Dalla biologia al coaching…passando per l’informatica

1

di Caterina Della Torre

Avere un marito alleato, aiuta la qualificazione lavorativa della donna. Soprattutto nei passaggi professionali.

Sandra Vaudagna, toscana doc di Rosignano Solvay (dove fanno la soda) in provincia di Livorno, classe ’57
Vive a Roma dal 92, è sposata e ha 2 figlie (anni 20 e 16 e mezzo). Il marito è amministratore delegato di una società informatica.

Che studi hai fatto?
Mi sono laureata in Biologia all’Università di Pisa e per un po’ di tempo ho lavorato (gratis naturalmente..) nella Clinica Medica 1 dell’Ospedale S.Chiara di Pisa (dove ho fatto la tesi). Dopo la tesi ho preso una specializzazione post-laurea in informatica.
Più tardi, da grande, ho conseguito un master in pedagogia della persona e delle organizzazioni alla Sapienza di Roma e uno per coach professionisti

 Ora cosa fai?
Per qualche tempo ho fatto la Biologa, continuando la ricerca iniziata con la tesi, dando ripetizioni, lavorando in un laboratorio privato.
Grazie alla specializzazione in informatica ho poi iniziato una collaborazione, come programmatrice, in un progetto pilota di un’azienda di Firenze che si occupava di formazione e consulenza aziendale. Terminata l’esperienza come programmatrice ho iniziato a occuparmi di formazione degli adulti e di consulenza specializzandomi su problematiche riguardanti la gestione del cambiamento e lo sviluppo organizzativo. Ho seguito diversi progetti sia nel settore pubblico che privato, mirati a supportare queste organizzazioni a traguardare obiettivi di cambiamento legati ai più diversi fattori (normativi, organizzativi, tecnologici, etc)
Dopo questa esperienza (durata 15 anni) ho seguito lo start up del servizio formazione di una neonata società di servizi e ne sono stata responsabile.
Oggi sono libera professionista e ho integrato le mie attività di formatrice e consulente con quella di coach.

Quanto hanno influito le tue maternità sulla tua vita professionale?
Penso abbiano influito abbastanza, soprattutto per quanto riguarda la vita professionale in azienda. Ho sempre cercato di fare scelte che tenessero conto delle diverse esigenze, quelle delle mie figlie e quelle professionali e la ricerca di questo equilibrio ha necessariamente comportato dei compromessi.

Cosa vuol dire fare il coach? Cosa fa precisamente?
Un coach è un professionista che aiuta le persone a focalizzare in maniera più efficace e consapevole i propri obiettivi e le conseguenti scelte da porre in atto per raggiungerli Per farlo aiuta le persone a fare chiarezza su quello che davvero è importante per loro, a utilizzare al meglio le proprie risorse, a rimuovere convinzioni limitanti e utilizzare invece quelle potenzianti, a definire nuove strategie di azione e soprattutto ad imparare dall’esperienza.
Un coach crede fermamente nelle potenzialità di ognuno e nelle capacità di raggiungere i risultati desiderati, e come una carrozza (“coach” in inglese”) porterà la persona là dove questa vuole andare, creando un ponte tra il presente (dove la persona si trova oggi) ed il futuro (l’obiettivo da raggiungere). La fase di focalizzazione dell’obiettivo (il futuro) è pertanto fondamentale in questo processo.

A quali professionalità è utile?
Le aree di applicazione del coaching sono moltissime. Può essere applicato nell’area professionale ed aziendale a qualunque livello e profilo professionale (manager, imprenditori, liberi professionisti) come anche nell’area della vita privata, può essere individuale o rivolto a gruppi e team.
Le aree di intervento possono riguardare la dimensione delle competenze (migliorare/sviluppare competenze/abilità specifiche, ad esempio di organizzazione, di comunicazione, etc), come anche la dimensione dell’essere ( l’autostima, le relazioni con gli altri, le resistenze ai cambiamenti, etc).

Tuo marito ti coadiuva in casa? Ed e’ ”supportive” nella tua professione?
Mio marito è sempre stato un mio alter ego nella gestione delle figlie e della casa. Le figlie da piccole lo chiamavano “mapi” che è appunto un misto tra papà e mamma. L’unica cosa che non poteva fare era allattare (io ho allattato al seno) e questo lo deprimeva molto!
Sono anche fortunata per quanto riguarda il supporto professionale che c’è sempre stato sia dal punto di vista di sostegno emotivo che pratico, in quanto facendo professioni simili, i suoi consigli ed il suo punto di vista sono stati molto importanti per me..

Quanto credi che un uomo possa essere veramente femminista?
Per quanto riguarda il mio direi..forse anche più di me!

CONDIVIDI

Profilo Autore

Dols

Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

1 commento

  1. ernesto sichera on

    stima, rispetto e diritto paritario stabiliscono le condizioni per un buon rapporto…

Lascia un commento


+ quattro = 11