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    Dol's Magazine
    Home»"D" come Donna»L’atlante delle donne
    "D" come Donna

    L’atlante delle donne

    simonasforzaBy simonasforza31/10/2024Updated:31/10/2024Nessun commento4 Mins Read
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    Una risorsa interessante per aprire gli occhi sul mondo e su come vivono le donne sotto vari aspetti. Per capire quali sono le discriminazioni, i progressi fatti e i gap da colmare. Un vero atlante con schede tematiche di ricerca e di analisi a cura di Joni Seager (docente di global gender studies a Bentley): lavoro, salute, educazione, disuguaglianze, maternità, sessualità, contraccezione, aborto, alfabetizzazione, ricchezza, povertà, potere, diritti, tutti con uno sguardo femminista. 

    Una prospettiva internazionale e comparativa che arricchisce l’analisi sociale e l’attivismo, pur con un grado di generalizzazione problematico perché si rischia di non vedere le reali differenze che esistono tra donne, attraverso le “linee di frattura di etnia, classe sociale, età, orientamento sessuale, religione e luogo del mondo”.

    Un lavoro prezioso con infografiche, cartine, schede di un mondo ancora diseguale, in cui non sempre è possibile studiare, prendere decisioni autonome, essere tutelate in caso di violenza, in cui è vietato anche praticare sport. Uno strumento per parlare alle nuove generazioni e non solo di femminismo, diritti e libertà.

    Perché parlare delle donne? Rispondiamo come Chimamanda Ngozi Adichie nel suo Dovremmo essere tutti femministi:

    “C’è chi chiede: Perché la parola femminista? Perché non dici semplicemente che credi nei diritti umani o giù di lì?” Perché non sarebbe onesto. Il femminismo ovviamente è legato al tema dei diritti umani, ma scegliere di usare un’espressione vaga come ‘diritti umani’ vuol dire negare la specificità del problema di genere. Vorrebbe dire tacere che le donne sono state escluse per secoli. Vorrebbe dire negare che il problema del genere riguarda le donne, la condizione dell’essere umano donna, e non dell’essere umano in generale. Per centinaia di anni il mondo ha diviso gli esseri umani in due categorie, per poi escludere e opprimere uno dei due gruppi. E’ giusto che la soluzione al problema riconosca questo fatto.”

    Certo, ci sono stati progressi significativi nell’alfabetizzazione e nell’istruzione globali, nel diritto di voto, sono stati firmati trattati per la difesa dei diritti delle donne, la violenza maschile contro le donne è uscita dal silenzio e viene affrontata in modo diverso rispetto a qualche decennio fa, eppure le donne continuano a morire e sono vittime di violenza sin da giovanissime, occorre sottolinearlo e non dimenticarlo.

    L’importanza delle tante conquiste non va sottovalutata, ma la lista non è poi tanto lunga e a volte ci scoraggiamo. I progressi in un Paese non significa automaticamente che questi possano essere diffusi altrove, rimaniamo un mondo diviso.

    La disparità economica è così grande che il FMI la riconosce come crisi globale. La ricchezza è concentrata nelle mani di pochi e sono mani soprattutto maschili.

    L’economia globalizzata si basa sullo sfruttamento di lavoratori sottopagati nei mercati flessibili e la crescita della quota femminile nel lavoro retribuito non può essere considerato un vero indice di progresso. Domandiamoci a quali condizioni e a che costo?

    Molte guerre mettono in ginocchio interi Paesi. Le donne pagano un prezzo molto alto per la militarizzazione maschile, che contempla stupri di  massa, diminuzione dei diritti, lo sforzo di dover sostenere le famiglie in situazioni gravissime.

    Il fondamentalismo religioso e una rinascente intolleranza conservatrice minacciano i diritti delle donne in tutto il mondo. Milioni di donne vivono come schiave ed è in aumento l’oppressione derivante dal traffico sessuale.

    “L’alta marea  (ovvero i miglioramenti, ndr) non alza tutte le navi. Le donne non condividono in modo automatico gli avanzamenti sociali, a meno che non ci sia l’impegno per garantire l’equità sociale. I gruppi femministi ci hanno a lungo avvertito di non dare per scontate le conquiste dell’emancipazione femminile: sono fragili, reversibili e sempre in discussione.”

    Molti governi sono impegnati a riportare indietro i progressi di autonomia delle donne.

    “La mappatura è un potente strumento per rilevare schemi, continuità e contrasti e una volta chiariti questi aspetti, la mia speranza è che l’atlante fornisca tante domande quante risposte”. Se vogliamo allargare lo sguardo, questa è un’ottima occasione. Possiamo, dobbiamo analizzare i fenomeni senza crogiolarci in una visione con centro il nostro piccolo universo di vita.

    #DirittiDelleDonne atlante delle donne donna Joni Seager mondo
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    Blogger, femminista e attivista politica. Pugliese trapiantata al nord. Equilibrista della vita. Felicemente mamma e moglie. Laureata in scienze politiche, con tesi in filosofia politica. La scrittura e le parole sono sempre state la sua passione: si occupa principalmente di questioni di genere, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro, della salute e dei diritti.

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