Antonella Gerbi e l’impermanenza

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Antonella Gerbi, scultrice brianzola di Seregno amica di una amica, scoperta per caso. La sua famiglia proviene dalla Brianza e da tante altre parti e il fatto di essere sparsi un po’ ovunque  è sempre stato un valore aggiunto alla loro cultura famigliare. Nelle sue ultime opere si muove intorno al concetto di impermanenza

la soglia del corpo2Perchè e quando ha cominciato a scolpire?
Ho cominciato a Pietrasanta, in toscana, nello studio di Cesare Riva. Ho conosciuto Cesare nella galleria di arte contemporanea di mia madre, Myriam Polacco, che aveva fatto dell’arte contemporanea la sua vita e degli artisti i suoi amici più affini. Trascorrevo in galleria gran parte del mio tempo libero di bambina. Penso sia stato un grande imprinting sulla mia crescita. Un’estate, avevo diciotto anni, sono approdata a Pietrasanta in Toscana e tutto è cominciato. Tornata da quell’esperienza ho imparato a lavorare il marmo in una marmeria, proprio dal basso! Successivamente ho studiato restauro a Venezia ma non ho mai abbandonato la scultura, aprendo infatti uno studio in città con lo scultore Renato Mari. L’accademia l’ho considerata solo in età adulta, volevo inoltrarmi in alcune tematiche e ragionare sul senso di alcune cose, sono contenta di averla fatta a posteriori, mi ha chiarito alcuni nodi che adesso sono evidenti nel mio lavoro.

Perchè la scultura e non altre arti? Cosa vuol dire per te la scultura?
Mi affascina nella scultura che sia un linguaggio sempre in trasformazione che si evolve nell’evolversi della tecnica. L’attuale arte contemporanea considera scultura tutto ciò che si muove nello spazio, senza distinzioni…Mi ha sempre interessato lo spazio, la relazione fra le cose che viene incarnata nella scultura, soprattutto considerando la scultura contemporanea. Trovo una grande libertà in questo che mi permette di sperimentare e muovermi attraverso la sinergia dei linguaggi. Questo è evidente nelle mie installazioni, nel mio interesse verso la performance e l’incisione.

Quali materiali adoperi? Mi puoi dire perchè li hai scelti?
Il mio materiale d’elezione è il marmo, con il quale ho iniziato e del quale amo la lentezza nella lavorazione, la delicatezza e l’estrema forza e luce che sprigiona. Nelle mie ultime opere lavoro però assemblando diversi materiali, da quelli più naturali fino al plexiglass, materiale artificiale, o trasformando gli oggetti pre-esistenti a mio piacimento rispetto a quello che voglio esprimere.

Che differenza c’è tra uno scultore ed una scultrice nell’ideare e creare un’opera?
Non penso ci sia differenze nell’ideare, non è una questione di genere…ci sono uomini che riescono a manifestare molta femminilità nelle loro opere e viceversa. L’unica vera differenza che riconosco è che la scultura, essendo molto fisica, richiede uno sforzo enorme che la donna deve superare attraverso una tecnica più attenta ed efficace, per sopperire a una minore forza oggettiva.
La scultura anzi è adesso considerata molto dalle donne. In accademia c’era una prevalenza di donne, anche se spesso mi sono chiesta dove siano realmente finite tutte, scoprendo poi che molte mie colleghe di studi si erano dedicate ad altro, per prima cosa alla famiglia… è difficile rinunciare a quella parte e conciliare tutto è molto complicato, considerando che all’interno della nostra società alcuni compiti sono prerogativa quasi principalmente del sesso femminile. E’ un discorso lungo e complicato…

Cosa vuol dire per te arte?
Potrei rispondere che per me è la capacità di veicolare le idee. La prima cosa è la forza dell’idea. L’idea che si vuole esprimere deve arrivare subito, senza banalizzazione, incantare e portare a una riflessione, o almeno a una sensazione.

Un’ opera deve essere bella, piacere all’occhio o parlare al cuore?
Nei miei lavori cerco di soddisfare il mio gusto estetico, che non può essere universale. Cerco la bellezza ovviamente, ma il concetto è talmente soggettivo che quello che per me può rivelarsi bello per altri potrebbe essere inquietante. E’ da Platone che se ne discute e non penso di avere abbastanza competenze per approfondire il discorso:) Se poi un’opera funziona comunque arriva…alla pancia, al cuore, alla mente, chiamiamola come vogliamo quella sensazione di vicinanza che si può creare interagendo con un’ opera. Non penso che una cosa escluda l’altra…noi siamo legati a una certa idea di estetica, penso come eredità storica del paese in cui viviamo ma possiamo giocare con tutto questo, contrastarlo o assecondarlo.

Le sculture prodotte sono sostenibili ed ecocompatibili?
Io cerco di recuperare sempre i materiali che utilizzo da oggetti preesistenti, da scarti, ma non sempre si riesce. L’intenzione a non nuocere è però molto importante per la mia persona.

Raccontaci un po’ gli obiettivi delle tue sculture.
Ultimamente le mie opere cercano di muoversi intorno al concetto di impermanenza che ci circonda, di quel qualcosa che si muove, si evolve e scompare. L’intaglio, la scultura o l’installazione mi permettono di imprimere la forza vibrante della presenza. Recentemente inserisco in forme astratte, che non vogliono perdere mai del tutto una ancestrale memoria organica, un nuovo materiale, il plexiglass, che manipolo e combino lavorandolo dall’interno, per dare una sorta di respiro all’opera, un riflesso di vita, leggerezza, un bagliore di luce. Così facendo cerco di rendere evidente quello che non esiste per creare un mistero intorno al mio pensiero e per far ragionare sul rapporto fra la consistenza della materia e il pensiero.

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Profilo Autore

Caterina Della Torre

Proprietaria di www.dols.it di cui è direttrice editoriale e general manger Nata a Bari nel 1958, sposata con una una figlia. Linguista, laureata in russo e inglese, passata al marketing ed alla comunicazione. Dopo cinque anni in Armando Testa, dove seguiva i mercati dell’Est Europa per il new business e dopo una breve esperienza in un network interazionale di pubblicità, ha iniziato a lavorare su Internet. Dopo una breve conoscenza di Webgrrls Italy, passa nel 1998 a progettare con tre socie il sito delle donne on line, dedicato a quello che le donne volevano incontrare su Internet e non trovavano ancora. L’esperienza di dol’s le ha permesso di coniugare la sua esperienza di marketing, comunicazione ed anche l’aspetto linguistico (conosce l’inglese, il russo, il tedesco, il francese, lo spagnolo e altre lingue minori :) ). Specializzata in pubbliche relazioni e marketing della comunicazione, si occupa di lavoro (con uno sguardo all’imprenditoria e al diritto del lavoro), solidarietà, formazione (è stata docente di webmarketing per IFOA, Galdus e Talete). Organizzatrice di eventi indirizzati ad un pubblico femminile, da più di 10 anni si occupa di pari opportunità. Redattrice e content manager per dol’s, ha scritto molti degli articoli pubblicati su www.dols.it.

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