Si può venire da lontano, fare attività diverse vivere in mondi fino ad allora estranei ed incontrarsi per arrivare poi a svolgere un’attività comune. questa è la storia di Kechic una sartoria e un marchio di abbigliamento italo africano. Nasce dall’incontro tra Valeria Zanoni e Cheikh Diattara Lui senegalese e sarto, lei italiana ed esperta di comunicazione. Prende origine da questa amicizia, dalla voglia di creare qualcosa di bello insieme e di condividerlo.
Kechic è una speranza che prende forma, un sogno che diventa realtà, un’opera comune che, con ago e filo, unisce Dakar a Milano. Nasce dall’incontro tra Valeria e Cheikh. Lui senegalese e sarto, lei italiana ed esperta di comunicazione.
Sono capitata per caso nel laboratorio di Kechik e me ne sono innamorata. e per saperne di più ho pensato d’ intervistare l’inventrice proprietaria di Kechic Valeria.
Intrecciare fili, mescolare storie, saperi e usanze lontane, mettersi nei panni dell’altro. È questa la magia che trasforma un mix di tessuti in un capo unico e irripetibile. L’esplosione di colori dal sapore etnico del wax africano, si sposa con stoffe e forme della tradizione europea.

Parola d’ordine: artigianalità. Tutto è fatto a mano e con la massima cura dei dettagli. Fodere per cappotti, tasche e taschini, gilet imbottiti, bordature, colli e cappucci. Ma Kechic oltre ad essere un atelier sartoriale, è uno spazio di creatività, relazioni, incontri, idee e dialogo tra le diversità. E’ il nostro salotto “misto” culturale dove invitiamo amici e clienti a diventare partecipi delle cose che più amiamo.
Mi ha colpito che in una piccolissima sartoria ci fosse tanta gioia e aria di creatività.
Quando sono entrata sono stata catturata immediatamente dalla vivace parola di Valeria e dalla presenza di un alto figuro che maneggiava con destrezza dei bellissimi tessuti colorati.
E da lì ho cominciato a farmi tate domande che poi sono state seguite da un veloce telefona tra me e Valeria Zanoni.

Valeria arrivi da tutt’altra attività?
Questa è una sartoria ma io non sono assolutamente una sarta, Ho studiato Lettere moderne, specializzata in storia dell’arte ed ho fatto per trent’anni un altro lavoro, ufficio stampa e comunicazione, gestione di eventi. Sei anni fa poi incontrai Cheikh senegalese e sarto arrivato in Italia dal 2013. con un sogno nel cassetto, cioè quello di tornare a fare in Italia quello che faceva già in Senegal,
Dopo essere rimasto disabile in sedia rotelle era stato mandato dai genitori a Dakar in un centro dove aiutavano i disabili ad apprendere altre attività. Lì ha imparato non solo a fare il sarto ma anche a giocare a pallacanestro nelle squadre per disabili. Oltre ad essere professionista nello sport ha imparato anche a suonare ed ha cominciato a suonare un una band. Con questa band di senegalesi approdò in Italia ma nessuno de gruppo musicale ritornò poi in Senegal, Cheikh incluso. Fuggì a Milano dove era senza documenti e quindi passò da un centro di accoglienza all’altro fino a quando ricevette il permesso di soggiorno ed iniziò a giocare nella squadra del Cantù Per pallacanestristi in carrozzina.

Quando l’hai incontrato?
Poco prima del Covid, Nel 2017/2018, ci incontriamo per caso ad un evento culturale che si teneva alla Fabbrica del Vapore a Milano Il festival camerunese si intitolava Contaminafro
Dovendo volantinare per cercare degli africani….ho pensato dove li trovo? Cercavo degli africani ed ho pensato: di andare a parco Sempione dove suonano i tamburi. E’ lii ho cosciuto Cheikh . Sai com’è poi? Da cosa nasce cosa….D’impatto mi piacque molto e dopo un caffè insieme pensai che volevo aiutarlo.
Mi disse che voleva fare il sarto ma Io di sartoria non ne sapevo niente. tuttavia ho decisi d”imbarcarmi in questa avventura partendo dalla mia cucina. di casa mia a cominciai a fare dei tentativi.

Poi accadde che Una mia amica del corriere della Sera scrisse un articolo su di noi e dopo averlo letto ll Policnico di Milano ci scrisse chiedendoci se volevamo partecipare ad un corso per l’imprenditoria straniera a Milano.
Noi acconsentimmo ma nel Nel frattempo arrivò il covid e restammo chiusi in casa. Io allora feci il corso in remoto da sola per l’imprenditoria per cui dovevo produrre dei compiti. Alla fine dopo questo corso furono scelti due progetti, uno dei quali era il nostro. E da lì abbiamo iniziato la nostra storia regolamentata. Con grandi spazi che si aprirono sia per fortuna che solidarietà.
E’ sempre successo qualcosa che ci fa andare avanti, non solo con le nostre forze.
I vostri abiti a chi sono rivolti?
E’ una sartoria su misura anche se adesso abbiamo cominciato a fare una collezione vera e propria con abiti non solo nostri. Tendenzialmente gli abiti che si trovano da noi sono per donna ma ultimamente stanno arrivando anche degli uomini che vogliono delle camice, giacche, cappotti su misura.
Come vi hanno conosciuto?
Rassegne stampa, social e netwokling. Inoltre Facciamo molti eventi che portano la gente a conoscerci meglio come per esempio Sarto da museo ArteeMestieri-
Da cosa nasce cosa?
Sì certo. la mia posizione è quella di apertura e curiosità. E questo è molto coerente von il nostro pensiero.
I tessuti da dove di arrivano?
E’ un miscuglio di quelli occidentali e quelli africani. i tessuti wax, quelli più famosi Arrivano in parte dal Senegal ma la maggio parte dall’Olanda soprattutto perchè quelli che arrivano dall’Olanda sono un cotone al 100% e con migliori stampe, sono morbidi e non perdono colore.
Quello del Senegal lo usiamo invece per i prodotti per la casa.
Poi c’è il bazin usato per gli abiti eleganti da cerimonia, un tessuto considerato quasi sacro. In Italia siamo gli unici rivenditori del BenBazin usato per le occasioni speciali. Che ho scoperto che dal 2022 viene prodotto a Varese.. E’ un cotone molto bello molto amato in africa ma non conosciuto dagli italiani.
La tuia famiglia cosa ne pensa di questa tua nuova avventura?
Sia mio marito che mia figlia mi aiuitano e collaborano e qualche volta trascino anche loro in Senegal

Quali prospettive hai?
Crescere ed allargarci. Ci spostiamo in uno spazio più grande. Per crescere però invece di assumere altre persone, abbiamo siglato una partnership con un’azienda molto più grande e strutturata di noi. Noi di Chechic faremo gli ideatori ed i venditori.