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    Dol's Magazine
    Home»Costume e società»Così vicine, così lontane
    Costume e società

    Così vicine, così lontane

    DolsBy Dols06/11/2011Updated:24/06/2014Nessun commento9 Mins Read
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    di Caterina Della Torre

    Un mare di mezzo, l’Adriatico, e le montagne, le donne serbe, uscite da una dittatura, sono però molto più avanti delle vicine italiane.

    Un mare di mezzo, l’Adriatico, e le montagne, le donne serbe, uscite da una dittatura, sono però, spesso, molto più avanti delle vicine italiane. Lo chiediamo ad Alessandro Napoli, classe ’55, International Senior Expert specializzato in competitivita’ delle piccole e medie imprese, sviluppo economico regionale, governance regionale, riforma della pubblica amministrazione. Ha lavorato in Albania, Francia, FYROM, Grecia, Italia, Serbia, Tunisia, Turchia, Ungheria. Al momento attuale è a Belgrado per l’Unione Europea. Ci rivolgiamo a lui per saperne di più sulle donne serbe ”vicine e però così lontane”.

    Da quando vivi in Serbia e perchè, cosa fai nella vita?
    Lavoro in Europa Centro-Orientale dal 2001, sempre in progetti dell’Unione Europea. Sono – come si dice – progetti di capacity building, hanno tutti un obiettivo in comune: preparare i Paesi gia’ ufficialmente candidati o potenzialmente candidati a diventare membri dell’Unione Europea.
    Fino al 2004 ho lavorato in Ungheria. Nel 2004 l’Ungheria e’ diventata membro dell’Unione
    Da allora ho lavorato nei Balcani Occidentali ed in Turchia, con base in Serbia.

    Quindi conosci la situazione delle donne in questi paesi? Sono più emancipate o meno di noi italiane? E se sì a cosa lo adduci?
    Forse potrei risponderti in modo non formale, con un esempio che mi tocca direttamente ma che mi pare davvero rappresentativo. La mia compagna e’ direttore commerciale di un’azienda di import-export. Sul lavoro e’ una persona che ha potere ed e’ rispettata come direttore commerciale, che sia donna o no non e’ importante.
    Le donne occupano molte posizioni di rilievo, nella politica, nelle scienze, nell’arte, nel mondo dell’impresa, nell’universita’, per non parlare del giornalismo o della musica, o del teatro
    Non e’ stato sempre cosi’. Anzi, sulla condizione femminile ha a lungo pesato l’eredita’ dell’occupazione ottomana, durata cinque secoli. Ma anche in quella parte dei Balcani dominata da Vienna la situazione non era migliore. Anche in tempi recenti, fra la fine del diciannovesimo e l’inizio del ventesimo secolo, le donne non avevano neppure il diritto di frequentare l’Universita’. Mileva Marić, prima moglie di Einstein e che formulo’ la teoria della relativita’ insieme al marito, era di Novi Sad, all’epoca sotto l’Impero a due teste. Per andare all’Universita’ dovette iscriversi in Svizzera.

    Credo che il punto di svolta sia stata la seconda guerra mondiale e la partecipazione delle donne alla guerra di liberazione.
    Questo per tutti i Paesi dell’ex-Jugoslavia, inclusi quelli piu’ tradizionalmente meno aperti

    Differenze culturali e religiose tra i paesi della ex Jugoslavia?
    La Serbia è in nettissima prevalenza cristiano-ortodossa. Nei Balcani i mussulmani sono maggioritari nella Bosnia Occidentale, nel Sangiaccato, in Kosovo ed in Albania.
    Qui nel Nord della Serbia ci sono minoranze etniche molto consistenti come quella ungherese (di religione cattolica in prevalenza), slovacca (luterana),cruteno-subcarpatica) (luterana o uniate)
    Inoltre, durante il periodo socialista l’eguaglianza di opportunita’ e’ stata fortemente incoraggiata e le donne hanno saputo cogliere quell’opportunita’ con successo

    Dalmazia, Kosovo, Montenegro e Slovenia hanno condiviso una certa emancipazione femminile, nonostante le differenze?
    La Slovenia, da sempre, e’ un Paese dove le donne occupano posizioni di primo piano, nonostante sia un paese cattolico. Sul litorale croato, in Dalmazia appunto, con gli uomini lontani da casa per giorni e talvolta per mesi perche’ pescatori o marinai, molte donne si sono trovate in mano l’intera responsabilita’ della famiglia, ed anche quella della cura di attivita’ ‘terrestri’ come la piccola agricoltura ed il commercio. La societa’ montenegrina e’ apparentemente patriarcale, ma le donne, pur restando in seconda fila, hanno in mano gli equilibri familiari e sanno gestirli. La condizione femminile e’ meno semplice in Kosovo.
    Quello che mi colpisce e’ quanto siano importanti le donne in settori come la pubblica amministrazione, anzi nei ruoli apicali della pubblica amministrazione, ad esempio come dirigenti di ministeri. Qui mi riferisco alla Serbia, ma l’osservazione e’ valida anche per la Croazia

    Anche in politica contano molto?
    La percentuale di donne in Parlamento (unicamerale in Serbia) e’ attorno al 22%; dunque meno che nei Paesi scandinavi o in Spagna e piu’ o meno come in Italia, ma quello che importa e’ che non hanno ruoli decorativi. Il Presidente dell’Assemblea Nazionale (Parlamento) e’ una donna. Se poi dal legislativo passiamo all’esecutivo, l’osservazione e’ la stessa: le donne non hanno ruoli decorativi. Un esempio cruciale: e’ donna il ministro del tesoro e delle finanze.
    Questo per la Serbia, ma, anche in questo caso devo dire che lo stesso si puo’ dire per la Croazia

    E’ diversa la formazione o l’imprinting familiare?
    Direi di si’, con l’eccezione delle aree piu’ remote. Un tempo, diciamo fino alla seconda guerra mondiale, avere figlie di sesso femminile era considerato un costo. Bisognava dar loro la dote, fargli il corredo, e poi bisognava che si sposassero perche’ in assenza di figli maschi non ci sarebbe stato chi avrebbe potuto occuparsi di gestire la – piccola o grande – proprieta’ familare. Oggi non conta a quale sesso appartengano i propri figli. In generale, le ragazze si emancipano molto prima dei maschi, hanno maggior successo negli studi e nel trovare lavoro.
    Un settore in cui moltissime donne raggiungono l’eccellenza e’ lo sport, specialmente il tennis, che in Serbia e’ ormai il vero sport nazionale.

    Sport d’elite!
    In Serbia nient’affatto. Ci sono campi da tennis dappertutto e la membership ad una associazione sportiva costa meno di un corso di lingue.

    Lo sport un’attività per bypassare la competizione maschile?
    Ho girato questa domanda a chi mi sta vicino. La risposta e’ che le donne qui non si sentono discriminate e quindi lo sport non e’ un percorso per aggirare barriere poste dai maschi.

    Donne di successo dove?
    Donne di grandissimo successo ci sono, come dicevo, in tutti i settori, inclusa la politica. E nell’Universita’. Il Rettore dell’Universita’ di Novi Sad e’ una donna, cosi’ come da donne e’ composto quasi tutto il suo staff

    Quindi dobbiamo andare ad imparare dalle vicine serbe, croate, montenegrine e slovene?
    Durante il periodo socialista ci fu un grande impulso allo sviluppo dei servizi sociali, inclusi appunto quelli che semplificavano la vita alle madri lavoratrici (ma anche alle madri-‘capi’): asili-nido, scuole, centri sportivi per bambini e ragazzi. Tutto questo resta ancora, nonostante l’impoverimento degli anni Novanta e il passaggio ad un’economia di mercato. Solo che di soldi per questi servizi lo stato ed i Comuni ne hanno molti ma molti di meno e sia la qualita’ sia l’intensita’ di quei servizi sono peggiorate. D’altra parte bisogna considerare che i paesi dell’ex-Jugoslavia sono in fin dei conti Paesi del Sud-Europa, dove le reti familiari suppliscono a carenze nei servizi sociali a carico dello Stato o di altre amministrazioni pubbliche. Per stare al tema madri lavoratrici o madri in carriera versus madri tout court vorrei segnalare un fenomeno nuovo ma macrosocialmente significativo, quello dei nonni di sesso maschile che si occupano dei nipoti. Sottolineo: nonni di sesso maschile. Si tratta di persone sopra i 45 anni che hanno perso il lavoro a seguito delle ristrutturazioni e delle privatizzazioni. Sono in difficolta’ economiche enormi, ma compensano la frustrazione dovuta all’espulsione dal mercato del lavoro e alla poverta’ sopravvenuta con un investimento in affetto verso i propri nipoti.

    La condizione femminile varia molto da Paese a Paese fra quelli che hai citato. Fra Slovenia e Montenegro, tanto per semplificare, su questi temi ci passa una differenza simile a quella che c’e’ fra Amburgo e Palermo. La seconda cosa che mi sento di dire e’ che a mio parere ogni Paese trova la propria strada verso la modernita’, senza necessariamente copiare. Anche perche’ quello che e’ possibile, nel senso di realisticamente realizzabile in un Paese, non lo e’ in un altro. E questo vale anche per tutte le questioni di genere.

    E la procreazione? Viene assistita o meno? E’ possibile l’eterologa?
    Si’ a tutte e due le domande. Gli unici ostacoli sono tecnici. Ma qui mi riferisco alla Serbia. Sulla Croazia, che e’ un paese cattolico, non saprei risponderti. In Slovenia ci sono centri attrezzatissimi per questo.

    Passo ad un campo non soltanto femminile: il sistema medico. Ho sentito che molta gente va ad operarsi di CCSVI in Serbia. Vuol dire che il sistema medico è molto all’avanguardia? E anche qui, molte donne?
    Il sistema sanitario ha enormi problemi di soldi che si riflettono soprattutto sulla difficolta’ di ristrutturare ospedali e centri medici. Ma il personale, sia medico sia infermieristico, e’ veramente preparato, anche se pagato malissimo. Ci sono pazienti stranieri che vanno in Serbia come in altri Paesi dell’Est perche’ le cure costano molto di meno. Macroscopiche le differenze nel costo delle cure stomatologiche.
    Naturalmente ci sono differenze nella qualita’ degli ospedali molto forti, soprattutto fra citta’ e campagne e fra Nord e Sud. Ci sono ospedali carenti anche sotto il profilo delle appareccghiature di base ed ospedali che stanno alla pari con i migliori in Europa, per esempio l’Istituto di Oncologia di Novi sad.

    Il sistema sanitario in mano alle donne?
    Moltissime donne fra medici ed infermieri. Sara’ un caso, ma quando mi e’ capitato di stare in ospedale, in cinque giorni non ho mai visto un maschio.

    E a scuola/università, molte donne?
    Beh, li’ non ne parliamo. Ma d’altra parte e’ cosi’ anche in italia. Fra gli iscritti all’Universita’ le donne superano gli uomini, ma soprattutto sono piu’ brave e non assenteiste.
    E’ interessante notare che le donne sono maggioritarie anche nel corpo docente universitario.

    Insomma piena concorrenza allora. E nei board?
    Nella Pubblica Amministrazione statale c’e’ un equilibrio sostanziale fra i generi quando si considerino le posizioni di vertice; meno equilibrio nelle aziende

    Qualche difetto in questa società perfetta?
    Non e’ una societa’ perfetta, e soprattutto ha tutti i problemi di una societa’ in transizione. A cominciare dalla poverta’. Nelle citta’ non si vede, ma nelle campagne si vede, eccome

    Per questo le donne hanno una posizione di parità forse? Nelle società ricche l’uomo vuole il potere..
    Su questo punto non sono proprio capace di avere un’opinione.
    Credo che i maschi il potere lo vogliano comunque ed ovunque. Come del resto le donne. Volere il potere non e’ secondo me un male. Il male e’ averlo e non saperlo esercitare bene.
    Per esempio preferendo collaboratori-cortigiani a collaboratori che hanno idee.
    Davvero semplificando, direi che i leader al femminile sanno valorizzare il lavoro in team meglio dei leader al maschile
    .

    donne serbe
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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Caterina Della Torre

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    Redattora del sito internet www dols.it

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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
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C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
    “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con “ALBUM PER PENSARE E NON PENSARE”. Dialogo con Mariangela Gualtieri sul suo ultimo, magico libro.

Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

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Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
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Cambiare vita, dare spazio ai propri desideri e fare quello che davvero ci piace è il sogno di molti,
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intervistati non è per nulla contento della propria condizione lavorativa e il 60% pensa con
regolarità a un cambio radicale della propria esistenza.

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    Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni Negli ultimi tempi, ho avuto lunghe conversazioni con mia cugina, che vive in Germania. Lei è alevita e ha sposato un ragazzo sunnita originario di Erzurum. Eppure, nonostante entrambi appartengano al popolo curdo, le differenze religiose sono bastate a creare muri. La famiglia del marito fatica ad accettarla, ritenendo gli aleviti culturalmente ed eticamente inferiori. Questo mi ha portato a riflettere su una dinamica universale: la tendenza dell’essere umano a costruire confini invisibili, a classificare, separare, giudicare.

Quante volte, da immigrati, ci siamo sentiti dire: “Se tutti fossero come voi, così integrati, sarebbe diverso”? Quante volte il nostro valore è stato misurato in base alla capacità di adattarci, di “assomigliare” alla cultura dominante? Ma questa non è una dinamica esclusiva delle migrazioni o della religione. Ovunque, gruppi diversi si osservano con sospetto. Il “diverso” fa paura.

Se ci spostassimo in un villaggio del Togo, del Senegal, del Congo, del Tibet, della Birmania o del Perù, troveremmo le stesse dinamiche: anche all’interno della stessa etnia, le tribù si guardano con diffidenza. Come se l’altro fosse meno degno, meno umano. È un istinto antico, quasi animale, nato dal bisogno di proteggere il proprio spazio. Ma qui nasce il paradosso: gli animali conoscono il proprio territorio e lo rispettano. Noi esseri umani, invece, non facciamo altro che invadere, appropriandoci, giudicando, alimentando paure e pregiudizi grandi come montagne.
https://www.dols.it/2025/04/16/pregiudizi-paura-e-confini-invisibili-il-difficile-cammino-dellumanita-verso-laccettazione/

⸻
    Regia di Guido Chiesa Prodotto da Iginio Straffi e Regia di Guido Chiesa
Prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai
Con Micaela Ramazzotti, Edoardo Leo, Gloria Harvey, Andrea Pisani, Anna Bonaiuto
Al cinema dal 17 aprile
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E’ la prima ampia mostra personale in Italia dell’artista iraniana; che attraverso le sue opere filmiche e fotografiche esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella sua cultura.
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