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    Home»Donne digitali»Innovazione»Lo smart working – il futuro del lavoro
    Innovazione

    Lo smart working – il futuro del lavoro

    DolsBy Dols26/06/2020Updated:26/06/2020Nessun commento3 Mins Read
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    smart-working-lockdown
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     Lavorare da casa su base volontaria, senza discriminazioni di formazione, informazione, retribuzione e carriera, per periodi più o meno lunghi, credo sia il futuro del lavoro.

    di Sabrina Cicin Marzetti

    E mo’ basta!
    Sono una strenua difenditrice dello SW ante covid. Poter lavorare da casa su base volontaria, senza discriminazioni di formazione, informazione, retribuzione e carriera, per periodi più o meno lunghi, credo sia il futuro del lavoro.
    La tecnologia lo consente, adesso necessita l’adeguamento della filosofia e della normativa del lavoro. Lo trovo un modo utile per conciliare la vita di uomini e donne, single o con famiglia, ma soprattutto ecologicamente compatibile con le esigenze ambientali, di riduzione delle emissioni di co2, di impatto sugli spazi adibiti a uffici e sui consumi per mantenerli. Non trascurabile il contenimento sull’uso dei mezzi pubblici, sull’assetto viario e sul traffico, al collasso nelle megalopoli. La pandemia ha imposto un radicale cambiamento e accelerazione di questi processi.

    Lockdown, tutti a casa, anche gli scettici. Ma non ha significato “vacanza“, come i restauratori del vecchio regime del controllo fisico vogliono far passare. E titolare “tornare a lavorare” o “per i dipendenti pubblici è vacanza” o “la pacchia è finita” lo trovo ingiurioso per i milioni di lavoratori e lavoratrici che hanno continuato a fare il proprio dovere con impegno e dedizione e senso civico verso il Paese, nonostante le difficoltà pratiche e psicologiche. (Per info: oltre a pontificare, hanno letto che nel periodo di lockdown è aumentata la produttività e quasi azzerato l’assenteismo???)
    Lavorare per obiettivi (del singolo e del team cui è addetto) impone una valutazione della prestazione e l’utilizzo ottimale della risorsa, ben oltre i criteri fisici del cartellino: responsabilizza il/la lavoratore/trice e impone il ruolo di gestore delle risorse al datore di lavoro. Ben differente e complesso rispetto a fare lo sceriffo. Difficile e impegnativo adeguarsi…

    Sulla Pubblica Amministrazione, poi, la moda di sparare a zero non è mai passata.
    Più che sull’attività del pubblico impiego, mi porrei la domanda: a che punto è la digitalizzazione della PA? Perchè nel 2020 la PA non è ancora dotata di infrastruttura informatica sufficiente a garantire lo smart working in sicurezza? Lo Stato non si è mai fermato: ove, per ragioni di sicurezza, per tipologia di lavoro o per carenza strutturale, non sia stato possibile garantire il lockdown, si è lavorato in split team per assicurare la continuità operativa. Questi liberi pensatori dalla penna facile (spesso retribuiti con lauti incarichi) avrebbero preferito restare in presenza per le logiche distorte del controllo a scapito della salute pubblica? Non è bastato lo scempio della Lombardia? Oltre guadagnarsi l’onore delle prime pagine con titoli sensazionalistici, vorrei sapere cosa abbiano fatto loro per il Paese, oltre a fomentare un odio civile di guerra tra poveri…Questa è stata una emergenza mondiale, pensabile solo nei racconti di fantascienza, continuare con queste iniezioni di veleno, non veritiere, che fomentano sentimenti divisivi non credo porti a nulla, se non al livore da rivalsa e lo trovo offensivo per chi continua a prestare servizio, in modalità differente, ma con diligenza e assiduità. Che chiedano scusa a chi ha permesso che la pandemia sanitaria non si trasformasse in paralisi del Paese.

    sabrina cincinSabrina Cicin – Laureata in Scienze Politiche. Consulente fiscale con Master in Diritto Tributario Internazionale. Giornalista pubblicista. Dirigente sindacale, responsabile del Coordinamento Donne e Inclusione. Ha approfondito le tematiche relative alla cultura di genere con un Master in Gender’s Studies e il Corso Donne, Politiche ed Istituzioni. I suoi interessi sono focalizzati sul linguaggio e la toponomastica.

     

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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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