Quando si spengono le luci

0

 Quando le feste finiscono, in modo particolare quelle di Natale, lasciano un velo di malinconia che per alcune persone è un vero e proprio stato depressivo. Che cosa succede nella nostra interiorità? Occupiamoci di un caso piuttosto comune.

Consideriamo il significato del Natale nella nostra esperienza, al di là del significato religioso. Più o meno tutti ci lasciamo coinvolgere dalla situazione: addobbiamo l’albero, prepariamo il presepe, incartiamo i doni e cuciniamo qualcosa di speciale per la ricorrenza. Senza rendercene conto ri-creiamo la stessa situazione del Natale della nostra infanzia, di quando puri ed ingenui attendevamo l’arrivo magico di Gesù Bambino o, a seconda delle usanze, di Babbo Natale o di Santa Lucia.

La situazione era idilliaca: tutti i nostri cari erano lì con noi per condividere il momento straordinario, forse mancava qualcosa o qualcuno, ma i ricordi con il loro vantaggio di tingersi di rosa riescono ad eliminare spesso ciò che non apprezziamo. E allora, al di là del significato evidente, ogni anno con il Natale ri-nasce il bambino o la bambina che è in noi, il nostro lato infantile trova uno spazio più agevole rispetto agli altri giorni dell’anno, ma sperimenta una certa delusione quando le feste finiscono e deve ritornare in uno spazio più piccolo e privo di magia.

E se non lo lasciassimo scappare via? Faremmo la cosa migliore. Dobbiamo, grazie al cammino a ritroso appena concluso verso la nostra infanzia, ri-appropriarci di un po’ di quel incanto e di quel entusiasmo che strada facendo abbiamo in parte smarrito. Altrimenti a cosa servirebbe ri-tornare in un luogo incantato senza ri-appropriarci dei suoi oggetti preziosi? “Quelle ore mi sono ormai inaccessibili” scrisse Marcel Proust nella sua “Alla ricerca del tempo perduto”, ma una volta ri-trovate quelle ore, insieme alle emozioni di quel tempo, ci potranno essere d’aiuto nella vita e faranno parte di quei ricordi che nessuno potrà più rubarci. Con uno sguardo meno adulto sulle cose della vita avremo più possibilità di cogliere occasioni di felicità.

CONDIVIDI

Profilo Autore

Maria Giovanna Farina

Maria Giovanna Farina si è laureata in Filosofia con indirizzo psicologico all’Università Statale di Milano. È filosofa, consulente filosofico, analista della comunicazione, formatrice e autrice di libri per aiutare le persone a risolvere le difficoltà relazionali. Nei suoi saggi e romanzi ha affrontato temi quali l’amore, la musica, la violenza di genere, la filosofia insegnata ai bambini, l’ottimismo, la libertà, la relazione con gli animali da compagnia e col cibo. Pioniera nel campo delle pratiche filosofiche, nel 2001 ha fondato Heuristic Institution dove si è dedicata, in collaborazione con il filosofo Max Bonfanti, anche alla ricerca di metodi e strategie da applicare alla risoluzione delle difficoltà esistenziali attraverso il TFAR (trattamento fenomenologico delle aree relazionali) da loro ideato. È creatrice della rivista on line “L’accento di Socrate”, scrive su varie riviste ed è intervenuta ed interviene in Radio e TV. Ha tenuto incontri e conferenze sulla violenza di genere a scuola e presso associazioni, taluni sponsorizzati da Regione Lombardia e patrocinati da vari Comuni italiani. Con un gruppo di studiosi ha chiesto, ottenendolo, alla Treccani.it di inserire la parola nonviolenza in un’unica forma verbale. Studiosa di relazioni, il suo sito è www.mariagiovannafarina.it

Lascia un commento


sei + 6 =