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    Home»Costume e società»ZARISH NENO, L’ORIENTE INATTESO
    Costume e società

    ZARISH NENO, L’ORIENTE INATTESO

    DolsBy Dols01/04/20181 commento10 Mins Read
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    Dall’orientalismo non siamo ancora del tutto immuni, né dal vizio di osservare queste donne da fuori, idealizzandole o giudicandole. Ne parliamo con Zarish Neno, freelancer e disegnatrice.

    di Daniela Tuscano

    L’Asia. Un “pianeta” tanto affascinante quanto sconosciuto a noi europei, che pure l’abbiamo frequentato e vi siamo intimamente legati. In passato ne abbiamo molto scritto, molto fantasticato, moltissimo sognato. Oggi l’antica magia sembra aver ceduto il posto alla diffidenza, talora all’angoscia o all’aperta ostilità.  Ma non abbiamo perso il vizio di occuparci dei suoi abitanti, di vivisezionarli, anche solo per concludere che… rimangono enigmatici e alieni. A maggior ragione se si tratta di donne, l’arcano per eccellenza. La globalizzazione dovrebbe impedire voli pindarici troppo arditi a loro riguardo; i nomi di Malala Yousafzai e Aung San Suu Kyi sono diventati in qualche modo familiari anche da noi; ma, in fondo, dall’orientalismo non siamo ancora del tutto immuni, né dal vizio di osservare queste donne da fuori, idealizzandole o giudicandole, senza però capirle veramente. Quando poi si proclamano cristiane, anzi, cattoliche – come Asia Bibi, nel cui nome sembra inscriversi un destino – i pregiudizi e le semplificazioni si scardinano del tutto. Un certo terzomondismo salottiero, tributario dell’orientalismo summenzionato, continua infatti a ritenere il cristianesimo estraneo alle tradizioni di quel continente, dimenticando che esso è nato proprio laggiù… e molte persone lo sentono profondamente radicato nella loro storia. Quasi nel loro sangue.

    Una di queste si chiama Zarish Neno, freelancer e disegnatrice, nata a Lahore nel 1987 e vissuta alcuni anni nel nostro paese (“stupendo, ricco di arte e di storia”) per motivi di studio. Rientrata in Pakistan nel 2016, Zarish oltre all’urdu, l’hindi e il punjabi, parla fluentemente l’inglese e l’italiano, lingua in cui si svolge la nostra conversazione.

    Tu provieni dallo stesso paese di Asia Bibi. Il suo caso è diventato emblematico della condizione dei cristiani in certe aree del mondo. Ma la situazione è davvero così tragica?
    “Domanda difficile. Il Pakistan è uno Stato islamico, con il 97% di musulmani e il 3% di altre minoranze religiose. I cristiani costituiscono solo l’1,6% in una popolazione di 180 milioni di persone. Abbiamo convissuto bene, soprattutto in passato. Molti islamici ancora ci sostengono, ci aiutano e intrecciano con noi rapporti d’amicizia. Ma il fondamentalismo cresce in misura esponenziale e il governo non vuole inimicarselo. Così viviamo in un continuo stato di tensione e minaccia. Veniamo accusati di essere cattivi cittadini, anzi, siamo di fatto cittadini di seconda classe perché non godiamo della totalità dei diritti. Viviamo qui da migliaia di anni, tuttavia considerano stranieri e le violenze ai nostri danni aumentano di giorno in giorno, come attestano le cronache. Ma siamo discepoli di Cristo: dobbiamo prendere la nostra croce. Prendere la propria croce significa identificarsi con Cristo, condividere la sua emarginazione, la sua vergogna, la sua sofferenza e anche la sua morte. Quando incontro fratelli e sorelle alla messa della domenica, negli incontri di catechesi per i giovani, nei ritrovi delle famiglie, incontro la fede che porta la croce ogni giorno. Nonostante le intimidazioni e gli attacchi, continuano a resistere. La testimonianza dei nostri fratelli e sorelle cristiani incoraggia me e molti altri”.

    La geopolitica di papa Francesco cerca di restituire al cristianesimo le sue origini; di togliergli cioè le incrostazioni europee. Gandhi sosteneva che il cristianesimo era stato in qualche modo “tradito” dalla rilettura occidentale. Sei d’accordo?

    “Il Mahatma Gandhi diceva: ‘Mi piace il tuo Cristo, non mi piacciono i tuoi cristiani. I tuoi cristiani sono così diversi dal tuo Cristo’. Riteneva il cristianesimo snaturato dai missionari occidentali giunti nel sub-continente indiano. Noi siamo orgogliosi che il cristianesimo sia cresciuto in Asia. Se dico ‘Cristo era un asiatico’, non faccio che ricordare una realtà. Così intendo la Chiesa cattolica: universale, inclusiva di ogni nazione, tribù e comunità etnica. Il nostro popolo si sente fiero di appartenere alla Chiesa universale. Questa è la bellezza del cristianesimo”.

    Come pensi si concluderà la vicenda di Asia Bibi?
    Non credo che Asia potrà uscire di prigione o esser liberata. La pressione internazionale l’ha mantenuta viva finora. Altrimenti, gli estremisti l’avrebbero uccisa da tempo. È così che vengono trattati i casi di ‘blasfemia falsa’ nel mio paese. Una legge anti-blasfemia, in ogni caso, è assurda e incivile! Gli estremisti la interpretano a loro arbitrio e il governo sembra impossibilitato a reagire. Quindi, non sono ottimista. Però continuo a sperare in un miracolo”.

    Conoscevi Shahbaz Bhatti?
    “Avevo solo 20 anni quando Bhatti venne nominato ministro per le minoranze. Era molto coraggioso e schietto, difendeva sempre i più deboli. In particolare, si era pronunciato più volte contro la famigerata legge anti-blasfemia, decretando con ciò la sua condanna a morte. Il suo villaggio, Khushpur, è vicino alla nostra città, circa 3 ore di viaggio in auto. Quando stavo a Roma ho scoperto che molti lo conoscevano e ne sono rimasta stupita. Ho pure saputo che la sua Bibbia era conservata nella Basilica di San Bartolomeo assieme ad altre reliquie di martiri. Nel 2014, quando mio padre si è recato nella vostra capitale per tradurre il ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’ in urdu, l’ho portato in visita laggiù; abbiamo pregato insieme per i nostri martiri e per i cristiani perseguitati nel mondo”.

    Tu hai anche fondato il Jeremiah Education Center…
    “Sì, nel dicembre 2016. Stavo attraversando un periodo di crisi e mi chiedevo quale fosse il mio scopo della vita. Cosa resterà di me quando non calcherò più questo mondo? voglio solo essere ricordata dagli amici o posso fare qualcosa di più? È allora che ho avuto questa ‘rivelazione’. Volevo aprire un centro educativo per bambine e bambini impossibilitati a frequentare la scuola a causa della loro situazione finanziaria.
    Così, con alcuni amici, ho visitato un’area di Faisalabad, dove l’abbandono scolastico era elevatissimo. La maggior parte dei bambini di quest’area proveniva da famiglie distrutte, spesso monoparentali: non era raro che i padri cadessero nella tossicodipendenza e abbandonassero le loro famiglie, lasciando le madri sole a sbarcare il lunario. Parlando con queste ultime, ci siamo resi conto che nessuna di loro intendeva ritirare i figli da scuola, ma vi era costretta a causa della precaria situazione economica. I ragazzi di una famiglia, per esempio, erano stati costretti a trovare lavoro mentre le ragazze, rimaste a casa, si prendevano cura della casa e dei fratelli. Abbiamo fornito loro un destino diverso, in un ambiente sano dove poter imparare e crescere da bambini, lasciando alle spalle le preoccupazioni del mondo. Questa visione è diventata la pietra angolare su cui abbiamo edificato il Centro Educativo di Jeremiah.
    Da allora JEC cura l’educazione di 50 bambini di età compresa tra 3 e 14 anni, fornendo loro libri, divise scolastiche e borse. Il nostro centro offre anche attività extra-curricolari, mentoring e catechismo per facilitare la crescita mentale e spirituale e permettere d’acquisire esperienze salutari che li spingeranno a diventare cittadini compassionevoli e responsabili del mondo. Poniamo enfasi sull’educazione e l’empowerment delle ragazze e insegniamo ai genitori che l’educazione delle figlie è importante tanto quanto quella dei maschi. Oltre al lavoro con i bambini, forniamo aiuto e sostegno ai genitori consegnando generi alimentari e beni di prima necessità, senza dimenticare le donne vittime di violenze e abusi domestici. Sono loro il futuro della nazione”.

    Hai parlato di empowerment. Cosa significa, concretamente, essere donna in Pakistan?
    “Ho avuto la fortuna di essere nata in una famiglia che non ha mai discriminato tra un ragazzo e una ragazza. Mio padre, in particolare, ha sempre dato priorità alle figlie! Per la società, invece, non potevo esprimere la mia opinione, non avevo diritto a una mia autonomia. Avrei dovuto tenere la bocca e soprattutto la mente chiusa, come amo dire. Tutto quanto mi procurava una profonda frustrazione. Al lavoro le mie proposte non venivano ascoltate; ma se era un uomo a manifestarle, subito fioccavano i complimenti. Io trovavo intollerabile questa disparità di trattamento e, siccome sono una persona molto diretta, me ne lamentavo in modo aperto. A quel punto giungeva immancabile la replica: ‘È perché hai vissuto all’estero. Sei diventata troppo disinvolta’. Quando studiavo mi chiedevano: ‘Continuerai a studiare o ti sposerai? Tutte le tue coetanee hanno già famiglia’. Nemmeno il mio fidanzato concepiva il concetto di pari dignità fra uomo e donna. È stato educato a credere che le donne dovrebbero essere sottomesse all’uomo. Non potevo accettarlo e ho interrotto la relazione. Questi sono solo alcuni esempi delle difficoltà che una ragazza deve affrontare in Pakistan”.

    Non solo in Pakistan, per la verità.
    “Già, mai come per le donne vale il detto ‘tutto il mondo è paese’. Ma ringrazio Dio per la benedizione di due genitori molto solidali, che ci hanno sempre aiutato a superare le difficoltà”.

    Sembri non trovare alcuna contraddizione fra la tua fede cattolica e l’impegno a favore delle donne…
    “Non esiste contraddizione, infatti. Nessuna religione da queste parti ha promosso lo status di donna come il cristianesimo. Preghiamo insieme, sugli stessi banchi della chiesa, con uomini e bambini. Abbiamo donne che accedono al lettorato, ragazze che servono messa. Le donne lavorano in diversi uffici all’interno della Chiesa. Nonostante tutto, però, sento fortemente che non siamo ancora valorizzate come Cristo avrebbe voluto. Con ciò non intendo sostenere il presbiterato femminile. Ma rilevo che taluni tendono a non assegnare alle donne, giudicate ‘troppo emotive’, ruoli di responsabilità. Altri, invece, ritengono irrilevanti i loro pareri. Tutto quanto è molto ingiusto e anche anticristiano…

    Questa settimana abbiamo ascoltato i racconti della Passione. Sono rimasta colpita dalla viltà e dalla grettezza dei futuri ministri della Chiesa: Giuda aveva tradito Cristo, Pietro l’aveva rinnegato, gli altri erano fuggiti. Solo le donne sono rimaste sotto la Croce. Sono le donne le prime annunciatrici della Resurrezione. E quando lo riferiranno agli apostoli, non saranno credute”.

    Ma, se le donne hanno pari dignità, perché dovrebbe esser loro precluso il sacerdozio?
    “Il sacerdozio femminile non rientra nella tradizione cattolica. Gesù ha scelto dodici apostoli uomini, all’ultima cena le donne non erano presenti: se Cristo l’avesse voluto, avrebbe chiamato con sé sua madre, la Maddalena… Invece, le donne lo accompagnarono sulla via del Calvario, testimoniarono la sua resurrezione. Ciò dimostra che uomini e donne nella Chiesa hanno compiti diversi, ma complementari: bisogna comprenderli e apprezzarli”.

    Per altre confessioni cristiane, partendo dalle stesse letture, Il sacerdozio femminile è invece possibile ed è anzi una realtà da diversi anni. L’affronteremo prossimamente. Se volessi lanciare un messaggio all’Italia e/o all’Europa, cosa diresti?
    “La storia d’Italia è stata un periodo d’oro per il cristianesimo. Ora sembra che questi valori e tradizioni stiano morendo. Altre religioni, o addirittura nessuna, stanno prendendo il sopravvento. Esorto i miei fratelli e sorelle italiani ed europei a non farsi sedurre dal relativismo. Alcuni falsi diritti vengono contrabbandati come libertà: penso al cosiddetto ‘diritto alla morte’ che si risolve, concretamente, nell’eliminare le esistenze più fragili e indifese. Penso ai casi di Charlie Gard, di Isaiah e di Alfie… tre neonati di cui è stata decretata la fine contro il volere dei genitori. La vita non è un bene disponibile e non ci appartiene. Europa, ritrova le tue radici. Sii fiera della fede dei martiri e del sangue che versarono. Possano i santi Pietro e Paolo guidarci e aiutarci nel cammino verso la verità”.

    fede cattolica pakistan. sacerdozio femminile
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    Dols è sempre stato uno spazio per dialogare tra donne, ultimamente anche tra uomini e donne. Infatti da qualche anno alla voce delle collaboratrici si è unita anche quella degli omologhi maschi e ciò è servito e non rinchiudere le nostre conoscenze in un recinto chiuso. Quindi sotto la voce dols (la redazione di dols) troverete anche la mano e la voce degli uomini che collaborando con noi ci aiuterà a non essere autoreferenziali e ad aprire la nostra conoscenza di un mondo che è sempre più www, cioè women wide windows. I nomi delle collaboratrici e collaboratori non facenti parte della redazione sono evidenziati a fianco del titolo dell’articolo, così come il nome di colei e colui che ci ha inviato la segnalazione. La Redazione

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    Caterina Della Torre

    torre.caterinadella

    Redattora del sito internet www dols.it

    https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia A https://www.dols.it/2025/05/14/la-trama-fenicia

Aspettiamo con ansia l’imminente uscita del La trama fenicia del mitico texano.

La trama fenicia (The Phoenician Scheme) è il 13* film diretto da Wes Anderson, 56 anni, e da lui scritto con il 60enne Roman Coppola, segnando così la loro sesta collaborazione.
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    di Eugenio Alberti Schatz L’8 maggio si è inau di Eugenio Alberti Schatz

L’8 maggio si è inaugurata al Museo di Arte Occidentale e Orientale la mostra di Анна Голубовская (Anna Golubovskaja dal titolo Punti di attrazione (2022-2025).

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    Dicono di TE …. Ti sei divertita con “I nomi Dicono di TE ….

Ti sei divertita con “I nomi da Indiani”? Hai creato la tua tribù e inventato la leggenda sull’origine del tuo nome? Per costruire il tuo nome sei ricorsa a ciò che dicono gli altri per identificarti quando non ti conoscono se non superficialmente. Hai usato le similitudini che vengono in mente pensando a te.

Ora fai un passo avanti e segui i suggerimenti per una nuova scrittura “metaforica”!
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    Rose di maggio Rose di maggio
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Tali atti persecutori sono annoverati tra i reati sentinella della violenza di genere che risultano tra l’altro in aumento, come evidenziato nel report relativo all’anno 2024 “8 marzo Giornata internazionale della donna”, redatto quest’anno dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale.
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E’ assolutamente da vedere il nuovo film di Steven Soderbergh intitolato Black Bag – Doppio gioco, con Cate Blanchett stupenda, simbolo della lussuosa coolness londinese e Michael Fassbender, gelido, impeccabile, finanche cinico, Arabela, Tom Burke, Naomie Harris, Pierce Brosnan e Regé-Jean Page, scritto dal geniale David Koepp.
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C’è tanto materiale inedito, filmati casalinghi e sorprendenti registrazioni telefoniche di conversazioni intime e di lavoro di Yoko Ono e John, che aveva preso (un po’ paranoicamente) l’abitudine di registrare le telefonate, per difendersi da potenziali accuse. E in effetti rischiò di essere espulso dal Paese.
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Un libro che sorprende l’ultimo lavoro editoriale di Mariangela Gualtieri .
Poetessa, drammaturga, attrice, personaggio unico per sensibilità e grazia nel mondo culturale e teatrale italiano che stavolta ci stupisce facendoci ritornare tutti un pò bambini con un volume di grande formato fatto di rime e disegni da colorare.
Un gioiello per chi desidera donarsi momenti di lentezza e libera immaginazione.
Inizia proprio con il mio scoprire questo gioioso suo ultimo lavoro il dialogo con Mariangela , gentile e disponibile come sempre , in una intervista che non può non toccare anche i grandi temi del tempo complesso che viviamo.
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    Mariangela Gualtieri Mariangela  Gualtieri
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    Rare, se non addirittura inesistenti, sono le stat Rare, se non addirittura inesistenti, sono le statue dedicate a storiche figure femminili in Torino. Per tentare di ovviare all’inconveniente, ben poco in linea con la contemporanea visione “woke” che ha condizionato persino i film della Disney, si sta per approntare un’opera dedicata alla Marchesa Giulia il cui il busto all’età di 27/28 anni è già stato studiato dallo scultore Gabriele Garbolino Rù. Ha ritrova il volto di Giulia nei molti ritratti giovanili che però ispiravano serietà e concentrazione. Lo scultore afferma: «Siamo partiti dall’idea di dare un volto svecchiato alla Marchesa.» Gloss immagina che sia per facilitare l’identificazione degli adolescenti di oggi nei valori propugnati dai Marchesi.

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    https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/ Ti sei https://www.dols.it/2025/05/01/te-indiano/

Ti sei divertita con i giochi proposti? Ti sei ritrovata a fare acrostici e anagrammi mentalmente, magari mentre eri in coda dal medico o al supermercato? Non riesci più a sentire una parola senza ricercare sinonimi e contrari? Ti devi trattenere dal dire a voce alta la frase dell’acrostico appena senti un nome? La tua penna è bella calda e le parole stanno uscendo frizzanti dal letargo?

Adesso che hai sgranchito la penna e le idee, è il momento di creare qualcosa che potrà essere anche breve ma sicuramente più significativo dei semplici giochi linguistici. Lasciati suggestionare dalle citazioni e ispirare dai suggerimenti. Sperimenta con stili e generi diversi, e non aver paura di esprimere la tua creatività o le tue stranezze. Cosa aspetti? Scrivi!
    Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno Viviamo in un mondo dove troppo spesso il bisogno di sottomettere l’altro prevale sul desiderio di incontrarlo. L’essere umano, illuso di essere superiore, continua a esercitare la sua necessità di dominio, dimenticando il significato profondo di parole come umiltà, equità, umanità, uguaglianza. E proprio perché questi valori sono diventati rari, siamo costretti a ribadirli, a insegnarli, a difenderli.
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