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    Home»Costume e società»Harry e Meghan
    Costume e società

    Harry e Meghan

    Marta AjòBy Marta Ajò26/02/2018Updated:26/02/2018Nessun commento5 Mins Read
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    Mentre noi siamo in attesa dei risultati del voto elettorale del 4 marzo,  con ansia e un senso di responsabilità frustrato dal non poterla esercitare fino in fondo,  in Gran Bretagna invece, momentaneamente accantonati i disagi provocati dalla Brexit e i problemi interni al Paese, si attende con altrettanta ansia il 19 maggio: giorno in cui il principe Harry, secondogenito del principe Carlo d’Inghilterra, convolerà a nozze con l’americana Meghan Markle.

    Prendiamoci una pausa. Dal confronto elettorale, dal dibattito pseudo intellettuale, rigoroso quanto indisciplinato, concettuale e programmatico quanto fatuo e pregiudizievole  e immergiamoci nelle moderne favole. Perché le favole hanno successo presso un pubblico esacerbato dai bisogni a cui restano però speranze e sogni.

    Come già avvenne negli anni ’50, quando i media raccontatarono le favolose nozze dello Scià di Persia, prima con Soraya e poi con Farah Diba; il matrimonio veneziano d’una giovane Ira Furstemberg con   Alfonso Di Hohenlohe;  il matrimonio tra l’attrice Grace Kelly e il principe Ranieri III,  nella meravigliosa cornice del Principato di Monaco  o ancora le vicende della “Principessa Sissi” vissute grazie ad un film (non importava quanto fosse storicamente impreciso o inesatto) perché una favola è una favola e deve trasmettere l’illusione che quello che racconta potrebbe avverarsi, ciascuno esserne protagonista.

    Favole che abbiamo continuato a seguire perché sono state pane e caviale per i media di ogni tipo e perché le case reali esercitano comunque un certo fascino e se si mischiano con Hollywood, l’incontro di questi due miti da “favola” non lasciano spazio all’indifferenza.

    E sulla capacità di suscitare attenzione, trasmettere curiosità ed elargire sogni (e guadagni), alla Corte inglese spetta, non a caso, lo scettro.

    La “favola” moderna è iniziata con l’era di Diana Spencer, moglie dell’erede al trono principe Carlo, e sofferta per la di lei prematura morte. Rivissuta con il di loro figlio William, primogenito (anche lui erede al trono) convolato a nozze con la commoner Kate Middleton, gli inglesi si preparano a farci assistere ad un altro episodio della serie: giovani, belli, ricchi e innamorati (con finale non sempre prevedibile).

    Quella inglese sicuramente e meglio di tutte le altre, rappresenta ancora una monarchia di discendenza e di continuità storica, amata dal popolo. Non importa che il suo mantenimento sia altamente dispendioso o che si avvalga di un rigido e complesso sistema di classi aristocratiche (i cui membri hanno perduto da tempo il diritto di sedere negli scranni della Camera dei Lord e di voto) perché  la Monarchia inglese (per quanto impotente) incarna lo Nazione.

    E fra le cose che la famiglia reale britannica (e i suoi dipendenti) , sa fare meglio è preparare con grande attenzione gli eventi familiari nonché predisporre i rituali per rendere la propria immagine sempre più grande e contemporaneamente accessibile,  riempiendo al contempo le casse della monarchia medesima.

    Tutto ciò è ancora oggi possibile grazie all’attaccamento e all’affetto dei sudditi britannici, che hanno dimostrato in particolare in occasione della morte di Lady D.

    La quale, in vita, insieme al marito Carlo, aveva offerto abbondante materia di scandalo ma anche di modernità facendo cadere l’incantesimo che voleva i membri reali essere diversi dagli umani, esseri “come tutti noi”.  Intrecci sentimentali, tradimenti, scandali di quella famiglia hanno offerto materia e accanimento mediatico che si è, parzialmente, obliato grazie al matrimonio di William con Kate Middleton e alla nascita dei loro tre figli (l’ultimo nascerà ad aprile).

    La bellezza e l’eleganza è il punto forte di questa coppia. Non importa se lui sta perdendo i capelli e mostra un’incipiente calvizie perché il suo sorriso ricorda quello della madre, ancora venerata e adorata, ed è accompagnato dalla bellezza ed elegante regalità della moglie Kate, già inappuntabile e presente come e più di una regina in carica.

    Ma eccoci dunque all’ultimo atto, per ora e in attesa dei successivi eventi di casa Windsor, a favoleggiare sulla coppia Harry-Meghan.

    Il secondogenito di Lady D, è un giovane piacente: spiritoso, bel fisico alto e sportivo, sorriso aperto e accattivante e molte altre doti che sicuramente possiede quanto a noi sconosciute. La futura sposa: una donna con viso spiritoso, poco regale ma molto accattivante nel porsi, priva di titoli e di particolare meriti riconoscibili, con “ingannevole?” parvenza di semplicità, che pare costruita su misura. E agli inglesi, e non solo a loro, piace pensare che una comune mortale (si fa per dire perché non è facile conoscere un principe)possa entrare nella favola.

    Nella realtà, i due potrebbero somigliare a molti ragazzi che s’incontrano nel quotidiano. All’università, sulle spiagge, nei centri commerciali, dietro un banco di vendita, in una sala di fitness, in palestra ecc. ma il luogo e l’appartenenza fanno la differenza come il trovarsi nel luogo giusto al momento giusto.  Una favola che s’interrompe su questi banali argomenti: per essere o apparire re e regine c’è bisogno di molti soldi e di una macchina che lavori incessantemente per loro. L’attore migliore è quello che gode di una buona regia.

    Infine, come potrebbe Meghan non essere innamorata di uno come Harry? Per il quel vale la pena lasciare anche il piccolo schermo senza rinunciare, anzi aumentando il proprio status sociale- economico, non ultimo quello mediatico che, ad una che aveva scelto di fare l’attrice, sicuramente piace molto.
    E come non poteva Harry non innamorarsi di una donna che rompe alcuni schemi e regole di rigida etichetta in barba a tutto, divorziata, attrice, origini afro-americane,  che forse sarebbe piaciuta alla irruenta madre?

    Impossibile non pensare che ora si amino davvero e quindi  attendiamo per il 19 maggio la cerimonia e la splendida coreografia che l’accompagnerà.

    Un’altra “favola” al contempo “democratica” che la Casa dei Windsor metterà in piedi per offrire al Mondo la propria immagine di monarchia rivisitata dai migliori consulenti d’immagine, mentre loro manterranno i loro palazzi, le loro funzioni e la loro popolarità.
    Al contrario delle principesse e principi che abbiamo amato da piccole/i, che suscitavano insieme ai sogni di felicità anche molta solidarietà per le loro vicissitudini, in questa favola moderna  come non provare un moto d’insana invidia?

     

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    Marta Ajo
    Marta Ajò
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    Marta Ajò, scrittrice, giornalista dal 1981 (tessera nr.69160). Fondatrice e direttrice del Portale delle Donne: www.donneierioggiedomani.it (2005/2017). Direttrice responsabile della collana editoriale Donne Ieri Oggi e Domani-KKIEN Publisghing International. Ha scritto: "Viaggio in terza classe", Nilde Iotti, raccontata in "Le italiane", "Un tè al cimitero", "Il trasloco", "La donna nel socialismo Italiano tra cronaca e storia 1892-1978; ha curato “Matera 2019. Gli Stati Generali delle donne sono in movimento”, "Guida ai diritti delle donne immigrate", "Donna, Immigrazione, Lavoro - Il lavoro nel mezzogiorno tra marginalità e risorse", "Donne e Lavoro”. Nel 1997 ha progettato la realizzazione del primo sito web della "Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità" della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il quale è stata Editor/content manager fino al 2004. Dal 2000 al 2003, Project manager e direttrice responsabile del sito www.lantia.it, un portale di informazione cinematografica. Per la sua attività giornalistica e di scrittrice ha vinto diversi premi. Prima di passare al giornalismo è stata: Consigliere circoscrizionale del Comune di Roma, Vice Presidente del Comitato di parità presso il Ministero del Lavoro, Presidente del Comitato di parità presso il Ministero degli Affari Esteri e Consigliere regionale di parità presso l'Ufficio del lavoro della Regione Lazio.

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La solitudine dei non amati, firmato e diretto dalla regista norvegese Lilja Ingolfsdottir, nella sua opera prima, con Oddgeir Thune, Kyrre Haugen Sydness, Helga Guren e Marte Magnusdotter Solem .
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