prevalentemente fra il 2010 e il 2013.
Oggi vengono denominati prevalentemente parchi e giardini. La scelta di questi spazi è strategica e legata alle scarse possibilità di intitolare strade in tempi di modesta espansione edilizia e all’impossibilità di realizzare ridenominazioni.
Una monografia, già alla seconda edizione, valorizza questo lavoro e ne sottolinea il significato accompagnando le scelte odonomastiche con testi biografici sulla storia delle donne intitolate, scritti dalle bibliotecarie dell’Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna e da socie del Soroptimist Club locale.
”Chiedere maggiore attenzione alla toponomastica femminile non e’ un capriccio di parita’, ma e’ uno dei modi per rendere concreta la parita’.
La toponomastica non ha solo il portato simbolico della memoria, ma e’ parte integrante del linguaggio urbano, incide sugli schemi culturali e cognitivi, rendendo visibile la dimensione sessuata della città.
La città’ e’ abitata da uomini e da donne, ma tale presenza non e’ riconfermata nello spazio pubblico.
Incrementare le titolazioni femminili rientra nelle “buone pratiche”, ma riterrei questo settore
uno spazio di azione politica all’interno di un processo lento e inesorabile di parita’.
Nell’apparente neutralita’ della comunicazione abbiamo nascosto il genere femminile, farlo comparire e’ parte strutturante del cambiamento.
Esistono legami di senso e di contenuto fra i temi del linguaggio di genere, la rappresentazione del genere nella pubblicità’ e nella toponomastica.
Far prevalere la dimensione sessuata e non sessista in questi tre ambiti produce un frame importante nelle politiche della amministrazione pubblica.
I risultati ottenuti derivano dall’impegno di amministratrici sempre piu’ attente, sollecitate dalla
militanza politica delle donne che alle amministrazioni chiedono in modo incalzante
interventi per la parita’ di carattere permanente e strutturale.
Giovanna Piaia
Assessora ai Servizi Sociali, alle Politiche e Cultura di Genere”