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    Home»Donna e lavoro»La “strategia della volpe”: lavora meglio, non di più
    Donna e lavoro

    La “strategia della volpe”: lavora meglio, non di più

    Francesca LemmiBy Francesca Lemmi17/11/2013Updated:17/07/2014Nessun commento5 Mins Read
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    lavorare-meglio
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    Più ore stai al lavoro, più dimostri così che sei bravo e quindi meritevole…

    In Italia vige una politica lavorativa malata e mal funzionante che, nonostante i tangibili e tragici effetti presenti sotto gli occhi di tutti, continua a dominare: “più ore stai al lavoro, più dimostri così che sei bravo e quindi meritevole”.

    In talune realtà, come in quella ospedaliera che ho avuto modo di conoscere direttamente in passato, a questa regola si aggiunge anche quella tacita ma presente che non conta tanto quanto e cosa fai, perché l’importante “farsi vedere” dal capo.

    E purtroppo la situazione ad oggi non è migliorata. Anzi, la crisi ha portato ad un blocco di assunzioni e mobilità, per cui si fa leva solo sulle risorse interne aziendali – quando non licenziate o parcheggiate a casa con contratti di solidarietà – sfruttandole il più possibile con il ricatto implicito ma molto sentito fra i dipendenti, che se osi opporti o remare contro, rischi il posto di lavoro.

    Risultato: ad oggi la giornata lavorativa “normale”, anche se di normale e umano ha ben poco, dura in media dieci ore (fatta eccezione per i dipendenti pubblici che ancora viaggiano su altri fronti), contro le otto massime che dovrebbero essere da contratto; gli straordinari non sono più contemplati e soprattutto pagati come tali ma dovuti e “ordinari”. Tutto ciò a spese dei dipendenti, sempre più stressati, demotivati e frustrati, e della qualità di vita.

    Ma sicuramente gli effetti collaterali non si fermano qui: a farne le spese, sono le aziende stesse e quindi anche l’andamento del lavoro e dell’economia. Infatti lo sfruttamento delle risorse umane, perché di questo stiamo parlando, non porta benefici neanche nelle tasche delle aziende, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, in quanto l’eccesso di ore e tempo speso al lavoro e soprattutto la continuità logorante di tali ritmi portano inevitabilmente alla conseguente riduzione dell’efficienza e della prestazione lavorativa.

    D’altronde questa non è una novità. Pensate ai bambini e ai ragazzi: in generale, quando sanno di avere una scadenza a metà pomeriggio (sport, musica o altro), è più facile che inizino prima a studiare e ottimizzino il tempo disponibile, per cui lo studio risulta proficuo; al contrario, quando sanno di avere tutta la giornata a disposizione, è più facile che disperdano le energie e “perdano” tempo.

    Come ogni cambiamento, anche le regole del lavoro possono cambiare solo nel momento in cui vi è la presa di consapevolezza che questo tipo di approccio non funziona.

    Anziché continuare a parlare in termini di tempo, laddove abbiamo visto che non è correlato a produttività bensì quando eccessivo, può risultare addirittura contro-producente, forse è il caso di spostare il focus su altri aspetti: risultati ed efficienza.

    Claire Shipman e Katty Kay nel loro libro “Womenomics – scrivi le regole per il tuo successo”, parlano di “strategia della volpe”: lavorare meglio, anziché di più.

    Nel loro libro, le autrici riportano quanto osservato da analisti economici e manager: “l’80% del prodotto utile, nel business, deriva dal 20% dello sforzo” (“Legge del minimo essenziale”). Tradotto in altri termini, ciò significa che l’80% del tempo viene speso per attività improduttive. E questo, inutile ripeterlo, va a discapito sia della produttività e quindi dell’utile dell’azienda ma anche della motivazione ed efficienza del lavoratore.

    Allora cosa sarebbe auspicabile fare?

    In primis, non tanto e non solo i lavoratori ma soprattutto i vertici e il mondo del lavoro in generale, dovrebbero resettare la strategia di attacco e concepire e misurare il lavoro in termini di produttività e risultati raggiunti.

    Questo consentirebbe due effetti che si auto-alimentano a vicenda: da una parte, una maggiore autonomia dei lavoratori, intesa in termini di libertà ma anche e soprattutto di responsabilità; dall’altra, maggiore motivazione e gratificazione, che costituisce un propulsore importante al lavoro e soprattutto al lavoro efficiente.

    In secondo luogo, quanto detto dovrebbe portare ad una maggiore flessibilità: poiché l’essere umano non è un robot e proprio per questo, vi possono essere giorni particolarmente proficui ed altri decisamente meno e poiché la vita delle persone fortunatamente non si circoscrive e non riguarda solo il lavoro, forse sarebbe decisamente più proficuo lasciare maggiori margini di auto-gestione, fermo restando il raggiungimento del traguardo prefissato nei tempi ragionevolmente concordati.

    Un terzo aspetto riguarda la necessità di lavorare e funzionare per obiettivi, in virtù di una lista di priorità che consenta di canalizzare le energie e il tempo, risorse preziose, verso ciò che è urgente e/o più importante e quindi ottenendo un rendimento maggiore del tempo utilizzato.

    A tal proposito, Shipman e Kay ricorrono alla metafora della volpe, animale noto per essere furbo e astuto perché capace di “fiutare le opportunità migliori, il che permette loro di cacciare le prede con uno sforzo minimo” (ibidem).

    E in questo, perdonatemi, ma quelle che hanno ancora da imparare sono le donne. Gli uomini, forse in virtù di un cervello maschile che funziona con una “visione a tunnel” e quindi più settoriale e meno multitasking, riescono più facilmente a concentrarsi su un’attività alla volta. Al contrario, le donne, sia per un cervello predisposto a poter portare avanti più cose contemporaneamente (multitasking) sia per la maggiore difficoltà che incontrano nel dire di “no” e per la spinta a rendersi utili e a prodigarsi per gli altri, se non per ultimo per il fatto che continuano ad occuparsi principalmente di tutto ciò che riguarda famiglia e casa, tendono a funzionare con “tanti (spesso troppi) file aperti” e questo implica una forte ed inevitabile dispersione di energie mentali, con conseguenti effetti a cascata sull’efficienza e sulla produttività, oltre che sul livello di stress.

    In sintesi, come oramai la psicologia cognitiva sostiene da tempo, il comportamento, e quindi anche i cambiamenti, degli esseri umani dipende dalla loro mente e soprattutto dalle loro convinzioni: fintanto che non cambiamo modo di concepire il lavoro, continueremo a perseguire i binari sbagliati, con tutto ciò che ne consegue.

    donna Francesca Lemmi lavoro multiasl uomo womenomics
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    Francesca Lemmi
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    Dr. Francesca Lemmi, Psicologo Clinico, Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Sessuologa. Dopo un’esperienza pluriennale nella realtà ospedaliera, svolge attività di psicologo e psicoterapeuta con bambini, adolescenti, adulti e coppie come libero professionista. Inoltre si dedica ad attività di formazione, in particolare nell’ambito della genitorialità, della coppia e della psicologia e pedagogia di genere. In virtù del grande interesse per la materia della famiglia, coppia e figli, da molti anni si dedica ed esercita anche nell’ambito della psicologia giuridica in situazioni di separazione/divorzio e affido minori.

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    Caterina Della Torre

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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
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A trionfare sono state le donne: 7 David a Vermiglio di Maura Delpero mentre L’arte della gioia di Valeria Golino e Gloria! di Margherita Vicario hanno conquistato 3 premi a testa
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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
    https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yok https://www.dols.it/2025/05/07/one-to-one-john-yoko/
C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
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