Nella mia ricerca artistica, il centrino diventa simbolo di una genealogia femminile invisibile, un oggetto minore che racconta con forza la storia delle donne che sono state silenziate, relegate al margine, considerate marginali nella grande narrazione collettiva.Attraverso una call social, ho raccolto centrini da tutta Italia durante una residenza artistica al Piccolo Teatro di Milano per il Festival Immersioni 2024. Ogni pezzo custodisce una storia di madri, nonne, zie, mani che hanno cucito, atteso, accudito. Una azione poetica , politica , disarmante .
Li ho cuciti tra loro per creare una tenda da attraversare, un varco emozionale per entrare in una stanza immersiva dedicata a piccoli gruppi (massimo 8 persone), dove ci si spoglia simbolicamente delle maschere e si partecipa a un rito intimo di ascolto e memoria.
È un gesto artistico che ribalta l’oggetto domestico, lo sottrae alla polvere, lo riporta al centro come atto di resistenza e come omaggio alle eretiche del quotidiano.
Un viaggio nella memoria al femminile, tra case, fotografie, stoviglie e centrini, con uno sguardo poetico, politico e di riscatto .
I centrini trovati nei bauli delle case da svuotare come oggetti sovversivi . La creazione del collettivo . I centrini sono tradizionalmente associati al mondo domestico, femminile e marginale.
Esporli in scena, ridare loro dignità artistica e centrale, ribalta un simbolo relegato all’invisibilità. È un gesto “eretico” rispetto alla cultura dominante che considera certe memorie, pratiche manuali e oggetti “minori” come irrilevanti. Il centrino diventa una bandiera , sfida lo stereotipo: non è solo decorazione, ma memoria viva, trama di relazioni, filo che cuce le genealogie femminili creando i primi collettivi di donne che lavorando a uncinetto si trovavano a parlare. È un modo di restituire voce e spazio alle donne, alle nonne, alle madri dimenticate, decostruendo lo stereotipo.
Nella performance di Elena Guerrini che fa attraversare al pubblico una tenda di centrini si vive il passare oltre come un rito di passaggio: un atto di ribellione intima contro la cultura della velocità e della superficialità.La cura degli oggetti diventa una cura del sé e della comunità: è un’eresia rispetto al consumismo e all’oblio. Il progetto dell’artista Elena Guerrini che ha chiesto tramite una call sui social storie di donne e centrini da tutta Italia crea una rete partecipata di storie e oggetti, trasformando il privato in collettivo, la casa in spazio politico ed eretico .La call su Instagram sovverte i canali digitali normalmente usati per tutt’altro, dando spazio a una narrazione controcorrente.