Contro la violenza usiamo i sentimenti

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Contro la violenza usiamo i sentimenti – progetto di due donne per le donne

Il MOICA, Movimento italiano casalinghe fondato da Tina Leonzi, ha fatto la storia delle casalinghe italiane rivalutando la figura del lavoro familiare. Il movimento ha contribuito ad emancipare la figura di moglie e di madre al servizio della famiglia e della comunità contribuendo all’aumento del P.I.L. nazionale, così facendo ha consentito l’emergere del lavoro invisibile dando il giusto valore all’opera femminile nella famiglia. L’esperienza del MOICA è lunga 35 anni, il movimento fondato dalla Leonzi ha portato anche all’estero la sua straordinaria intuizione.

Il MOICA Matera Bailicata, una realtà molto attiva sul territorio regionale, è stato il nostro punto di incontro: ci siamo conosciute qualche anno fa in occasione di un evento contro la violenza di genere organizzato per noi, ma non ci siamo fermate lì. Crediamo sia importante sottolineare il ruolo femminile e materno da nuovi punti di osservazione. Considerando la radice del nome stesso, Matera, che deriva proprio dal termine madre (dal latino mater), possiamo notare come la città si presti per sviluppare il nostro progetto che con l’approccio nonviolento si vuole estendere a tutte le forme di violenza. Nella madre risiede la fecondità, la generatività femminile e proprio dalla madre deve partire il riscatto collettivo contro la violenza. Pensiamo a Maria, metaforicamente madre di tutte le madri, e alla sua capacità simbolica di nonviolenza: lei è una madre che accoglie, con pazienza e amorevole cura sostiene e ascolta il figlio. La pietà di Maria è un’arma capace di sconfiggere il male della violenza, le sue braccia accolgono con amore, un amore che diventa scudo contro il “nemico del mondo”: l’odio. Partiamo dunque dalla capacità educative della madre, che per sua natura è sacra cioè degna di rispetto, per affrontare il tema della violenza insita nella società e che si abbatte solo sui più deboli ed indifesi. Matera è considerata una delle sette città culturali al mondo da visitare, siamo convinte che questo sia lo spunto per mostrare ancora una volta la cultura materna del prendersi cura dei figli e della famiglia.

Concretamente: non è la madre l’origine di tutto? Come intervenire, dunque?

sedute-caffèPer prima cosa facendo un’autocritica sulle modalità con cui si affronta il problema. Cosa sbagliamo nella narrazione stessa della prevenzione, della denuncia, della sensibilizzazione? I percorsi affrontati non solo da noi ma tutte le donne impegnate in questo difficile cammino sono stati realizzati con impegno, professionalità, serietà e con la volontà di prevenire il terribile fenomeno della violenza. Ma il problema, purtroppo, sembra acuirsi.

Noi due, donne della stessa età con in comune anche gli ideali, siamo partite rifacendoci all’idea del movimento ponendo al centro la donna, la maternità e la cura familiare per sottolineare l’importanza dell’educazione ai sentimenti che parte appunto dalla famiglia. La famiglia e la scuola, due agenzie educative che insieme possono fare la differenza con la capacità e la voglia di ascoltare i ragazzi fin dall’infanzia, devono ritornare ad un concreto dialogo produttivo costante fatto di esperienze e di condivisioni. La capacità di amare ci è data in dotazione con la nascita, ma solo sperimentando l’amore, quotidianamente e come oggetto prezioso che si fa cura, possiamo pensare di contrastare la violenza distruttrice di cui la nostra società è impregnata. Recenti studi ci informano che oltre il 50 % delle donne vittime di violenza sono casalinghe, anche per questa ragione abbiamo l’obiettivo di non fermarci alla donna, bensì di allargare il percorso di sensibilizzazione anche alle famiglie e percorrere così un cammino di eduzione sentimentale comune. L’educazione sentimentale non può però basarsi solamente su teorie astratte, ma deve mettere in pratica l’amore con l’esempio quotidiano.

Riteniamo, infine, che occuparsi di violenza non sia un modo per mettere in luce sé stesse, ma siamo certe che solo una collaborazione scevra da ogni sterile protagonismo possa essere efficace: è inutile cercare di contrastare la violenza se poi lasciamo emergere l’individualismo che è una forma di prevaricazione su chi ci vive intorno e quindi è esso stesso una forma di violenza.

Abbiamo deciso che “Contro La violenza si debbano usare i sentimenti”.

di Maria Giovanna Farina, filosofa e scrittrice

& Alba Dell’Acqua, presidente Moica Matera Basilicata

Per contattare le autrici dell’articolo scrivete a:

mariagiovanna.farina@gmail.com

moicabasilicata@gmail.com

dott.ssa Maria Giovanna Farina

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Profilo Autore

Maria Giovanna Farina

Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

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