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    Home»Costume e società»Attualità»Bad news»You may say I’m a dreamer
    Bad news

    You may say I’m a dreamer

    Silvia RossiniBy Silvia Rossini17/03/2018Updated:17/03/2018Nessun commento3 Mins Read
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    I visionari incontreranno sempre l’opposizione delle menti deboli ma i semi che piantano salvano il mondo. (Bangambiki Habyarimana)

     

    Fermate il mondo.

    Fermate questa palla impazzita di gente arrabbiata e violenta, e gente uccisa, smembrata, annientata.

    Fatemi scendere. Non voglio vedere, non voglio leggere, non voglio sapere.

    Sono annichilita dal mondo.

    In queste elezioni, come già dicevo qui: https://www.dols.it/2017/07/10/destra-e-sinistra-la-politica-dellodio/, ha vinto l’ignoranza. L’ignoranza cattiva, colpevole. Ha vinto l’intestino degli Italiani.

    E vince in tutti i campi, perché è palese che se le più alte cariche dello stato, se lo Stato stesso ospita nelle sue istituzioni gente che dell’odio fa il proprio cavallo di battaglia (vincente), non c’è niente da fare.

    Niente.

    Anche la speranza, che qui https://www.dols.it/2017/12/07/lultima-dea/ ho celebrato si è come spenta, dissolta, dopo il risultato elettorale.

    E non solo: magari la violenza del mondo si fermasse a un Matteo Salvini con il 17%!

    Quanti e ancora quanti episodi violenti devono verificarsi prima che cambi davvero qualcosa?

    In una discussione con un’amica, qualche giorno fa, mi è stato chiesto cosa faccio per cambiare le cose che non mi piacciono. Già, cosa faccio. Questa è una bella domanda.

    Ma la domanda migliore è: serve?

    Non me lo chiedo solo riguardo il mio minuscolo operato, me lo chiedo in generale. Serve che qualche sparuto e solitario singolo o gruppetto di gente di buona volontà si impegni, nel piccolo, localmente?

    Personalmente sono due anni e mezzo che mi adopero per portare nelle scuole del comune dove vivo l’educazione di genere, tra alterne vicende. E, grazie a un concorso letterario, anche gli adulti che lo vorranno avranno un assaggio di questa cultura della parità e del rispetto.

    Il mio impegno, l’impegno di chi con me ha perseguito questi obiettivi serve a qualcosa o sarà solo tempo buttato via? Lodevolmente, secondo me, ma buttato via.

    Non so ancora che ricadute avranno i miei progetti sulla comunità in cui vivo. Non sono molto ottimista. Eppure.

    Eppure, qualcosa mi spinge a continuare.

    Non è solo l’amica che mi manda una frase di Frida Khalo “non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”, non è solo una frase del film “La teoria del tutto” sulla vita di quello straordinario uomo di scienza che è stato Stephen Hawking: “È chiaro che noi siamo solo una razza evoluta di primati su un pianeta minore che orbita intorno a una stella di medie dimensioni nell’estrema periferia di una tra cento miliardi di galassie. Ma… fin dall’alba della civiltà l’uomo si è sempre sforzato di arrivare alla comprensione dell’ordine che regola il mondo, dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni al confine dell’universo e cosa può esserci di più speciale che l’assenza di confini? E non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani, noi siamo tutti diversi. Per quanto possa sembrare brutta la vita c’è sempre qualcosa che uno può fare e con successo. Perché finché c’è vita, c’è speranza.”

    Non è solo vedere che, anche se pochi, ci siamo. Non sono sola, non sono una novella Don Quijote.

    Non è solo perché ho due figlie e non posso permettermi di arrendermi, per loro.

    Sono io. Io sogno un mondo in cui siamo tutti liberi e uguali.

    Disse Erasmo da Rotterdam: “l Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.”

    Sono una visionaria e non mi arrenderò.

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    Silvia Rossini

    Che dire di me? Ho la scrittura nel sangue, da sempre. Ho iniziato a inventare storie e poesie quando ero in seconda elementare e non ho mai smesso. La vita non mi ha portata a fare della mia passione la mia professione, ma scrivo. Scrivo per protestare, scrivo per convincere, scrivo per raccontare, scrivo per esprimere la parte di me che nel mio lavoro non emerge (faccio un lavoro "tecnico" e anche piuttosto arido). Sono una lettrice compulsiva perchè credo nel potere arricchente della narrativa e della letteratura.

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