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    Home»Costume e società»Attualità»Quel 25 aprile di 74 anni fa
    Attualità

    Quel 25 aprile di 74 anni fa

    Marta AjòBy Marta Ajò24/04/2019Nessun commento5 Mins Read
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    25aprile
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    La memoria storica va conservata perché gli orrori e gli errori passati non vengano dimenticati e ripetuti, una conoscenza ed una coscienza necessarie per costruire una società fondata sull’ascolto dei bisogni, che non può contarsi sui like o sui cuoricini di un pubblico distratto e organizzato sui e dai social..

    Poteva essere una mattina tiepida e assolata quel 25 aprile del 1945 o un capriccioso giorno primaverile con nuvole in cielo.
    Per tutti gli italiani fu il giorno della liberazione dall’invasore straniero e dal regime fascista.
    Ma non tutto finì quel giorno di primavera e per molti fu la resa dei conti ed ancora per molto tempo si sarebbero contati i morti.
    Poi, i giorni successivi avrebbero visto per tutti risplendere la speranza
    E venne il tempo della ricostruzione, un difficile ma entusiasmante cammino che vide l’Italia risorgere nella democrazia e nella giustizia costituzionale.

    La ricorrenza del 25 aprile viene celebrata da allora come la festa della Liberazione o della Resistenza contro l’occupazione tedesca e il ventennio fascista, la fine di un conflitto mondiale che seminò morti e miseria.
    Ancora questo anno 2019, in cui quella storia appare a molti troppo lontana è necessario soffermarsi in ascolto del passato e dei suoi insegnamenti.

    E se per questo 25 aprile meteorologico, in questa primavera capricciosa che appartiene al qui-oggi, non abbiamo certezze, saremo però sostenuti dal significato storico e nazionale insito in questa data che non potrà esaurirsi con i riti istituzionali e la moltitudine vacanziera pronta a dimenticare.

    La memoria storica va conservata perché gli orrori e gli errori passati non vengano dimenticati e ripetuti, una conoscenza ed una coscienza necessarie per costruire una società fondata sull’ascolto dei bisogni, che non può contarsi sui like o sui cuoricini di un pubblico distratto e organizzato sui e dai social.

    Se la memoria collettiva appare a volte precaria ed offuscata dagli egoismi nazionali ed individuali, ancor più è necessario confermare e rafforzare il ripudio della guerra ovunque essa si manifesti e di ogni forma di discriminazione e violenza. Oggi come allora.
    La trasmissione dei valori evocati dal nostro 25 aprile vanno ribaditi e ricordati in quanto imprescindibili cardini dell’attuale vita democratica.

    Una data importante per tutti e in particolare per le donne italiane per le quali la Liberazione non ha rappresentato solo la partecipazione alla Resistenza ma anche la conquista del diritto al voto e i successivi diritti fondamentali per il completamento dei quali ancora oggi esse sono impegnate.

    Nel ricordare il profondo significato del 25 aprile non possiamo non sottolineare dunque il ruolo che le donne ebbero in quegli anni il cui racconto è apparso spesso troppo declinato al maschile.
    Esse svolsero un ruolo da protagoniste nel momento cruciale di quella lotta in cui insieme agli uomini marciarono per il pane e la libertà partecipando insieme alla lotta armata.
    Fondamentali furono le azioni che esse svolsero nell’organizzare la Resistenza sia negli aspetti cruciali della logistica dell’organizzazione che nella comunicazione e diffusione dei materiali di propaganda compresi l’ attacchinaggio dei manifesti, la distribuzione dei volantini e l’approntamento di documenti.

    Rischiando la propria vita e quella dei loro figli ogni volta esse seppero preparare rifugi, nascondigli e luoghi di ricovero per i partigiani e spesso svolsero mansioni infermieristiche “organizzarono il trasporto di munizioni, armi, esplosivi, procurarono gli indumenti. Si incaricarono del delicato passaggio delle informazioni divenendo un essenziale collegamento tra le brigate. Raccolsero medicinali e viveri, portarono avanti il fondamentale ruolo d’organizzazione e supporto all’azione dei e delle combattenti”.

    Il ruolo stereotipato a loro assegnato di madri e mogli, le voleva soggetti da non considerarsi pericolosi.
    Fu questo concetto di donna dimessa e sottomessa che consentì a quelle donne di circolare con maggiore disinvoltura nei luoghi di guerra, senza destare eccessivi sospetti, salvo non essere risparmiate da rastrellamenti, arresti, violenze di ogni genere, torture, stupri e omicidi.

    La Storia raccontata e documentata è piena di azioni coraggiose ed eroiche da parte delle donne. Il ruolo chiave che esse hanno avuto e l’organizzazione che esse seppero darsi allora e successivamente è un esempio a tutt’oggi valido. Una organizzazione femminile unitaria di matrice politica attiva ma non partitica.

    Da quel passato che è la storia, la nostra storia, da quegli esempi e da quei valori si fa largo ogni volta il bisogno di ritrovare una capacità di sorellanza che travalichi le differenze per realizzare comuni obiettivi.

    E ancora da tutte quelle donne che hanno valorosamente combattuto per l’imprescindibile valore della libertà, sono scaturiti i germogli per un movimento di liberazione ed emancipazione della donna che ha visto le donne impegnate per decenni fino ad arrivare al suo culmine storico nel “femminismo”.

    In questo nuovo secolo nel quale le tensioni non accennano a placarsi, le donne possono ancora e sempre rappresentare una diversa coscienza per la costruzione di un progetto di società nella quale non prevalgano gli individualismi e si rafforzino i valori della giustizia, della libertà e della parità sociale.

    E questo 25 aprile che tempo farà?
    Di certo consentirà a molti di fare un lungo ponte di vacanza.
    Chiusi gli uffici, chiuse le scuole; un calendario amico che ha messo insieme feste religiose, civili e sociali: Pasqua, Liberazione e il Maggio dei lavoratori.
    Ma per quanto le previsioni meteorologiche fornite diano un’Italia divisa in due uno solo dovrà essere il sentimento comune del Paese in questa ricorrenza.

    25 aprile liberazione
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    Marta Ajo
    Marta Ajò
    • Website

    Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

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    Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo roman Per anni nessuno ha voluto pubblicare il suo romanzo, L’arte della gioia, uscito dopo la sua morte (nel 1996 a 72 anni) e solo grazie alla dedizione del marito, Angelo Pellegrino. Il libro vide la luce nel 1998 presso Stampa Alternativa (e poi nel 2008 da Einaudi). Tollerata dai salotti intellettuali del tempo, dove era entrata grazie alla sua lunga relazione con il regista Citto Maselli, Goliarda Sapienza fu sempre insofferente nei confronti del mondo intellettuale e borghese. Attrice, scrittrice, donna libera, più irregolare che anticonformista, chissà cosa penserebbe dell’interesse che sta suscitando in questo periodo non solo la sua opera ma anche la sua vita.

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Lo studio delle lingue straniere alimenta la curiosità e stimola la voglia di apprendere in molte discipline anche ben diverse, soprattutto se sostenute da una capacità imprenditoriale. Questo lo dimostra la storia qui di seguito riportata di Marialuisa Portaluppi da noi intervistata.
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