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    Home»Costume e società»La strada per l’Egitto passa da Torino
    Costume e società

    La strada per l’Egitto passa da Torino

    Stefi Pastori GlossBy Stefi Pastori Gloss04/02/2025Updated:04/02/2025Nessun commento5 Mins Read
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    La statua colossale di Ramsess II così come si presenta oggi nel rinnovato allestimento del Museo Egizio (foto di Stefi Pastori Gloss)
    La statua colossale di Ramsess II così come si presenta oggi nel rinnovato allestimento del Museo Egizio (foto di Stefi Pastori Gloss)
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    (precedente)

    In occasione del bicentenario il Museo Egizio di Torino, il più antico del mondo, è stato completamente rivisto e sistemato, secondo i dettami che, archeologicamente parlando, sembrano più aderenti a quelli voluti dagli Antichi Egizi. Dal 5 ottobre l’operazione è stata denominata “Materia. Forma del Tempo”.

    Museo come non si è mai visto

    Christian Greco, Direttore del Museo, spiega come dall’egittologo Ernesto Schiaparelli (1856 – 1928) direttore del Museo Egizio di Torino per 35 anni in poi, gli studi archeologici non siano solo sul campo, ma anche approfondimenti con indagini scientifiche, geologiche e chimiche, interpellando la biografia dei reperti. Una istituzione come il Museo Egizio è costituita da individui che si interrogano sul significato culturale delle epoche precedenti e che sperimentano ricostruzioni, anche in video multimediali.

    Gloss sostiene che

    “condividere è cultura”

    e, apprezzando il lavoro di revisione dell’Egizio “Materia. Forma del Tempo”, vede che il suo sentire è appassionatamente condiviso dagli egittologi torinesi con i visitatori. È un sentimento che consente la comprensione di chi siamo e da dove veniamo.

    Turisti, studiosi e curiosi si aggirano tra legni, pigmenti, vasi in ceramica e oggetti in pietra, dall’Epoca Predinastica (ca. 4000-3100 a.C.) a quella Bizantina (565-642 d.C.), in un percorso espositivo palesato su circa 700 metri quadrati tra piano terreno e ipogeo, frutto di un circostanziato investigazione inter e multidisciplinare. 

    Multimedialità

    Dedicata a legni e pigmenti, nella prima sala ai visitatori sono proposte due eleganti e spaziose vetrine che narrano ciascuna una quarantina varietà diverse di questi materiali a partire dagli oggetti di uso quotidiano per arrivare ai sarcofagi, immense “matrioske mangia carne” (sarcofago=mangia carne).

    Un egittologo nella prima sala del nuovo allestimento al Museo Egizio di Torino (video di Stefi Pastori Gloss)

    Sorta di “palette Pantone”, gli egittologi mostrano 39 pigmenti di origine minerale e organica usati dagli antichi Egizi, tra cui il famigerato “blu egizio”, il solo a essere ottenuto con intervento umano esterno (riscaldamento ad altissima temperatura).

    Vengono illustrati i colori degli antichi Egizi (voce e video di Stefi Pastori Gloss)
    La ricerca archeologica arriva persino a riprodurre gli antichi utensili (video e voce di Stefi Pastori Gloss)

    La vetrina dei legni, invece, ne espone una quarantina con campionature e delucidazioni sul tipo di lavorazione tecnica e impiego, sia quotidiano che tombale.

    “Materia. Forma del tempo” offre una riflessione sui processi creativi e sulle competenze che ne hanno reso possibile la realizzazione, con l’ausilio di moderne tecnologie digitali (video e voce di Stefi Pastori Gloss)

    Legni e pigmenti trovano poi naturale sintesi nell’esposizione di un sarcofago caratterizzato da una complessa vicenda costruttiva narrata attraverso proiezioni e videomapping.

    Un papiro illustra la lavorazione del legno (voce e video di Stefi Pastori Gloss)

    Focalizzata su funzioni dei singoli oggetti, sui contesto di provenienza e sul tipo di produzione, ancora oggi eseguita con uguali modalità da artigiani locali e non (lo dimostra uno splendido documentario sulla lavorazione delle argille), la seconda sala ricorda ai visitatori una sorta di biblioteca con vetrine terra/cielo su due piani che espongono quasi 5000 vasi, organizzati secondo un criterio che va oltre i paradigmi della tradizione museale.

    Mistero e terrore Nell’ ultima a sala, oggetto di disputa tra i visitatori innamorati dell’allestimento di Dante Ferretti, la statuaria. Se il precedente allestimento si impernia sull’aura di mistero che circonda quel mondo, fatto di Piramidi da esplorare, mummie polverose che si risvegliano inaspettatamente, serpenti striscianti sul fondo delle tombe, avvolto da sentimento di segreto terrore, (la filmografia di Indiana Jones ne è maestra), con quello nuovo, i curatori dell’Egizio hanno deciso di ribaltare il climax in luce vivente e tutt’altro che misterica, nell’esaltazione di quei particolari dei reperti lapidei sconosciuti ai più, come la mano del faraone delicatamente appoggiata dietro la spalla della divinità. 

    « I reperti lapidei trovati nelle tombe in Egitto erano avvolti dalla luce del sole », spiega l’addetta. « L’architettura del Museo non permette l’entrata del sole diretto, perciò gli architetti hanno pensato di sopperire abbassando le statue dai piedistalli, posizionando appositi faretti puntati su di esse e, soprattutto, rivestendo le pareti di lastre d’acciaio che catturassero e riflettessero dall’esterno all’interno la luce. » 

    Esposizioni chirurgiche

    Gloss però manifesta le proprie perplessità.

    « D’accordo, tutto ciò è validissimo e molto estetico. Però trasforma la sala della statuaria in sala operatoria. » (Risatine) « Siamo sicuri che gli Antichi Egizi lo avrebbero voluto? » 

    La nuova sezione statuaria del Museo (foto di Stefi Pastori Gloss)

    La solerte volontaria, evidentemente abituata all’obiezione, ribatte che gli Antichi Egizi possedevano già i primi rudimenti di chirurgia per l’imbalsamazione. « E del resto anche Archimede, per illuminare le città, utilizzò gli specchi… »  

    « Vero, tuttavia gli Egizi non usavano la chirurgia in senso curativo ma funebre e mortuario, e Archimede, mi corregga se sbaglio, venne ben più tardi degli antichi Egizi…» (Di nuovo risatine). Il pubblico del Museo Egizio è colto. L’addetta si sta… arrampicando sugli specchi. Per tutta risposta, conduce gli astanti ad osservare la mano del Faraone che avvolge la spalla del dio. 

    « Con questo nuovo allestimento ad altezza occhi e più luminoso, il visitatore può apprezzare particolari mai visti con Dante Ferretti…» e mette finalmente a tacere Gloss.

    Nuovi dettagli mai osservabili

    Sterili polemiche a parte, il nuovo allestimento, valorizzando la competenza tecnica degli antichi Egizi nelle lavorazioni di differenti pietre, nei processi artigianali del legno e degli strumenti che portano dal materiale grezzo alla realizzazione di oggetti, conferisce agli egittologi torinesi il merito di far compiere ai visitatori un viaggio all’origine della materia e del saper fare nell’antico Egitto. Persino chi ha visitato il Museo più volte in passato, troverà il beneficio di essere condotto a  riflettere sui metodi di creazione e sulle abilità egizie con l’ausilio di contemporanee tecnologie GenAI disseminate nelle sale.

    Champollion Dante Ferretti Ernesto Schiaparelli Materia. Forma del Tempo Museo Egizio nuovo allestimento torino
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    Stefi Pastori Gloss
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    “In tempi in cui sono più gli scrittori dei lettori, vedermi portata a cena da sconosciuti leggitori pur di poter acquistare i miei libri al di fuori del caos del Salone del Libro, è una gratificazione enorme che acquieta il karma da #maestrinadellapennarossa, ma che dà anche la misura dello sforzo nel trasformare lo spropositato ego artistico in qualcosa di utile per il prossimo.” Sono le parole con cui si presenta Stefi Pastori Gloss. Ghost writer per chiunque abbia idee, redige un blog di recensioni, il cui nome si ispira a un film di Nanni Moretti, perché lei stessa fu sceneggiatrice. Nei Novanta lo fu anche per Verdone, solo una femminista come lei può scrivere le battute del maschilismo più becero. Forse in reazione all’asettica scrittura da sceneggiatrice, oggi si ritrova a scrivere tra Dante e D’Annunzio. Lettrice selezionatrice di opere prime sotto contratto, giudice arbitra del Torneo IoScrittore, i suoi romanzi, spicilegi poetici o saggi (Bidellume, Fuochi d’artificio, Rinascite Ribelli, Parerga Violenti, L'amore veste collant di carne e altre opere) sono in vendita nelle librerie indie e in privato sui Social. Parlano di tematiche come bullismo, discriminazione di genere, guerra. Prossimi temi: l’amore dall’eterno passato per l’infinito futuro. Un femminicida vi si inframmezza. Hikikomori e tennis. Inorridita dalle critiche a Samantha Cristoforetti, in “L'amore indossa collant di carne”, raccolta di racconti, ha rivolto la sua attenzione al confronto dialettico tra stereotipi, a volte alla base delle discriminazioni tra Donne e Uomini. In Rinascite Ribelli #siamotuttijoker, saggio, ha dato risalto al “Codice Rosso”. In “Parerga Violenti”, spicilegio poetico in forma di vocabolario, propone singole parole nei loro etimo e le analizza nel dettaglio allo scopo di invogliare a lasciare al più presto il proprio picchiatore. In “Bidellume”, romanzo, Gloss veicola il rispetto tra individui in situazione di bullismo. Editi da Brè Edizioni. Insieme al suo partner, presenta le opere in tutta Italia allo scopo di risvegliare le coscienze su questi tristi fenomeni. Da anni si occupa di sensibilizzare circa la violenza sulle donne e, più in generale, di ripristinare la cultura del rispetto tra individui. Sosteniamo la cultura perché renda liberi Tipeee: glossparla YouTube: GLOSS Stefi Pastori - youtube.com/@stefipastorigloss TikTok: #videopiccoli #grandeletteratura #stefipastorigloss Instagram: #stefipastorigloss #ilibriscrivonoilibri #bidellume #rinasciteribelli Blogspot: leggolibrifacciocose poetryreadingandtheotherside 2non2

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    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    La solitudine dei non amati, firmato e diretto dal La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
    https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-n https://www.dols.it/2025/06/06/la-solitudine-dei-non-amati/

La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

https://www.dols.it/2025/05/22/fuori/
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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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