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    donne in dialogo

    Donne in dialogo – come affrontare la fase2

    DolsBy Dols21/05/2020Updated:21/05/20201 commento6 Mins Read
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    donne-in-dialogo18 maggio
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    L’incontro su zoom di Donne in dialogo in tempi di Coronavirus, tenutosi il 18 maggio 2020 ha trattato il tema della paura nella fase due. Come affrontiamo le nostre relazioni con il ritorno alla vita sociale.

    E’ stato moderato da Caterina Della Torre e Maria Giovanna Farina.  La prima ha introdotto il tema facendo rilevare quanto la gente sia a disagio con l’altro temendo di contagiare o essere contagiata (questo riduce le relazioni sociali e mette le persone in un perenne stato di ansia).

    1) La filosofa Maria Giovanna Farina  invece si è soffermata sul disagio del momento che stiamo vivendo durante il ritorno alla vita quasi normale. Si dice che gli adolescenti siano i più spaventati e quindi non vogliano uscire di casa, ma non ci sono statistiche attendibili per affermare ciò. I ragazzi che non vogliono uscire di casa o ne hanno eccessivo timore nella maggior parte dei casi vivono qualche disagio al di là del Covid 19 e quindi si dovrebbe analizzare i casi singoli il che è parecchio complicato al momento. I giovani devono comunque essere accompagnati in questo nuovo mondo che ci attende, un nuovo mondo che deve ritornare ad essere praticabile senza paura. La cosa più triste è il pezzo di vita che abbiamo “rubato” ai giovani e per questo dobbiamo noi adulti impegnarci.

    Alla domanda che ne sarà del dialogo, ha risposto che in questo momento il dialogo è quasi inesistente perché si rischia di essere monotematici e in uno stato confusionale dovuto alle notizie contraddittorie. Abbiamo bisogno di decodificare i messaggi per non farci travolgere da notizie che da un lato ci dicono che stiamo migliorando e subito dopo il contrario.

    Ha concluso dicendo di essere ottimista specificando che l’ottimismo in filosofia non è vedere la vita in rosa ma essere in grado di cercare la soluzione migliore che è sempre la più semplice. (Rasoio di Occam)

    Le parole di alcuni degli intervenuti:
    2) Alexia Di Filippo
    ”Quello di stasera é stato un incontro molto interessante perché incentrato sul tema delle paure che le persone stanno esternando in questo inizio di fase 2, sopra a tutte, quella di potersi contagiare nell’incontro con gli altri.
    É stato interessante confrontare le esperienze derivanti dalle relative professionalità ma anche la peculiarità dei comportamenti degli abitanti delle diverse regioni rappresentate dai partecipanti.
    Da quanto emerso é risultato chiaro che le reazioni osservate nella popolazione oscillano tra l’eccessiva cautela che scoraggia le uscite nonché la vita sociale e l’incoscienza di non rispettare le prescrizioni indispensabili alla prevenzione.
    Si é inoltre concordato che per affrontare il prossimo futuro non alimentando timori superflui sarebbe opportuno:
    1) Informarsi al massimo due volte al giorno sui contagi e per un periodo di tempo limitato
    2) Fare attenzione alle fake news controllando la veridicità delle notizie sui canali ufficiali.
    Personalmente sono d’accordo che sia auspicabile, in vista di una probabile seconda ondata del virus, accettare l’idea di fare tutto quanto sia necessario per evitare il contagio tornando però ad una vita il piú normale possibile che preveda il distanziamento fisico ma non sociale avendo cura che bambini e ragazzi con tutte le cautele e gli ausili del caso tornino alle loro relazioni interpersonali cosí importanti per la loro crescita.
    Abbiamo infine concordato sul fatto che non si possa vivere nell’angoscia e nell’ evitamento per paura di ammalarsi! ”

    3) Chiara Santoianni
    Riguardo l’argomento di cui abbiamo discusso, la mia impressione è che la percezione della pericolosità del contagio sia stata molto più elevata al Nord, per ovvie ragioni, rispetto al Sud meno colpito, ma che comunque, sia al Nord che al Sud, nella fase 2 ci si stia riunendo (per chi ha iniziato a farlo) senza tenere granché in conto le necessarie precauzioni: molte persone di fatto non portano la mascherina, la tengono abbassata e non osservano adeguate distanze.

    Ci chiedevi se la socialità è aumentata o diminuita in questo periodo; quella virtuale, per alcuni di noi, è aumentata tantissimo, nel mio caso attraverso WhatsApp, videoconferenze e telefonate più frequenti e più lunghe del solito. Quella reale ci manca tantissimo e non può essere sostituita: più di ogni cosa mancano gli abbracci!

    Ritorneremo alla vita di prima? ci siamo chiesti. Secondo me no, non torneremo esattamente alla vita di prima. Sì, torneremo a frequentare cinema e bar, a vedere amici e a mangiare al ristorante, molto gradualmente. Però le abitudini che abbiamo forzatamente assunto in questi giorni segneranno anche dopo la nostra vita. La didattica è ora tutta a distanza, un domani lo sarà ancora in parte. Abbiamo imparato a stare molto a casa senza lamentarci, in futuro non riterremo così indispensabile uscire tutti i giorni; e magari lo faremo a piedi, perché il privilegio di passeggiare ci è stato tolto a lungo. Ci hanno regalato risorse culturali di ogni tipo; un giorno (lo dico già da tempo e ci credo) tutta la cultura sarà gratis.

    Quel che non so se cambierà come avevamo sperato è l’atteggiamento verso il nostro pianeta, che si è momentaneamente ripreso in questa pausa forzata. Vorremmo un mondo più pulito, ma in breve riprenderemo a inquinarlo. Ecco, se il nostro dialogo servisse a creare una maggiore sensibilità verso la sostenibilità ambientale, partendo magari da piccole abitudini che possono diffondersi, sentirei che stiamo facendo qualcosa di molto importante.”

    4) Cristina Obber”In questo nuovo tempo in cui alterniamo la solitudine al collegamento virtuale con decine di sconosciuti, un confronto come questo, privato e tra poche/i, mi ha riportato a una dimensione intima di cui sento il bisogno. Sono usciti tanti spunti, il rispetto per un’ infanzia a cui non si è pensato abbastanza, la lezione che ci stanno dando gli adolescenti, spesso migliori di noi; come affrontare le relazioni e le frequentazioni nel prossimo futuro, conciliando la prudenza alla necessità di non sentire l’altro come un nemico o un pericolo, una necessità di stare insieme che non riguarda solo bambini e studenti.

    Nei prossimi incontri credo sarà importante approfondire come convivere con la probabilità di scoprirci positivi al virus, tutt’altro che sotto controllo, come gestire eventuali ansie senza sconfinare nel panico. Non dobbiamo aver paura di avere paura.’

     

    donne in dialogo
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    Dols

    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    1 commento

    1. Gabriella Decembrotto on 22/05/2020 09:18

      Gentilissime dottoresse, grazie per i vostri consigli ed opinioni. Seguendo le statistiche dall’apparizione del Coronavirus ad oggi, una domanda sorge spontanea (potrebbe apparire provocatoria ma non è mia intenzione): 1) nella stagione 2018/2019 il 13,6% della popolazione italiana ha avuto una ILI, per un totale di circa 8.072.000 casi. Il 63,2% dei casi gravi è di sesso maschile e l’età mediana è pari a 63 anni. Nell’83,4% dei casi gravi e nell’89,7% dei deceduti era presente almeno una condizione di rischio preesistente (diabete, tumori, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche, obesità, ecc.) fonte: http://www.epicentro.iss.it (EpiCentro è certificato dall’Oms come membro del Vaccine Safety Net e collabora con l’Ufficio di informazione Onu per l’Italia.)
      2) 2019/2020 Coronavirus L’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni; Al 14 maggio sono 332 dei 29.692 (1,1%) pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 74 di questi avevano meno di 40 anni. Di 9 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche, gli altri 53 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 12 non avevano diagnosticate patologie di rilievo. In tutta Italia il coronavirus ha colpito il 6,34% della popolazione, il range è 0,34% regionale.
      Questi sono numeri non opinioni. Quest’anno hanno creato il terrore e fermato l’economia italiana per 3 mesi… Allora quale disegno c’è dietro tutto questo? Non attendo una forzata risposta ma un’obiettiva riflessione non legata alle informazioni mediatiche. Un cordiale saluto a tutte voi e alla rivista Dol’s.

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