Misure per uscire dalla violenza e per essere finalmente libere

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Arriva la circolare INPS che disciplina i congedi per le vittime di violenza.

A distanza di quasi un anno è arrivata la circolare INPS  per rendere applicabile il congedo per le vittime di violenza di genere contenuto nell’art. 24 del decreto legislativo n. 80 del 15 giugno 2015.
La normativa prevede che le lavoratrici dipendenti del settore pubblico e privato, escluse le lavoratrici del settore domestico, possano avvalersi di un congedo indennizzato per un periodo massimo di 3 mesi al fine di svolgere i percorsi di protezione certificati dai servizi sociali del Comune di appartenenza, dai Centri antiviolenza o dalle Case Rifugio. Il congedo può essere fruito su base giornaliera o oraria entro tre anni dall’inizio del percorso. Per le giornate di congedo la lavoratrice ha diritto a percepire una indennità giornaliera, pari al 100% dell’ultima retribuzione da calcolare prendendo a riferimento le sole voci fisse e continuative della retribuzione stessa.
Si tratta di un piccolo ma importante passo per consentire un percorso con meno intoppi di uscita dalla violenza. In altri Paesi interventi simili esistono già da tempo e sono inquadrati in un sistema più organico e strutturato, per dare alle donne vittime di violenza un’autonomia economica e la sicurezza di poter guardare al futuro più serenamente.
Se per esempio guardiamo la Spagna, vengono coperte anche le lavoratrici autonome, che hanno diritto a una serie di agevolazioni, incentivi e sospensioni delle tassazioni. Hanno avviato dal 2004 programmi di inserimento lavorativo, incentivi alle imprese che assumono donne con esperienze di violenza, spazi abitativi, sussidi integrativi, facilitazioni per la mobilità geografica. Insomma per lo Stato i diritti economici e lavorativi di queste donne sono centrali, insieme agli interventi di prevenzione, per il cambiamento culturale e al sostegno ai centri antiviolenza.

Chiaramente in Italia la situazione non è rosea e la distribuzione dei fondi, sempre più esigui, è difficile da tracciare, come si evince dalla mappa #DonneCheContano 26 milioni e mezzo di euro (per il triennio 2013-2015) stanziati per il potenziamento dei servizi di assistenza e supporto per le donne che subiscono violenza in Italia. Tra ritardi nell’assegnazione alle Regioni e alle organizzazioni che operano sul territorio e una mancanza di informazioni su come vengano spesi questi fondi, forse in ottica di una maggior trasparenza, sarebbe opportuno avviare una piattaforma online che tracci l’erogazione dei fondi e il loro utilizzo, verificando i risultati raggiunti sul territorio italiano, per evidenziare criticità e casi virtuosi da prendere ad esempio. Fantascienza? Basterebbe organizzarsi e quindi torniamo al discorso della mancanza di una cabina di regia governativa, con l’assenza di una Ministra per le Pari opportunità.

Un segnale di un rischio concreto e attuale per le politiche di genere lo si può leggere anche in merito al caso di Linda Laura Sabbadini 
Dobbiamo aiutare le donne che vivono un’esperienza di violenza a uscire da queste situazioni, incoraggiandole a rompere il silenzio, sostenendo loro e i loro figli, dandogli una sicurezza economica e una prospettiva di autonomia attraverso un lavoro, che non siano sotto un ricatto economico che gli impedisce di denunciare, di chiedere aiuto. Dobbiamo intervenire prima che la violenza possa sfociare in un femminicidio, dobbiamo fornire alla donna strumenti immediati, certi per uscire da questi pericolosi vincoli di subordinazione nei confronti di un partner/familiare violento. Raramente si tratta di un raptus di follia temporanea, questi soggetti arrivano a colpire dopo lunghi periodi di tormenti e violenze di ogni tipo nei confronti della compagna, non da ultimo la violenza economica. Ripeto, dobbiamo sottrarre queste donne a questo destino. Per questo è importante che i presidi territoriali non siano in permanente rischio chiusura come “La stanza dello scirocco” di Corsico.
A febbraio avevamo organizzato un incontro per fare il punto della situazione in Lombardia. A novembre 2015 è stato approvato il “Piano regionale quadriennale di prevenzione e contrasto alla violenza contro le donne”. Qui trovate un po’ di informazioni: http://issuu.com/simonasforza/docs/pda32-piano_quadriennale_prevenzion/1
http://issuu.com/simonasforza/docs/slide_piano_prevenzione_contrasto_v/1

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Profilo Autore

simonasforza

Blogger, femminista e attivista politica. Pugliese trapiantata al nord. Equilibrista della vita. Felicemente mamma e moglie. Laureata in scienze politiche, con tesi in filosofia politica. La scrittura e le parole sono sempre state la sua passione: si occupa principalmente di questioni di genere, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro, della salute e dei diritti.

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